Recensione
Planetes
9.5/10
Anime del 2003, “Planetes” descrive uno scenario verosimile circa sessant’anni dopo la sua produzione.
La ricerca di nuove risorse energetiche ha accelerato lo sviluppo dell’industria aereospaziale, tanto da rendersi necessaria un nuova figura: lo spazzino spaziale, impiego della maggior parte dei personaggi dell'opera. Non mi dilungherò sulla trama né sull’accuratezza scientifica dei fenomeni fisici a gravità zero descritti durante gli episodi, piuttosto mi vorrei concentrare sull’aspetto che più ho apprezzato e che in qualche modo è riuscito a ottenere la mia più completa empatia con il protagonista, Hachimaki. Sto parlando del realismo con cui è realizzato l’anime, e non mi riferisco alla precisione descrittiva sopracitata, quanto alla coerenza comportamentale che caratterizza ogni singolo personaggio, riuscendo sempre nel non scadere nell’ovvio o nella prevedibilità. Questo tipo di impostazione richiede ovviamente un inizio lento (vedi “Breaking Bad”), per fornire a tutta la storia la giusta impalcatura su cui sviluppare le articolate relazioni sociali che, non smetto di ripeterlo, risultano davvero coerenti. Spesso nel panorama dell’intrattenimento, non solo dell’animazione, si fa ricorso a figure eccentriche, in qualche modo fuori dagli schemi, che riescano ad attirare l’attenzione di un pubblico spesso non proprio esigente, e va bene così. Il problema è quando una perla del genere risulti sconosciuta ai più, nonostante l’indiscussa qualità.
Critiche sociali a parte, il motivo per cui non ho dato voto pieno è che manca quel qualcosa tale da farti rimanere incollato allo schermo, anche se molto probabilmente non è uno degli obbiettivi della serie.
Detto questo, consiglio vivamente la visione a tutti gli appassionati di animazione.
La ricerca di nuove risorse energetiche ha accelerato lo sviluppo dell’industria aereospaziale, tanto da rendersi necessaria un nuova figura: lo spazzino spaziale, impiego della maggior parte dei personaggi dell'opera. Non mi dilungherò sulla trama né sull’accuratezza scientifica dei fenomeni fisici a gravità zero descritti durante gli episodi, piuttosto mi vorrei concentrare sull’aspetto che più ho apprezzato e che in qualche modo è riuscito a ottenere la mia più completa empatia con il protagonista, Hachimaki. Sto parlando del realismo con cui è realizzato l’anime, e non mi riferisco alla precisione descrittiva sopracitata, quanto alla coerenza comportamentale che caratterizza ogni singolo personaggio, riuscendo sempre nel non scadere nell’ovvio o nella prevedibilità. Questo tipo di impostazione richiede ovviamente un inizio lento (vedi “Breaking Bad”), per fornire a tutta la storia la giusta impalcatura su cui sviluppare le articolate relazioni sociali che, non smetto di ripeterlo, risultano davvero coerenti. Spesso nel panorama dell’intrattenimento, non solo dell’animazione, si fa ricorso a figure eccentriche, in qualche modo fuori dagli schemi, che riescano ad attirare l’attenzione di un pubblico spesso non proprio esigente, e va bene così. Il problema è quando una perla del genere risulti sconosciuta ai più, nonostante l’indiscussa qualità.
Critiche sociali a parte, il motivo per cui non ho dato voto pieno è che manca quel qualcosa tale da farti rimanere incollato allo schermo, anche se molto probabilmente non è uno degli obbiettivi della serie.
Detto questo, consiglio vivamente la visione a tutti gli appassionati di animazione.