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“Romeo e Giulietta” è probabilmente l’opera di Shakespeare più conosciuta e amata nel mondo, e questo perché, tra i vari sentimenti rappresentati dal grande bardo nelle sue opere, l’amore è da sempre quello più idoneo a toccare il cuore e la fantasia delle persone.
La grande popolarità goduta da quest’opera si può intuire anche dal gran numero di rappresentazioni che essa ha avuto nel mondo degli anime: si va da intere serie che si ispirano direttamente alla tragedia (ad esempio “Romeo X Juliet”), ad altre a cui viene dedicato solo un episodio, ad altre ancora in cui ne viene solo programmata la recita teatrale nel classico festival della cultura. In verità, non sono mai stato molto entusiasta di queste frequenti “trasposizioni”, vuoi perché la versione alternativa proposta non era di mio gradimento, vuoi perché gli autori finiscono quasi sempre per apportare delle variazioni al copione, e spesso senza una giustificazione valida. E così, quando ho letto che questo “Kishuku Gakkō no Juliet” era l’ennesimo anime ispirato a “Romeo e Giulietta”, non ho potuto trattenere uno sbuffo di insofferenza; e credo che non l’avrei nemmeno preso in considerazione, se qualcuno non mi avesse messo in guardia sull’errore che stavo facendo. “Kishuku Gakkō no Juliet”, infatti, si è rivelato essere un anime davvero carino, perfettamente in linea con un certo tipo di anime che solitamente apprezzo moltissimo.

Ma andiamo con ordine e cominciamo con la trama. La scena si apre sul “Dahlia Academy Boarding School”, i cui studenti provengono da due Paesi nemici, noti come "Black Dogs" e "White Cats". Juliet Persia e Romio Inuzuka sono i leader dei loro rispettivi dormitori e sono sempre in prima linea nelle risse che coinvolgono i due gruppi. Ma, mentre Persia combatte per dimostrare il suo valore, Inuzuka lo fa perché è segretamente innamorato della bella biondina in reggicalze, e non vuole che si faccia male. Dopo mille peripezie riesce a confessare il suo amore a Persia e, con sua grande sorpresa, la ragazza ricambierà i suoi sentimenti. A causa dei conflitti in essere fra le due fazioni, i due dovranno però mantenere segreto il loro rapporto, pena l’accusa di tradimento.
Giusto per chiudere l’introduzione iniziale, diciamo subito che “Kishuku Gakkō no Juliet” riprende certamente come impostazione iniziale quella dell’opera di Shakespeare, con la differenza che qui abbiamo Paesi nemici e non famiglie rivali; ma, oltre ai nomi dei personaggi e a taluni omaggi che mi è parso di vedere qua e là, l’idea dell’anime non è quella di rappresentare una tragedia in stile cinquecentesco ma un’allegra commedia in stile moderno.

Il risultato finale è davvero ottimo: la sceneggiatura non si complica mai la vita con scelte narrative troppo complesse, ma mantiene sempre una struttura semplice ma efficace. Le difficoltà incontrate dai due innamorati per potersi incontrare senza farsi notare da nessuno sono sufficienti per creare dei momenti comici davvero convincenti: i due ragazzi, ad esempio, sono costretti a cambiare espressione in un nanosecondo all’arrivo del disturbatore di turno, passando da languidi sorrisi a una finta lotta con tanto di “testate” reciproche. Ed è stata proprio la proposizione di tante scene basate su questo tipo di comicità immediata e spesso demenziale a creare i presupposti per un’opera di successo; il resto lo fa la parte sentimentale, molto dolce e piena di romanticismo.

La qualità migliore di questo anime, però, è rappresentata dai suoi personaggi. I due protagonisti sono quanto di meglio si è visto in questo genere negli ultimi tempi: Inuzuka è un ragazzo problematico e rissoso ma anche premuroso, fedele e dolcemente impacciato in amore; Persia, invece, è una ragazza alla ricerca della forza necessaria per rivendicare una posizione di comando, in un mondo in cui la successione come capofamiglia è ancora legata a regole prettamente maschiliste, ma la sua umanità la porterà a capire che lottare assieme alla persona di cui si è innamorati rende questo percorso più bello ed emozionante.
Dato che i due protagonisti saranno costretti a passare la maggior parte del tempo lontani, grande importanza aveva la predisposizione di una serie di personaggi secondari che occupassero gli spazi vuoti. Anche da questo punto di vista l’anime sfiora l’eccellenza: c’è un assortimento di personaggi secondari veramente notevole sia per quantità che per qualità. È senz’altro vero che comprimerli tutti in dodici episodi significa anche non riuscire a sviluppare storia e personalità di ognuno in modo adeguato; e, aggiungerei, molti di questi avrebbero davvero meritato più spazio. Nonostante questo, però, il mio giudizio resta positivissimo, perché, se teniamo conto di quelli che sono gli obiettivi narrativi di quest’anime, si può affermare che i personaggi secondari svolgono il loro compito e le loro funzioni in modo più che egregio.

E veniamo alle dolenti note: la grafica. In primis vorrei sottolineare che dotare Persia di reggicalze ha dato al personaggio una certa attrattiva in più, specie per chi ama questo accessorio (me compreso); tuttavia questo è un anime ambientato in una scuola, e l’uso di reggicalze m’è sembrato un po’ fuori luogo. Fatta questa osservazione personale, va sottolineato un dato oggettivo, ossia che il livello grafico di questo anime sin dall’inizio non è mai stato un granché; negli ultimi episodi, però, c’è stato un calo davvero grave e assolutamente inspiegabile.
Chi mi conosce sa che sono un tipo di spettatore che in genere privilegia la sceneggiatura al comparto grafico; sono molto più critico, cioè, verso una trama scritta male che verso disegni fatti coi piedi. Per cui, pure avendo recepito la scarsa qualità grafica del prodotto, non posso che spendere parole di grande elogio verso un anime che mi ha divertito ed emozionato dall’inizio alla fine. L’unico aspetto di “Kishuku Gakkō no Juliet” che posso considerare sgradevole è il fatto che, come al solito, probabilmente non ne vedremo mai una seconda serie; ma chissà, nella vita mai dire mai.