Recensione
Lovely Sara
8.0/10
Recensione di -forsaken-
-
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Scopro questa storia con la replica di Italia1 del 2022 e, da fan di “Heidi” e soprattutto “Anna dai capelli rossi”, so che è un genere che può piacermi. Non conoscevo però minimamente la storia di “Lovely Sara” e mi ha sorpreso parecchio scoprire che la protagonista non è un’orfanella per una buona decina di episodi. Ciò che è interessante vedere è quanto il personaggio di Sara rimanga sempre lo stesso: puro e dai valori inalterati in ogni circostanza.
Sara, prima di rimanere orfana, è ricca e non fatica minimamente a empatizzare e a sentirsi sullo stesso piano di Becky, una sguattera sua coetanea che lavora nel collegio in cui soggiorna. L’umiltà di Sara, la sua dolcezza, il suo saper cogliere i bisogni altrui la portano ad avere reazioni contrastanti da parte di chi ha a che fare con lei: c’è chi per questo la ringrazia e la ritiene un caposaldo, un punto di riferimento, qualcuno da prendere a modello, o chi semplicemente ripaga con altrettanta cortesia e bontà il suo modo di essere. Poi però c’è anche chi si sente costretto a confrontarsi e a entrare in conflitto con Sara e il suo valore genuino: questo purtroppo genera invidia e competizione, sfociando in una cattiveria gratuita da buona parte di altri personaggi intorno a lei. Ovviamente sono i personaggi antagonisti a risultare i più interessanti in storie come queste. Sarà che sulla bontà delle persone ci si interroga poco, la si dà per scontata. Ma cos’è che invece muove le persone a compiere azioni così crudeli?
Miss Minchin, la direttrice del collegio, è una donna molto severa e attaccata al denaro, e finché Sara rappresenterà nella storia una fonte di guadagno, si vedrà costretta a far buon viso a cattivo gioco. Indubbiamente è anche un modo di fare classista: la posizione, il denaro e il titolo meritano rispetto. Non appena questi verranno meno, ossia quando Sara rimarrà orfana e purtroppo anche povera, Miss Minchin non mostrerà alcuna sensibilità nei confronti della bambina. Deciderà di tenerla con sé e di garantirle cibo e un tetto sulla testa, ma lo farà senza alcun tipo di umanità, privandola del suo valore e senza darle neppure il tempo di metabolizzare il lutto. Piuttosto che approfittare delle conoscenze linguistiche di Sara e renderla insegnante, che è madrelingua francese in una Londra di fine ‘800, preferisce sbatterla in cucina a fare la sguattera insieme a Becky.
Nonostante il dramma della situazione Sara potrà contare sulla lealtà e il sostegno della sua amica Becky; questo legame così solido sembra essere la testimonianza che, quando si è animati da buone intenzioni, la vita saprà ricompensarci in qualche modo anche nelle situazioni più spiacevoli.
Oltre a Miss Minchin, Sara dovrà vedersela anche con Lavinia, una sua compagna, che cercherà in tutti i modi di danneggiarla, provocandola e mettendola in cattiva luce. Lavinia è sì un’allieva modello, ma è pure competitiva, furba, viziata e purtroppo molto invidiosa. Sara però pare non conoscere la cattiveria né la vendetta, quindi non le darà mai grandi soddisfazioni. Questo non farà che alimentare un circolo vizioso, per il quale Lavinia non riuscirà a darsi pace, dato che Sara si rivelerà essere sempre così centrata e serena.
A onor del vero, questa estrema bontà di Sara, nonostante le avversità e le provocazioni degli altri, col tempo mi è sembrata davvero poco credibile. Non c’è davvero un minimo di malignità in lei, e un comportamento così remissivo mi ha generato un bel po’ di rabbia, mentre assistevo alle sue sventure. Purtroppo ciò che emerge è che Sara, ancorata ai suoi valori, sembra farsi trascinare dagli eventi in attesa di qualcosa. E infatti sarà così che andrà, quando nel finale un amico del padre defunto la troverà per poterle consegnare l’eredità che le spetta. E se fosse andata diversamente? Sara avrebbe subìto in eterno? Col passare degli episodi diventa davvero straziante, c’è stato un momento in cui ho addirittura temuto che il dramma sarebbe sfociato nel più tragico per la nostra protagonista. Fortuna che così non è stato...
