Recensione
Battery
3.5/10
Mi sono buttato alla cieca nella visione di "Battery" spinto dalla passione per gli spokon e in particolare dalle emozioni che altri anime sul baseball mi hanno dato negli ultimi due anni, con fervore, azioni veloci, rivalità accese, ritmi serrati, finali al cardiopalma.
Ecco, "Battery" non è niente di tutto ciò. Non fatevi ingannare dai disegni puliti e dolci: sono l'unica cosa positiva dell'anime. Harada Takumi, il protagonista, è un lanciatore (a quanto pare) prodigioso, spocchioso e altezzoso a causa del suo talento, ma, depresso perché gli altri compagni di squadra non sono mai stati alla sua altezza, va a giocare in una squadra di campagna, nel paesino dove abita il nonno. Qui trova Gou, ricevitore scarso a cui non manca mai di far notare la sua inettitudine e quanto lui sia più bravo, col risultato di non riuscire a legare con nessuno in quadra.
Sembra un anime sportivo. Non lo è. Il tempo trascorso sul gioco occuperà il 10% della puntata, che si focalizza invece su Takumi che si annoia a casa col nonno e la sorellina, fa jogging, va allo stagno, gironzola in silenzio o, se ci va di lusso, prova ogni tanto qualche lancio e dice a Gou che non gli può fare da ricevitore.
Dal punto di vista sportivo darei uno zero. Mai vengono illustrati il baseball, le dinamiche dei lanci, delle azioni, le regole del gioco, dando tutto per scontato e facendo passare lo sport in secondo (se non in terzo) piano. Lui è un lanciatore prodigio, ma ogni lancio sembra mollo e lento, come se fosse uno di quei passaggi tra padre e figlio delle elementari nel giardino dietro casa che si vedono spesso nei film americani. Undici puntate di vuoto e cicale che cantano, con una partita verso la fine che viene interrotta dopo un paio di inning in cui comunque non si vede nulla. Un'intera stagione aspettando che l'anime decolli e all'ultima puntata dovrebbe esserci il "partitone", che in realtà inizia a cinque minuti dalla fine e la serie finisce sul lancio di Takumi al battitore rivale.
La noia assoluta, mi dispiace davvero di averlo visto tutto. Mezzo punto in più per i disegni. Sonoro terribile, c'è quasi sempre il silenzio, anche durante le partite.
Ecco, "Battery" non è niente di tutto ciò. Non fatevi ingannare dai disegni puliti e dolci: sono l'unica cosa positiva dell'anime. Harada Takumi, il protagonista, è un lanciatore (a quanto pare) prodigioso, spocchioso e altezzoso a causa del suo talento, ma, depresso perché gli altri compagni di squadra non sono mai stati alla sua altezza, va a giocare in una squadra di campagna, nel paesino dove abita il nonno. Qui trova Gou, ricevitore scarso a cui non manca mai di far notare la sua inettitudine e quanto lui sia più bravo, col risultato di non riuscire a legare con nessuno in quadra.
Sembra un anime sportivo. Non lo è. Il tempo trascorso sul gioco occuperà il 10% della puntata, che si focalizza invece su Takumi che si annoia a casa col nonno e la sorellina, fa jogging, va allo stagno, gironzola in silenzio o, se ci va di lusso, prova ogni tanto qualche lancio e dice a Gou che non gli può fare da ricevitore.
Dal punto di vista sportivo darei uno zero. Mai vengono illustrati il baseball, le dinamiche dei lanci, delle azioni, le regole del gioco, dando tutto per scontato e facendo passare lo sport in secondo (se non in terzo) piano. Lui è un lanciatore prodigio, ma ogni lancio sembra mollo e lento, come se fosse uno di quei passaggi tra padre e figlio delle elementari nel giardino dietro casa che si vedono spesso nei film americani. Undici puntate di vuoto e cicale che cantano, con una partita verso la fine che viene interrotta dopo un paio di inning in cui comunque non si vede nulla. Un'intera stagione aspettando che l'anime decolli e all'ultima puntata dovrebbe esserci il "partitone", che in realtà inizia a cinque minuti dalla fine e la serie finisce sul lancio di Takumi al battitore rivale.
La noia assoluta, mi dispiace davvero di averlo visto tutto. Mezzo punto in più per i disegni. Sonoro terribile, c'è quasi sempre il silenzio, anche durante le partite.