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Tutor Hitman Reborn! (dora in poi THR) è, senza troppi giri di parole, uno di quegli shonen che non si possono non definire standard in tutto per tutto, nonostante la sua storia editoriale sia più travagliata di quella toccata ad altri manga della sua tipologia: il manga, che inizialmente ha caratteristiche prettamente comiche a trame autoconclusive, riceve infatti una netta virata attorno al volume 8, assumendo i tratti del più canonico dei battle manga. Il motivo di questo cambiamento va senz'altro ricercato nei risultati mediocri che la serie stava ottenendo in patria e nel tentativo di rendere il manga appetibile ad una più larga fetta di pubblico.
Non si può dire che il cambiamento non abbia sortito i suoi effetti, visto che il manga è passato quasi istantaneamente dal semi-anonimato all'essere la quarta forza delle rivista dopo mostri editoriali come One Piece, Naruto e Bleach.
Ciò testimonia da un lato la bontà di quello che l'autrice insieme agli editor è riuscita a creare partendo da una base "scomoda", ma ci dice anche che, per la piega che ha preso, questo non può che essere uno di quei manga costruiti decisamente a tavolino per il pubblico, senza osare niente di più di quello che in passato e per altri manga si è verificato "giusto".
Sia chiaro che su Shonen Jump questo fenomeno tocca un po' tutte le serie di punta, spesso allungate per meri fini commerciali, ma un conto è allungare (e spesso demolire) un concept che si è rivelato vincente "in corso d'opera", un conto invece è costruirlo a tavolino perché abbia determinate caratteristiche.
Questo non rende per forza THR un brutto manga, anzi, nel suo momento di massimo splendore sa toccare anche picchi elevatissimi di intrattenimento, solamente che non avendo un'anima, alla lunga finisce per perdersi per mancanza di idee.

Strutturalmente la serie ci presenta saghe quasi indipendenti l'una dall'altra: dopo la prima parte comica atta a presentarci tutti i personaggi, il manga riazzera il tutto e ci presenta la prima vera saga di combattimento, punto di svolta dell'intera serie e per le saghe future.
Il cambiamento, per quanto drastico, non pesa nell'economia della narrazione, e di questo va dato atto all'autrice, che continua a farci ridere quasi come prima, nonostante ora il manga non sia più palesemente comico.
Forse proprio per l'effetto a sorpresa la prima saga risulta esaltante, ricca di spunti e di una buona dose di colpi di scena, pur non discostandosi per niente dal classicissimo schema di scontri 1 vs 1 tra buoni e cattivi, regalandoci in conclusione un finale che seppur scontatissimo nel suo esito, saprà comunque stupirci sotto diversi punti di vista.
Vedere poi Tsuna & soci alle prese con power-up originalissimi, anche se in alcuni casi abbastanza strampalati, risulta gradevole forse perché non ci saremmo mai aspettati di vederli sotto a quell'ottica, ma anche e soprattutto perché ognuno dei loro poteri risulta essere tremendamente cool. Come già detto, non mancherà qualche assurdità o qualche incoerenza, ma in quel preciso momento penso che al lettore importi poco, visti i presupposti.

La seconda saga prosegue sulla scia lasciata dalla prima e riesce a perfezionare quanto di buono era stato imbastito, imponendosi quindi come apice della struttura narrativa imbastita dall'autrice e risultando decisamente la saga più riuscita: la sceneggiatura è validissima, piena di colpi di scena, misteri e altro ancora. Il clima scanzonato va via via perdendosi e l'atmosfera si fa molto più seria, anche perché i vari personaggi non avrebbero motivo di ridere e scherzare, nella situazione in cui sono. I power-up toccano il massimo dell'esaltazione e dell'originalità raggiungendo un secondo stadio di un'evoluzione nata nella serie passata, e l'Amano in questi volumi riesce a dare il meglio di sé da ogni punto di vista, regalandoci picchi di adrenalina pura.
Peccato che tutto questo vada in parte rovinato da un finale decisamente assurdo: il manga che, come arriveremo poi a capire, fin'ora si era mosso sempre in questa direzione regalandoci quindi un hype senza pari, ci dà una conclusione della saga banale, scialba e abbastanza approssimativa.

Il problema grosso è che, quasi come se si fosse rotto qualcosa, l'autrice si addentra in una terza saga che forse non sarebbe dovuta esistere, nello stesso modo superficiale e approssimativo con cui finisce la seconda: la sceneggiatura è banale e l'incipit ancor di più, tutte le situazioni sanno di riciclato, probabilmente l'autrice non si accorge di aver saturato tutti gli aspetti del manga e continua a imporre power-up come evoluzioni di quelli precedenti, quando ormai non c'era più niente da poter evolvere, ci presenta un ennesimo gruppo di personaggi che sono un copia e incolla assurdo di quelli visti fino a questo momento, tanto che si fa quasi fatica a crederci, e per l'ennesima volta nasce una disputa che i buoni non vorrebbero combattere ma a cui sono costretti.
In generale, anche visivamente, l'autrice sembra aver perso colpi, la qualità delle gag, delle battute e dei dialoghi in generale crolla drasticamente e si ha l'idea di leggere qualcosa di abbozzato solo per accumulare qualche altro volume in più.
Anche tutte le forzature che si erano concesse fino a quel momento, riproposte per la terza volta, iniziano a non essere più perdonate, provocando un nervosismo tale da non avermi permesso di andare avanti nella lettura.
Tutto questo inoltre non è stato notato solo dal sottoscritto, ma il netto calo delle vendite in patria testimonia la crisi a cui il manga è andato inesorabilmente incontro.
Forse però, visti gli inizi, non poteva andare diversamente: un manga che osa così poco, con un'imbastitura così schematica e con così poca "anima", non può che crollare come un castello di sabbia quando la struttura inizia a diventare satura e ridondante.

