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Romcom pseudostorica in 24 episodi da circa 30 minuti, che racconta le vicende dei regnanti di due città in lotta da generazioni. Il governante di Muxi ha avuto solo una figlia, Ye Zhao Nan, e l’ha spacciata per maschio, riuscendo a farle ereditare il trono alla sua morte. Ma le trame di un generale per ottenere il potere la spingono letteralmente fra le braccia di Liu Xuan Ming, il signore della nemica città di Xuanyue. La caduta da un dirupo le fa perdere la memoria e un trio di improbabili spie la battezza Sanmei spacciandosi per la sua famiglia, con l’intento di farsi aiutare da lei a uccidere proprio Liu Xuan Ming. Va da sé che, essendo i due i protagonisti della storia, invece di uccidersi a vicenda si innamoreranno.

Già da questa brevissima sinossi si comprende che la storia è composta in buona parte da cliché del genere: città nemiche, ragazze travestite da maschio, dirupi, perdite di memoria… Poco di nuovo sotto il sole. Il drama tuttavia si lascia guardare senza opporre troppa resistenza, perché, a patto di essere di bocca buona, è denso di situazioni divertenti, con toni spesso farseschi. Non mancano effetti sonori come miagolii, latrati e ruggiti.

Bisogna però, lo ribadisco, essere di bocca buona: la comicità verte a volte su argomenti corporali, peti e in un caso escrementi volano da tutte le parti. C’è perfino un arco narrativo che dura per più di un episodio in cui assistiamo a humor sugli olezzi che provengono da una bara, e nientemeno ci mangiano sopra. Insomma, siete avvisati. Eppure, nonostante questi minus disgustosi, ma tutto sommato non troppo frequenti, la comicità e le situazioni oltre il limite dell’assurdo contribuisco al successo dell’operazione.

Da notare la scarsa presenza di fanservice per gli uomini, mentre assistiamo invece a molti “momenti torso nudo” maschili, anche a sproposito. E se il povero Yan Zi Xian, protagonista maschile, riesce spesso a fare una magrissima figura (tanto che gli disegnano perfino inesistenti addominali col trucco… ma perché? Vestitelo!), Parker Mao, interprete del generale ribelle, esprime una fisicità decisamente più consistente e molto più attraente agli occhi. Peccato che spesso lo abbiano unto troppo, distruggendo parte del risultato.

Ora, dobbiamo dirlo chiaro: la logica in questo drama è pressoché inesistente, bisogna prendere le cose come sono, senza cercarvi chissà quale verosimiglianza. E’ una serie messa lì per farci ridere. In apparenza. Perché invece, e senza neppure camuffarlo troppo, viene portato avanti un discorso femminista forte: la protagonista dimostra a ogni piè sospinto di essere perfettamente in grado di fare quello che farebbe un uomo. E’ forte nel corpo, nello spirito e nell’intelletto, senza sentire bisogno di dimostrare la propria forza aggredendo qualcuno. Si difende quando serve, senza malignità, ma con decisione, e lo fa in proprio, senza tema di sporcarsi le mani. E in quanto a strategia, non ha rivali. Nel contempo, ci ammanniscono anche più di un discorsetto sui gloriosi benefici del comunismo (ovviamente senza nominarlo). Ma tant’è. Quante volte abbiamo sentito la tiritera del grande sogno americano e dell’immensa bontà degli USA che difendono la libertà del mondo? Non rispondetemi, era una domanda retorica.

Gli attori sono stati molto bravi. Specialmente la protagonista, Zhang Yue Nan, ha saputo interpretare il suo ruolo con una mimica facciale decisamente accattivante e un portamento potente. Un vero mastino, trasudante autorità e determinazione: nessuno potrebbe non riconoscerla come padrona del suo destino, ma anche nelle parti più dolci o dolorose ha saputo centrare l’obiettivo. Yan Zi Xian, protagonista maschile, si è difeso molto bene, ma senza essere all’altezza della sua compagna, non per demerito suo, ma perché il ruolo femminile era decisamente più interessante. Parker Mao, il generale ribelle, ha reso il suo personaggio con grande fisicità. Peccato gli abbiano imposto delle terribili risate, come spesso accade in questo tipo di drama. Stesso destino prescritto a Fan Wei, che interpreta magistralmente due gemelle psicopatiche, fin quando si affida ad una mimica facciale decisamente inquietante, ma che distrugge l’ottimo effetto appena è costretta a prodursi in risate raccapriccianti… e non per l’orrore. Il cast in generale ha recitato molto bene, tenuto conto che si tratta di una commedia, e del tipo di commedia che è: se alcune parti sono esageratamente calcate, possiamo tranquillamente ritenere che sia una scelta registica, e non ci sta neppure male.

Nonostante non si tratti di un drama ad alto budget, costumi e ambientazioni sono più che dignitosi e, per quanto non numerosi, sono comunque sufficienti a dare una buona impressione. Il commento musicale fa il suo dovere, pur senza brillare. Insomma, in generale si tratta di una produzione gradevole, adatta a qualche ora di svago senza troppe pretese. A volte è meglio uno spettacolo dichiaratamente sciocco rispetto a uno che si prende troppo sul serio e non centra l’obiettivo. Qui, l’obiettivo è due volte centrato: ci si diverte e c’è un messaggio ben veicolato.

Da segnalare che, dopo i titoli di coda, ci lasciano intendere che potrebbe esserci un sequel. Il condizionale è d’obbligo, considerato quante serie necessiterebbero di una continuazione, senza mai ottenerla. Ad ogni modo, la storia è finita, e bene, anche così com’è. Ignorate gli ultimi secondi, e andrà bene così.