Recensione
Shin Godzilla
5.0/10
(LA RECENSIONE CONTIENE SPOILER)
NEON GENESIS GODZILLA
Non stupisce che sia proprio Hideaki Anno a dirigere questo film. Non stupisce per niente. Il Sol Levante affida a uno dei suoi autori più amati e affermati la pesante eredità di reinterpretare il più celebre mostro gigante del grande schermo e adattarlo ai tempi moderni. Il risultato è Shin Godzilla, ovvero l'episodio 6 di Neon Genesis Evangelion con Godzilla al posto di Ramiel.
Moltissimo, in effetti, è preso a forza dalla serie di Evangelion e traslato in questo lungometraggio. Le inquadrature, le immagini, la struttura generale dell'opera (arrivo del mostro, pianificazione, fallimento dell'intervento, ulteriore pianificazione, successo del piano), addirittura le musiche. L'effetto, anziché essere lusinga e omaggio a uno degli anime più influenti mai realizzati, sa di riciclo e di crisi creativa. Inoltre, in questo caso, il mostro non è un misterioso angelo generato all'interno di una complessa mitologia, ma un mostro creato da uno scienziato per "testare il Giappone". Sicuramente si poteva tirar su qualcosa di meglio.
HIROSHIMA MON AMOUR
Torna, insieme al mostro più amato del Giappone, uno degli spauracchi che ha sempre spaventato il paese: il nucleare. L'animo politico del film, con attacchi chiari alla politica estera americana e giapponese, impregnano tutto il film. Lo impregnano anche un po' troppo in realtà. Il concetto dell'organizzazione burocratica umana, incapace di reagire con efficacia a situazioni fuori dall'ordinario e sempre pronta a sfruttare le tragedie per il proprio tornaconto, viene ribadito spesso. Più e più volte. A un certo punto si è quasi tentati di saltare le scene quando queste iniziano con l'anonimo interno di qualche ufficio o centro di potere giapponese per tornare a vedere Godzilla. Il problema è che, agendo così, si finirebbe con un quarto d'ora di film scarso.
IL RE DEI MOSTRI
C'è però da dire che quel quarto d'ora in cui Godzilla è presente e fa quello che deve fare colpisce. Se escludiamo il climax finale, veramente troppo sopra le righe con le gru spara-coagulante e i treni che zampillano in aria senza un motivo, le scene di distruzione con Godzilla conservano un animo visionario e artistico notevole. Il design del mostro, chiaro omaggio alle sue versioni originali, funziona e inquieta nonostante la CG a volte traballante. La scena dell'attacco dei bombardieri americana, la più riuscita del film, sbalordisce per quanto riesce a osare e a essere puramente e spudoratamente apocalittica.
UN ANIME, NON UN FILM
Alla fine della visione, dopo un finale che per quanto abbia shockato non è concettualmente diverso da quello del remake americano del 1998, si ha l'impressione di aver assistito a un lungo e tedioso episodio di Neon Genesis Evangelion piuttosto che a un film. Complice di questa spiacevole sensazione, oltre alle somiglianze con il suddetto anime già descritte, sono le scelte registiche di Anno. Il modello recitativo e la regia non si distaccano dai modelli dell'anime. Questo da agli attori un modello fin troppo stereotipato in cui inquadrarsi con risultati davvero deprecabili (l'ambasciatrice americana con origini giapponesi spicca per essere particolarmente tediosa nella suo tentativo di essere la controparte di Misato). La regia invece tende a essere fin troppo frenetica, con stacchi frequentissimi. Dove cerca di distaccarsi invece dalla forma dell'anime fa errori ancora più grossolani, con movimenti di camera incredibilmente arzigogolati eseguiti però con una telecamera a mano. L'effetto, più che virtuosistico, appare dilettantesco e indice di scarsa cura.
Tutto questo fa pensare a una sostanziale inesperienza al medium cinematografico. Se a volte questo animo "naif" può portare a soluzioni brillanti, in questo caso da solo l'idea di un pasticcio e di una sostanziale incapacità di adattarsi a questa forma artistica.
Shin Godzilla non è un capolavoro, smettiamo di trattarlo come tale solo perché l'ha diretto Hideaki Anno.