Un altro esempio di come il manga sia stato creato a tavolino, ce lo danno i personaggi: seppur riuscitissimi e punto forte del manga, non riescono mai del tutto a risultare credibili, dando spesso l'idea di recitare un parte o di essere perennemente una parodia di loro stessi, difetto che probabilmente deriva dalla matrice comica della serie.
Anche la formazione principale dà la sensazione della suddivisione dei ruoli, sia dal punto di vista caratteriale che dal punto di vista dei poteri: quasi come fa una maestra con gli alunni quando è l'ora di distribuire i giochi per l'intervallo, ecco che abbiamo il personaggio con la spada (che combatterà contro il nemico con la spada), ecco che abbiamo quello che tira i pugni (che combatterà contro il nemico che tira i pugni), ecco che abbiamo quello che combatte di strategia ( che combatterà contro il nemico più intelligente), ecco che abbiamo quello che usa le arti illusorie (che combatterà contro il nemico che usa e arti illusorie) e via dicendo, riuscendo a toccare quasi tutti i profili più usati e più riusciti in vent'anni di manga per ragazzi, in uno stretto e rigoroso rapporto di 1:1 (a tratti fastidioso) coi nemici.
Il tutto non dev'essere visto per forza come un difetto, siccome non condiziona negativamente la lettura, ma da un'idea di preconfezionato al prodotto che può certamente disturbare.
Non soffermandosi su questo dettaglio, comunque, ci troviamo davanti un gruppo di personaggi tutto sommato solido, piacevole e ben assortito, che ci sapranno strappare sorrisi e ci sapranno anche conquistare: siamo davanti al classico manga dove ogni lettore eleggerà gioco forza il suo personaggio preferito e lo adorerà alla follia.
Altri punti a favore dei personaggi sono l'ottimo chara design e le ottime scelte grafiche e stilistiche fatte dall'autrice, e l'idea di "gruppo" che si instaura tra i personaggi, che interagiscono bene tra di loro per la maggior parte del manga e evitano di cadere nello stereotipo dell'amicizia a "tutti i costi" che molti shonen purtroppo impongono.
I legami che nascono, insomma, appaiono veri, sintomo che qualcosa di non prestabilito e di naturale quindi, è riscontrabile anche in THR.

Graficamente il manga è incostante, parte sottotono ma riesce ad attestarsi sotto ottimi livelli nella parte centrale: l'autrice ha gusto e stile, e si vede.
Andando avanti la fretta sembra togliere un po' di qualità generale alle tavole, ma l'autrice personalizza talmente tanto il suo tratto da farlo risultare sempre e comunque godibile.
I combattimenti, che sono tanti, sanno esaltare ma non stupire né nello svolgimento e né (quasi mai) nell'esito, risultando ben realizzati ma non certo rivoluzionari, pur regalandoci qua e la qualche power-up originale.
Il soggetto di base poi, ovvero il mondo della mafia, è solamente un pretesto per delineare fazioni in lotta fra loro e dare quindi vita a combattimenti, ma non risulterà approfondito in quelli che teoricamente dovrebbero essere i suoi connotati reali, dandoci boss adolescenti, pagliacci in quantità industriali e combattimenti basati più sulla fantascienza che sulle sparatorie a sangue freddo, con gente capace di volare, creare illusioni e cose simili.
Considerate quindi i mafiosi come degli shinigami in giacca e cravatta e avrete una idea precisa del soggetto di base, tutto sommato simpatico e originale per come si propone, soprattutto quando all'inizio ci fornisce una parodia di un mondo che in realtà lascia poco spazio alle risate.

In conclusione, THR è da vedere come uno di quei manga che pur sapendo esattamente dove andrà a parare, si vuole leggere lo stesso per amore verso il genere. Visto così, senza troppe aspettative e consapevoli di leggere uno shonen che più shonen non si può, ci si troverà davanti ad una lettura che ci saprà comunque conquistare ed esaltare.
Certamente il crollo nell'ultima parte, più che l'incipit comico ma comunque divertente, e la situazione editoriale in Italia che ci consegna una serie interrotta al diciottesimo volume senza notizie sul futuro, non mi permettono ad oggi di consigliarla a nessuno, se non al mio peggior nemico.
Con le premesse fatte, consiglio comunque di recuperarlo a tutti gli amanti dei manga targati Shonen Jump se un'altra casa editrice dovesse riproporlo dal numero 1.