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Giappone. Inizi del '900.
Questa è la cornice dell'ultima grande opera del regista Hayao Miyazaki, "Si alza il vento" (titolo originale: "Kaze Tachinu"). Ultima poiché, proprio durante la presentazione della pellicola alla 70° Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia, il grande maestro d'animazione ha annunciato il suo pensionamento come regista. Non preoccupatevi, non ha ancora smesso di lavorare: sta infatti disegnando un nuovo manga ambientato durante l'era dei samurai.

Tornando al film, Jiro Horikoshi (il protagonista) vuole pilotare aerei, è un sogno che ha sin da bambino, ma la sua miopia gli è di ostacolo. Quando in sogno gli appare Giovanni Battista Caproni (noto progettista di aerei italiano), decide che costruire uccelli di metallo è più bello che pilotarli. Anni dopo, arrivato a Tokyo (sfortunatamente durante il Grande Terremoto del Kanto del 1923) in qualità di progettista, comincia il suo lavoro. Durante questo periodo incontrerà addirittura Hugo Junkers (progettista della Luftwaffe) e un misterioso tedesco, chiamato Castorp, con cui avrà un importante scambio d'idee sul libro "La montagna incantata" di Thomas Mann.
Vivrà anche un'importante storia d'amore. Mentre nel lavoro colleziona fallimenti, Jiro incontra la giovane Nahoko, purtroppo malata di tubercolosi. La loro altalenante vita insieme e il progetto riuscito di Jiro dei famosi caccia Zero (utilizzati poi in guerra dai kamikaze giapponesi), chiude la pellicola che vanta la durata di circa due ore.

"Le vent se lève! Il faut tenter de vivre!" (lett. "Si alza il vento! Bisogna tentare di vivere!"). Questi versi del poeta maledetto Paul Valéry danno il titolo alla pellicola che trae spunto dall'omonimo manga del 2009, sempre di Hayao Miyazaki. Sebbene la vita lavorativa di Jiro sia fedele a quella della sua "controparte storica", l'amore che strugge i due protagonisti è in realtà ripreso dal romanzo breve di Tatsuo Hori (che reca lo stesso nome del film).
Definito da molti il "testamento" di Miyazaki, pur non potendolo negare, "Si alza il vento" rappresenta molto di più che un semplice messaggio di congedo. Scorrendo un fotogramma dopo l'altro, un occhio esperto e attento può notare come i rimandi alle opere precedenti del Maestro siano numerosi e non così nascosti. Lampi di ricordi passati che accecano i fan più attenti dello Studio Ghibli si ripetono per tutto il film: dalla scena iniziale del dirigibile (chiaro riferimento ai bombardamenti ne "Il castello errante di Howl"), agli ovvi richiami ai voli mediterranei di "Porco Rosso", al prototipo distrutto di Jiro osservato come il robot di "Laputa", fino al cancelletto della casa di Nahoko (aperto come fa Haku ne "La città incantata").
Copiare è da tutti, citare è un arte, si dice. Questo film ne è un esempio. Eppure non bisogna considerare il film come un semplice mosaico dei suoi lavori precedenti. Miyazaki fa entrare nel suo cinema una folata di vento completamente nuova rispetto alle precedenti. Il realismo che caratterizza questo film ha dell'incredibile. La minuzia dei particolari degli aerei ne è un chiaro esempio. La qualità tecnica e visiva supera di gran lunga qualsiasi altra pellicola dello Studio Ghibli. Seppur con un parziale aiuto del computer, la matita del Maestro ancora una volta rende poesia e immagini in movimento una cosa sola.

L'ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi raggiungono poi livelli mai visti nelle pellicole precedenti. Come si può notare soprattutto nella versione in lingua originale, ogni personaggio parla la sua lingua madre, che sia tedesco, giapponese o italiano. Costumi, tradizioni e linguaggio ricalcano l'epoca in cui visse il Jiro "reale" (e l'adattamento italiano non è da meno). Non ci sono più azioni sovrumane, come i salti di Lupin III a Cagliostro o di Conan, il ragazzo del futuro, ora la gente combatte con ideali, spirito e determinazione attraverso il proprio lavoro. Ora gli adulti si baciano sulle labbra e si sposano. Ora la gente muore in guerra, non torna più a casa. I continui fallimenti di Jiro sono mostrati con l'impeto del vento che lo travolge durante il suo lavoro sulla scrivania: una metafora visiva di grande impatto! Non è un caso che inizialmente questo film sarebbe dovuto uscire insieme con la "favola animata" "Kaguya-hime Monogatari", ultima opera del cofondatore dello Studio Ghibli, Isao Takahata (ciò non avvenne a causa di alcuni ritardi di produzione). Uno scambio inusuale tra il realismo de "Una tomba per le lucciole" e la spensieratezza di "Ponyo sulla scogliera".