Parlando invece della serie nel suo insieme, ha una buona resa in termini di animazioni e comparto sonoro, perfettamente in linea con altre serie del periodo e della Nippon Animation. Ha saputo tenermi incollato per ore senza mai stancarmi, e questo le va assolutamente riconosciuto, indica che è invecchiata bene e che ha un buon ritmo.
Purtroppo l’opera risente parecchio dei personaggi troppo lineari e poco approfonditi. Alcuni comportamenti, come il gesto di pace assolutamente gratuito che Lavinia cercherà alla fine nei confronti di Sara, non vengono minimamente esplorati e lasciano lo spettatore con l’amaro in bocca. Cos’avrà portato Lavinia a comportarsi così? Ha accettato di aver perso il confronto con Sara e quindi smette di avere un conflitto con lei? Nelle battute finali Lavinia ci informa che lascerà il collegio di Londra per recarsi negli Stati Uniti, probabilmente proprio per non dover più sopportare di misurarsi con Sara. Ma per un personaggio così cattivo, forse uno dei più cattivi che mi sia mai capitato di conoscere in un’opera, mi aspettavo un epilogo più avvincente.
Quantomeno abbiamo potuto assistere all’esaurimento di Miss Minchin che, messa con le spalle al muro, ha un crollo nervoso in cui mostra tutte le sue fragilità come essere umano. Si conferma essere anche lei una donna competitiva e insicura, che ha sempre temuto Sara soprattutto per la sua intelligenza. Tuttavia, alla prima occasione per arricchirsi, torna a essere mansueta e allineata alle sue priorità; soprattutto si mostrerà di nuovo gentile con Sara, che rappresenterà ancora la sua fonte di guadagno.
Il messaggio che questa storia vuole mandare è uno dei più semplici: si raccoglie quel che si semina. Specie se si è buoni, si sarà ricompensati.
Scopro questa storia con la replica di Italia1 del 2022 e, da fan di “Heidi” e soprattutto “Anna dai capelli rossi”, so che è un genere che può piacermi. Non conoscevo però minimamente la storia di “Lovely Sara” e mi ha sorpreso parecchio scoprire che la protagonista non è un’orfanella per una buona decina di episodi. Ciò che è interessante vedere è quanto il personaggio di Sara rimanga sempre lo stesso: puro e dai valori inalterati in ogni circostanza.
Sara, prima di rimanere orfana, è ricca e non fatica minimamente a empatizzare e a sentirsi sullo stesso piano di Becky, una sguattera sua coetanea che lavora nel collegio in cui soggiorna. L’umiltà di Sara, la sua dolcezza, il suo saper cogliere i bisogni altrui la portano ad avere reazioni contrastanti da parte di chi ha a che fare con lei: c’è chi per questo la ringrazia e la ritiene un caposaldo, un punto di riferimento, qualcuno da prendere a modello, o chi semplicemente ripaga con altrettanta cortesia e bontà il suo modo di essere. Poi però c’è anche chi si sente costretto a confrontarsi e a entrare in conflitto con Sara e il suo valore genuino: questo purtroppo genera invidia e competizione, sfociando in una cattiveria gratuita da buona parte di altri personaggi intorno a lei. Ovviamente sono i personaggi antagonisti a risultare i più interessanti in storie come queste. Sarà che sulla bontà delle persone ci si interroga poco, la si dà per scontata. Ma cos’è che invece muove le persone a compiere azioni così crudeli?
