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Hime-chan no ribbon è un manga del 1990 di Megumi Mizusawa noto in Italia per il relativo anime "Un fiocco per sognare, un fiocco per cambiare". Planet Manga lo propone al pubblico nostrano in una edizione (la cosiddetta bunko, più spessa e più piccola di un normale tankobon) per una volta pregevole, con tanto di sovraccoperta a colori e pagine bianchissime, lucidissime e, unica pecca, trasparentissime. Ne valeva la pena, dopo tanti anni? Secondo il mio giudizio sì: "Hime-chan" si conferma un majokko eccezionale, capace di non invecchiare di un giorno e al tempo stesso di incarnare le migliori qualità della sua generazione.
La trama è risaputa, ma vale sempre la pena elencarla: Himeko Nonohara è una ragazzina di tredici anni molto vivace e intraprendente, che però si duole per essere reputata un maschiaccio. Un giorno viene avvicinata dalla principessa del regno della magia Erika che le propone un patto: la fanciulla sarà osservata a distanza per un anno, in cambio riceverà in prestito un fiocco magico che le consentirà di trasformarsi e di parlare con l'amico di sempre Pokota. È solo l'inizio di una serie di rocambolesche avventure che coinvolgeranno Himeko, i suoi amici e i suoi improvvisati rivali.

Hime-chan no ribbon è quindi un majokko convenzionale, erede di Stilly/Atsuko, Yu e Mai, ragazze ugualmente capaci di assumere identità a lungo sospirate con un pizzico di magia. La morale di questo tipo di storie è ovvia: imparare a accettare sé stessi passando per l'aspetto di altri, accantonare così la voglia di crescere in fretta tipica di un'età così incerta, segnata da improvvisi ardori e cocenti delusioni.
Ciò che permette a "Hime-chan" di emergere, a volte perfino di superare la concorrenza, è il sapiente dosaggio dei seguenti ingredienti: un disegno curato, una protagonista trascinante, una storia genuina e priva di malizia. Con il tacito consenso del lettore andrò ad approfondire ciascuno di essi.

Sui disegni c'è poco da dire: sono quanto di meglio abbia mai offerto il genere di appartenenza. Si può amare o meno il lo stile anni '90, ma bisogna riconoscere alla Mizusawa un segno perfetto, delicato e perfettamente in linea con le storie che racconta. I personaggi sono caratterizzati con pochi elementi distintivi, privi di feticci estetizzanti che con gli anni hanno portato a distinguere la popolazione shoujo tra bellocci e tenerelli/e. Meritano lodi pure le assistenti per la perizia nell'applicazione dei retini e nella rappresentazione di prospettive e ambientazioni non semplici. La composizione delle tavole è piuttosto ordinata e facilita la lettura senza risultare artificiosa.

Per parlare di Himeko Nonohara dovrei iniziare da me e da tutte coloro che alla sua età si sono sentite come lei, esuberanti ma poco femminili e per questo scarsamente desiderabili. E' una ragazzina goffa e capricciosa, dotata però di una purezza e di una spontaneità che altre eroine più "giovani" (in termini di pubblicazione) e leziose possono solo invidiare. Il suo percorso verso la maturità è reso in maniera estremamente naturale e ciò la rende empatica in classe come tra i lettori; difficile quindi non appassionarsi di fronte alle sue vicende, specie quando riguardano l'amicizia indissolubile con Pokota o la tenera complicità con Kobayashi. I comprimari, sebbene un filo stereotipati, sono simpatici e tratteggiati con adeguata cura, ma la principessa del manga è senza dubbio lei.

Ultima, per ordine ma non per rilevanza, è la storia. Hime-chan no ribbon offre una panoramica ariosa e frizzante sulla vita alle scuole medie giapponesi, ancor prima di una scoppiettante storia di magia; questo perché la protagonista non ha nemici da sconfiggere oltre sé stessa. Sebbene le difficoltà poste sul suo cammino siano numerose hanno spesso una dimensione intima, familiare: realizzare un bello spettacolo teatrale, riappacificarsi con un amico, sconfiggere i pettegolezzi, risolvere una questione amorosa e via dicendo, imprese che ai lettori più grandicelli possono sembrare banali, ma che per un adolescente hanno un valore immenso. Himeko, con il suo infinito entusiasmo per la vita e la capacità di non arrendersi mai, offre un esempio valido a tutte le generazioni senza cadere nella pedagogia, anzi strappando a più riprese grasse risate.
Si possono trovare dei difetti nella narrazione, come il reiterarsi di certi concetti per marcarli a fuoco nella testa dei lettori - "a Pokota mancano X mesi per tornare un peluche inanimato","Daichi è buono e gentile" - o la sterzata buonista del finale, ma sono invero poca cosa rispetto a quanto di buono questo manga ha da offrire. Se vi piacciono minimamente le storie di maghette, o anche solo avete la curiosità di provare uno shoujo di altri tempi non fatevi fuggire Hime-chan no ribbon. Girella a parte, è davvero delizioso.