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9.0/10
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"Gigantomachia" è un'opera che è stata pesantemente attaccata da moltissimi, spesso anche prima di essere letta.
Le critiche più comunemente mosse sono state relative al fatto che, secondo molti, Miura dovrebbe concentrarsi su "Berserk", invece di iniziare nuovi progetti. Altri ancora, invece, hanno criticato il tema dei giganti, che secondo molti è scopiazzato da "Shingeki no Kyojin", e l'irriverenza (qualcuno direbbe feticismo) di alcune scene.
La mia opinione è che faccia bene staccare ogni tanto e pensare a qualcosa di diverso, quando si ha il blocco dello scrittore e che quindi "Gigantomachia" potrebbe essere una buona scusa, per Miura, per trovare una ventata di novità e tornare più ispirato anche per i lavori sospesi.
Per quanto riguarda il tema dei giganti, mi pare evidente che si tratta di un qualcosa che è pesantemente diverso da "Shingeki no Koijin". Se l'abbia fatto per ispirazione basata su questo manga e anime di successo, o se l'abbia fatto per mostrare che l'idea ce l'aveva avuta prima lui (mi hanno riferito che aveva affermato questa cosa) oppure - come spero - semplicemente perché gli è venuta in mente una buona storia, poco importa. Da ora, inizio a parlare del manga a prescindere dal gossip e dalle speculazioni.
Gigantomachia prende il titolo dalla lotta tra gli Ctonia (ventiquattro giganti metà bestie e metà umani figli di Gea o Gaia) e gli dei dell'Olimpo. Le citazioni di questo mito sono molto sottili e bisogna, come sempre, stare attenti ed essere buoni osservatori per coglierle, perché i giapponesi sono dei maestri nel citare e omaggiare in maniera discreta grandi opere.
Il manga ruota intorno ai due protagonisti: Prome e Delos, il cui ruolo è di trovare i giganti e liberarli dal giogo dell'impero, che li usa come armi.
Prome è una ragazzina che viene chiamata divinità, ma anche spettro (per Delos è una divinità e per il popolo dello Scarabeo è uno spettro). Il suo nome ricorda quello di Prometeo (Prometheus), e io personalmente ne ho letto la similitudine nel suo ruolo di portatrice di vita e luce in un mondo che è stato reso buio e povero di forme di vita a seguito di una non meglio definita rappresaglia da parte di un non meglio specificato "impero".
Delos prende il nome dalla città natale di Apollo e Artemide: Delo. Città greca, secondo il mito è stata creata da Zeus a partire dal cadavere di Asteria, figlia dei titani Ceo e Perse, che, trasformata in quaglia, era precipitata nel mar Egeo. Qui la citazione consiste nel fatto che Delos ha la benedizione dei giganti e... va beh, evito lo spoiler!
Delos è un wrestler e questo può essere ricondotto al fatto che l'unica forma di lotta corpo a corpo conosciuta nell'età classica (nel Mediterraneo) era la lotta greco-romana (simile al wrestling moderno).
E' interessante notare che Miura inverte i ruoli. Qui i cattivi sono i giganti dell'Olimpo, che combattono per l'impero (non è chiaro se l'impero si chiami Olimpo o meno, ma i giganti imperiali vengono chiamati "giganti dell'Olimpo" da Prome), mentre i buoni sono i giganti che combattono per Gaia (che in realtà è uno).
Secondo il mito, nella gigantomachia, i giganti vengono sconfitti perché gli dei chiedono aiuto ad Eracle. Infatti i giganti, secondo la mitologia greca, possono essere sconfitti soltanto dalla collaborazione tra un dio e un semidio. Qui la citazione è chiarissima e, a mio avviso, geniale: nell'opera di Miura, infatti, lo stratagemma viene utilizzato da Gaia e non dall'Olimpo. Delos (che è simile a un semidio, per via della benedizione dei Giganti) e Prome (dea), uniscono le loro forze e sono gli unici ad avere la capacità e la forza di sconfiggere i giganti e piegarli al loro volere; cioè portarli a ricongiungersi con la loro madre Gaia (che nel manga è reso straordinariamente grazie a una poeticissima fusione che dona la vita).
Una interpretazione storica della gigantomachia greca è rappresentata da una lotta tra i greci e delle civiltà non elleniche che adoravano la madre terra (i Greci l'avevano declassata a sorella di Zeus, Demetra). Secondo la ricostruzione, vinsero gli ellenici, imponendo il loro pantheon.
Effettivamente, anche questo elemento è riscontrabile in Gigantomachia di Miura, poiché la più importante battaglia si svolge tra l'impero (che non riconosce la divinità delle altre popolazioni e tantomeno Gaia) e il popolo dello Scarabeo, che venera una divinità fusa con Gaia. L'impero li cerca e vuole cacciarli per "derubarli del loro dio", come si afferma nel manga.

Le battaglie sono molto ben disegnate e, anche se parecchio lente, sono appropriate, in quanto trasmettono esattamente la ragione per cui si svolgono. La sintesi e la lentezza della battaglia giocano decisamente a favore, in un contesto simile. Sia perché c'è più tempo per i ragionamenti e l'esplicitazione dei sentimenti, sia perché nelle scene che riguardano i giganti, è più evidente la massa dei lottatori. A questo proposito, c'è da dire che come al solito il tratto di Miura è magistrale e la sua resa grafica dei giganti è davvero impressionante.

L'irriverenza, a volte è superflua, ma trovo che non sia del tutto male, allentare la serietà dei temi trattati dai personaggi con scene comico-feticiste qua e là. Se si abbandona la rigidità tipica degli occidentali nei confronti delle perversioni, ci si può anche fare una risata.

In conclusione, trovo che Gigantomachia sia una storia davvero bella e interessante e a tratti divertente. I personaggi sono molto particolari e hanno molte potenzialità, così come anche la storia e il background. In effetti io penso che Miura dovrebbe pensare di fare di questo volumetto unico, un pretesto per iniziare una nuova serie di Gigantomachia (anche con altri protagonisti, volendo).
Concludo invitando i detrattori a criticare di meno e cercare di comprendere di più la chiave di lettura di certe opere che magari non comprendono appieno inizialmente. Bisogna essere mentalmente aperti per leggere ed apprezzare ciò che è distante da noi. In questo caso, bisogna anche avere una base di cultura storico-letteraria, per saper apprezzare.