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Quando nel 2013 uscì la versione per PS3 di "The Last of Us" sentii rodermi il fegato come poche volte in precedenza. Il motivo è molto semplice: per un qualche assurdo motivo a questo giro avevo deciso di optare per una X-box 360 e, dato che i soldi non crescono sugli alberi, non potevo certo permettermi il lusso di comprare una PS3 solo per questo gioco. E' quasi inutile descrivere il mio crescente livello di frustrazione con l'accumularsi dei commenti entusiastici che circolavano su di esso; ed è altrettanto inutile raccontare qual è stato il primo gioco che sono andato a cercare quando, finalmente, sono entrato in possesso di una PS4.
Dopo averlo terminato ho cominciato a pormi una serie di domande. La più importante è stata: "ma questo gioco meritava davvero tutte le lodi sperticate che ha ricevuto in questi anni?". La risposta è stata affermativa, ma solo in parte. La sensazione era che gli estimatori di questo gioco avessero fatto la classica scoperta dell'acqua calda: se si associa ad un buon gioco una buona trama si ottengono risultati eccezionali. La sceneggiatura di "The Last of Us", a mio avviso, è sicuramente ottima e ciò spiega il successo di questo titolo; ma, secondo me, ciò è dovuto più alla pochezza sul tema della massa di giochi in circolazione che all'effettivo valore della storia presentata in questo titolo.
"The Last of Us" è un survival games in terza persona che racconta di un mondo sconvolto da un misterioso virus capace di trasformare gli uomini in mostri che, secondo tradizione, attaccano gli esseri umani e li infettano coi loro morsi. Dopo la morte della figlia Sarah, Joel, il protagonista, finisce per diventare uno spietato contrabbandiere; forse proprio a causa della morte della figlia il suo carattere si indurirà fino a farlo diventare una persona egocentrica ed insensibile. L'incontro con la piccola Ellie, una ragazzina immune al virus, finirà però per mischiare le carte in tavola: incaricato di accompagnarla all'ospedale delle "Luci", un gruppo di ribelli antigovernativi che intendono studiarla al fine di creare un vaccino, durante il viaggio Joel finirà per costruire un rapporto speciale con la piccola e ciò cambierà, almeno in parte, il suo modo di vedere la vita.
Chiariamo subito una cosa: nonostante quanto detto in precedenza può lasciar desumere il contrario, a mio avviso "The Last of Us" è non di un gradino ma di ben due gradini superiore alla media. Il fatto che una trama di un certo spessore venga messa al centro di un gioco è un fattore che oggi come oggi fa la differenza; e spero che questo titolo possa essere il capostipite di una nuova generazione di videogiochi che sappiano emozionare oltre che divertire. Il modo in cui questo concetto viene sviluppato è poi ancora più ammirevole: anche qui c'è un certo grado di esplorazione ma non si deraglia mai dalla vicenda principale: ciò dovrebbe far capire che creare mappe enormi, fatte apposta per spingere il giocatore a perseguire obiettivi inutili che richiedono sempre più tempo può risultare controproducente, in quanto fanno perdere di vista l'andamento della storia che, per questo motivo, non potrà mai essere troppo articolata. Detto questo, però, devo anche aggiungere che mi aspettavo un maggior grado di profondità nei rapporti fra i diversi personaggi, Joel ed Ellie in particolare, e ciò mi spinge a dire che questa non può essere considerata come la storia più bella di sempre.
Passiamo al gioco vero e proprio: da questo punto di vista non ci sono grandissime novità rispetto agli altri giochi action: Joel può combattere a mani nude, con bastoni o con una vasta gamma di armi da fuoco; oppure può decidere di muoversi in stealth, aggirando gli avversari senza farsi vedere o cogliendoli alle spalle di sorpresa e senza fare rumore. Sia le caratteristiche del personaggio che delle armi sono potenziabili attraverso l'acquisizione di oggetti creati all'uopo e nascosti in giro.
L'intelligenza artificiale è forse il principale punto debole del gioco: se il comportamento dei nemici è passabile anche se con delle pecche (nemici fermi a guardare il muro in primis) quello che proprio non funziona è quello dei compagni di viaggio di Joel che risultano praticamente trasparenti agli occhi del nemico se prima il protagonista non li attacca. Vedere Ellie che passeggia tranquillamente tra dozzine di mostri o soldati senza che questi muovano un dito per immobilizzarla è qualcosa di imbarazzante. E' pur vero che ciò evita che comportamenti scriteriati dei nostri compagni ci facciano scoprire per colpe non nostre; ma è altrettanto vero che l'effetto che fa non è dei più gradevoli. Anche la fisica, da questo punto di vista, lascia un po' a desiderare: più di una volta si vedono persone attraversare i muri quando poi fanno mille storie per fare un piccolo salto.
La grafica è fantastica, con paesaggi da far mozzare il fiato; l'accompagnamento sonoro, poi, fa venire veramente i brividi.
In definitiva "The Last of Us" è un grandissimo gioco e vale ogni euro speso per acquistarlo; ha dei difetti e li ho evidenziati, ma i pregi sono così tanti da rendere trascurabile tutto il resto. Secondo me si può fare ancora molto meglio ma credo che i realizzatori di questo gioco, i Naughty dog, abbiano imboccato la strada giusta, per cui non ci resta che aspettare.