NEON GENESIS GODZILLA
Non stupisce che sia proprio Hideaki Anno a dirigere questo film. Non stupisce per niente. Il Sol Levante affida a uno dei suoi autori più amati e affermati la pesante eredità di reinterpretare il più celebre mostro gigante del grande schermo e adattarlo ai tempi moderni. Il risultato è Shin Godzilla, ovvero l'episodio 6 di Neon Genesis Evangelion con Godzilla al posto di Ramiel.
Moltissimo, in effetti, è preso a forza dalla serie di Evangelion e traslato in questo lungometraggio. Le inquadrature, le immagini, la struttura generale dell'opera (arrivo del mostro, pianificazione, fallimento dell'intervento, ulteriore pianificazione, successo del piano), addirittura le musiche. L'effetto, anziché essere lusinga e omaggio a uno degli anime più influenti mai realizzati, sa di riciclo e di crisi creativa. Inoltre, in questo caso, il mostro non è un misterioso angelo generato all'interno di una complessa mitologia, ma un mostro creato da uno scienziato per "testare il Giappone". Sicuramente si poteva tirar su qualcosa di meglio.
HIROSHIMA MON AMOUR
Torna, insieme al mostro più amato del Giappone, uno degli spauracchi che ha sempre spaventato il paese: il nucleare. L'animo politico del film, con attacchi chiari alla politica estera americana e giapponese, impregnano tutto il film. Lo impregnano anche un po' troppo in realtà. Il concetto dell'organizzazione burocratica umana, incapace di reagire con efficacia a situazioni fuori dall'ordinario e sempre pronta a sfruttare le tragedie per il proprio tornaconto, viene ribadito spesso. Più e più volte. A un certo punto si è quasi tentati di saltare le scene quando queste iniziano con l'anonimo interno di qualche ufficio o centro di potere giapponese per tornare a vedere Godzilla. Il problema è che, agendo così, si finirebbe con un quarto d'ora di film scarso.
IL RE DEI MOSTRI
C'è però da dire che quel quarto d'ora in cui Godzilla è presente e fa quello che deve fare colpisce. Se escludiamo il climax finale, veramente troppo sopra le righe con le gru spara-coagulante e i treni che zampillano in aria senza un motivo, le scene di distruzione con Godzilla conservano un animo visionario e artistico notevole. Il design del mostro, chiaro omaggio alle sue versioni originali, funziona e inquieta nonostante la CG a volte traballante. La scena dell'attacco dei bombardieri americana, la più riuscita del film, sbalordisce per quanto riesce a osare e a essere puramente e spudoratamente apocalittica.
UN ANIME, NON UN FILM
Alla fine della visione, dopo un finale che per quanto abbia shockato non è concettualmente diverso da quello del remake americano del 1998, si ha l'impressione di aver assistito a un lungo e tedioso episodio di Neon Genesis Evangelion piuttosto che a un film. Complice di questa spiacevole sensazione, oltre alle somiglianze con il suddetto anime già descritte, sono le scelte registiche di Anno. Il modello recitativo e la regia non si distaccano dai modelli dell'anime. Questo da agli attori un modello fin troppo stereotipato in cui inquadrarsi con risultati davvero deprecabili (l'ambasciatrice americana con origini giapponesi spicca per essere particolarmente tediosa nella suo tentativo di essere la controparte di Misato). La regia invece tende a essere fin troppo frenetica, con stacchi frequentissimi. Dove cerca di distaccarsi invece dalla forma dell'anime fa errori ancora più grossolani, con movimenti di camera incredibilmente arzigogolati eseguiti però con una telecamera a mano. L'effetto, più che virtuosistico, appare dilettantesco e indice di scarsa cura.
Tutto questo fa pensare a una sostanziale inesperienza al medium cinematografico. Se a volte questo animo "naif" può portare a soluzioni brillanti, in questo caso da solo l'idea di un pasticcio e di una sostanziale incapacità di adattarsi a questa forma artistica.
Shin Godzilla non è un capolavoro, smettiamo di trattarlo come tale solo perché l'ha diretto Hideaki Anno.