La colonna sonora è composta ancora una volta da Joe Hisaishi, storico collaboratore di Miyazaki (nonché di Takeshi Kitano). Attraverso le sue tipiche melodie classicheggianti, con rimandi alle atmosfere anni '20 europee e giapponesi, riesce nuovamente ad accompagnare e perfezionare il ritratto che il regista fa del Giappone preindustriale. È stata inoltre utilizzata una tecnica alquanto inusuale per produrre i suoni degli aeroplani: le vibrazioni che sentite nel film sono state tutte prodotte da voci umane e non da strumenti artificiali! La tecnica che sposa l'umano, potremmo dire.

Il messaggio del "continuare a vivere" riecheggia nel film in vari momenti: "Ora che siete nati, anche se il mondo non è sempre un buon posto per vivere, vivete! Non abbandonatevi!". Come un tamburo, l'inno alla vita riecheggia sin dal titolo: "Abbracciate la vita come un vento, andate avanti anche se vi si gelano le ossa".

Ciò che davvero lega tutta la filmografia del regista, però, è il desiderio di voler rappresentare l'invisibile. Il vento, soprattutto. Il möwe di "Nausicaa", la scopa di Kiki, gli aerei in "Laputa" e "Porco Rosso", Howl stesso. Tutti questi elementi solcano il cielo in un mare invisibile agli occhi, ma non per questo inesistente. I continui passaggi tra realtà e sogno colorano, poi, tale magia. Il gioco di voler far incontrare Jiro e il conte Caproni nel sogno che condividono è un escamotage che trova pochi riscontri nel resto della filmografia mondiale. Conoscersi senza essersi mai visti, vivere a migliaia di chilometri di distanza e condividere lo stesso sogno, comunicando dentro di esso. Onirico e poetico, l'incontro con l'aviatore italiano segnerà l'infanzia di Jiro, fino a farlo diventare un uomo sicuro delle sue passioni (si veda come molti dei personaggi miyazakiani siano in questo senso adolescenti).

Personaggio importante è anche Kayo, la sorella di Jiro. La ragazza, studentessa di medicina, è un chiaro esempio di come le donne, nelle opere del Maestro, siano forti combattenti, spesso più decise e ardimentose dell'eventuale protagonista maschile. In film come "La principessa Mononoke", "Porco Rosso" e "La città incantata", le donne sono sempre mostrate al lavoro, come il motore che muove la società.
Anche l'amore, il rispetto dell'ambiente e l'assenza della dicotomia manicheista bene/male sono temi presenti nel film, ma voglio lasciare la ricerca di tali aspetti agli spettatori, senza dilungarmi in altri discorsi.
Umberto Eco scrisse, a proposito di Hugo Pratt, che "i disegnatori si disegnano nei loro protagonisti". Se per le opere di Miyazaki vale lo stesso principio, in "Si alza il vento" questo è più che evidente. Fumatore incallito, miope sin da giovane, disegnatore di professione (e per passione), amante degli aerei al punto che da bambino desiderava pilotarne uno. Questa descrizione calza sia per Miyazaki che per Jiro Horikoshi. Nella fabbrica del padre del regista si producevano componenti per la costruzione dei sopracitati caccia Zero. La madre di Miyazaki si ammalò di tubercolosi, stessa malattia che costrinse Nahoko a letto.
Come Howl e Jiro, neanche Miyazaki vuole che il suo lavoro diventi mezzo di polemiche belliche (accusa mossa dal partito di destra al potere in Giappone): è lui l'unico che può decidere cosa fare delle sue abilità. È quindi possibile anche una lettura politica dell'opera. Come per la guerra ne "Il castello errante di Howl" o la rivolta operaia in "Laputa", ora il noto pensiero socialista di Miyazaki riemerge in questa opera sulla e contro la guerra. Anche il personaggio di Junkers, progettista tedesco che poi ebbe dei contrasti con il governo hitleriano sull'uso dei suoi aerei, incarna tale sentimento. Questa apparente contraddizione (che rallentò la realizzazione del film per le preoccupazioni del regista) potrà colpire più a fondo gli spettatori di quanto fecero i precedenti film?

Perché, infine, la scelta della voce originale di Jiro è ricaduta proprio sul regista di animazione Hideaki Anno? Se saltiamo le ipotesi della possibile somiglianza vocale e simili, magari potremmo ipotizzare che il regista volesse passare il testimone all'ideatore degli EVA. Lui sarà (credo) il prossimo Miyazaki, il suo erede. Non lo stesso regista di "Ponyo", non lo stesso stile e gli stessi temi di "Howl", ma forse un uomo con gli stessi ideali cinematografici e artistici del suo mentore (Anno lavorò infatti all'animazione di "Nausicaa della valle del vento" sotto lo sguardo di Miyazaki). Seguiamo il vento, vediamo dove ci porterà.