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L'annuncio della produzione di un film con attori in carne e ossa basato su un anime di grande seguito desta sempre un misto di grande attesa e grande preoccupazione allo stesso tempo. E', ovviamente, quasi superfluo spiegare il perché: il desiderio di vedere rappresentato su grande schermo quei titoli per i quali si è "sbavato" per giorni e giorni è una sensazione abbastanza comune; l'esperienza, d'altro canto, insegna che il numero di fallimenti o comunque di film veramente brutti è tale da non incoraggiare certo l'ottimismo.
Questo tipo di fenomeno è già molto evidente quando la trasposizione riguarda un libro di successo: i casi di "Harry Potter" e de "Il Signore degli anelli" sono emblematici in quanto ancora oggi il pubblico si divide in entusiasti che non hanno letto il libro, entusiasti che hanno letto il libro, tiepidi e detrattori della versione cinematografica.
Per quanto riguarda gli anime la cosa diventa addirittura paradossale in quanto esso stesso (in gran parte dei casi) rappresenta la trasposizione animata di un manga ed è esso stesso soggetto allo stesso tipo di giudizio di cui si parla e che vede come magistrati i lettori della versione cartacea del titolo in oggetto. Sintetizzando un film sarebbe la trasposizione cinematografica della trasposizione animata di un manga, roba da fare girare la testa.

Quanto detto finora si sposa perfettamente con il caso di questo film, tratto dal manga di Hiroya Oku convertito in un famoso anime nel 2004 che è trasmesso anche in Italia.
Data l'inutilità di esporre giudizi sulla trama dato che "Gantz", bene o male, lo conoscono ormai un po' tutti - e mi scuso con chi non lo conosce ma allo stesso tempo invito a guardare almeno la serie animata prima del film -; basti dire che l'arco di tempo rappresentato va dall'inizio della storia fino alla battaglia al tempio in cui Kato perde la vita. Il commento, invece, va spostato sul grado di aderenza che questo titolo ha con i suoi predecessori. Ed il giudizio è buono.
Si potrebbe obiettare che molte scene e molti personaggi sono stati volontariamente omessi; ma si tratta di un film di sole due ore, impossibile chiedere troppo. Si potrebbe aggiungere che il livello della recitazione non è granché, ma a chi facesse questa osservazione chiederei come sarebbe andata secondo lui se a produrre questo film fossero stati gli americani, dotati forse di attori migliori ma anche di un livello di megalomania che supera qualsiasi limite accettabile. Si potrebbe, infine, obiettare che l'attore scelto per interpretare Kei è troppo diverso dall'originale (cosa che non accade, invece, per Kato) sia per aspetto sia per psicologia; su questo concordo ma almeno l'attore si dimostra bravo nella sua parte.
In definitiva posso ritenermi contento per una trasposizione che, senza strafare, si dimostra ben fatta e lontana da esagerazioni o da eccessive storpiature della storia originale. Ben fatto.