Miss Minchin, la direttrice del collegio, è una donna molto severa e attaccata al denaro, e finché Sara rappresenterà nella storia una fonte di guadagno, si vedrà costretta a far buon viso a cattivo gioco. Indubbiamente è anche un modo di fare classista: la posizione, il denaro e il titolo meritano rispetto. Non appena questi verranno meno, ossia quando Sara rimarrà orfana e purtroppo anche povera, Miss Minchin non mostrerà alcuna sensibilità nei confronti della bambina. Deciderà di tenerla con sé e di garantirle cibo e un tetto sulla testa, ma lo farà senza alcun tipo di umanità, privandola del suo valore e senza darle neppure il tempo di metabolizzare il lutto. Piuttosto che approfittare delle conoscenze linguistiche di Sara e renderla insegnante, che è madrelingua francese in una Londra di fine ‘800, preferisce sbatterla in cucina a fare la sguattera insieme a Becky.
Nonostante il dramma della situazione Sara potrà contare sulla lealtà e il sostegno della sua amica Becky; questo legame così solido sembra essere la testimonianza che, quando si è animati da buone intenzioni, la vita saprà ricompensarci in qualche modo anche nelle situazioni più spiacevoli.
Oltre a Miss Minchin, Sara dovrà vedersela anche con Lavinia, una sua compagna, che cercherà in tutti i modi di danneggiarla, provocandola e mettendola in cattiva luce. Lavinia è sì un’allieva modello, ma è pure competitiva, furba, viziata e purtroppo molto invidiosa. Sara però pare non conoscere la cattiveria né la vendetta, quindi non le darà mai grandi soddisfazioni. Questo non farà che alimentare un circolo vizioso, per il quale Lavinia non riuscirà a darsi pace, dato che Sara si rivelerà essere sempre così centrata e serena.
A onor del vero, questa estrema bontà di Sara, nonostante le avversità e le provocazioni degli altri, col tempo mi è sembrata davvero poco credibile. Non c’è davvero un minimo di malignità in lei, e un comportamento così remissivo mi ha generato un bel po’ di rabbia, mentre assistevo alle sue sventure. Purtroppo ciò che emerge è che Sara, ancorata ai suoi valori, sembra farsi trascinare dagli eventi in attesa di qualcosa. E infatti sarà così che andrà, quando nel finale un amico del padre defunto la troverà per poterle consegnare l’eredità che le spetta. E se fosse andata diversamente? Sara avrebbe subìto in eterno? Col passare degli episodi diventa davvero straziante, c’è stato un momento in cui ho addirittura temuto che il dramma sarebbe sfociato nel più tragico per la nostra protagonista. Fortuna che così non è stato...
Parlando invece della serie nel suo insieme, ha una buona resa in termini di animazioni e comparto sonoro, perfettamente in linea con altre serie del periodo e della Nippon Animation. Ha saputo tenermi incollato per ore senza mai stancarmi, e questo le va assolutamente riconosciuto, indica che è invecchiata bene e che ha un buon ritmo.
Purtroppo l’opera risente parecchio dei personaggi troppo lineari e poco approfonditi. Alcuni comportamenti, come il gesto di pace assolutamente gratuito che Lavinia cercherà alla fine nei confronti di Sara, non vengono minimamente esplorati e lasciano lo spettatore con l’amaro in bocca. Cos’avrà portato Lavinia a comportarsi così? Ha accettato di aver perso il confronto con Sara e quindi smette di avere un conflitto con lei? Nelle battute finali Lavinia ci informa che lascerà il collegio di Londra per recarsi negli Stati Uniti, probabilmente proprio per non dover più sopportare di misurarsi con Sara. Ma per un personaggio così cattivo, forse uno dei più cattivi che mi sia mai capitato di conoscere in un’opera, mi aspettavo un epilogo più avvincente.
Quantomeno abbiamo potuto assistere all’esaurimento di Miss Minchin che, messa con le spalle al muro, ha un crollo nervoso in cui mostra tutte le sue fragilità come essere umano. Si conferma essere anche lei una donna competitiva e insicura, che ha sempre temuto Sara soprattutto per la sua intelligenza. Tuttavia, alla prima occasione per arricchirsi, torna a essere mansueta e allineata alle sue priorità; soprattutto si mostrerà di nuovo gentile con Sara, che rappresenterà ancora la sua fonte di guadagno.
Il messaggio che questa storia vuole mandare è uno dei più semplici: si raccoglie quel che si semina. Specie se si è buoni, si sarà ricompensati.