Recensione
Fruits Basket
9.0/10
Questo manga ha un posto speciale nel mio cuore e non manco mai di consigliarlo a tutti, soprattutto a chi si accosta al mondo dei manga. La storia parte come shojo abbastanza classico, ambientazione scolastica, pone le basi per un triangolo romantico, e la protagonista è la classica bellina, che sa di poco, ma è un distillato di bontà.
Ecco, Tohru, la protagonista, è il personaggio a mio parere più debole in assoluto nella storia. La reggo molto poco, lo ammetto. La sua sola presenza ha un che di salvifico, quasi un essere miracoloso che riporta linfa vitale e amore in qualunque anima persa con cui viene a contatto. Un po' troppo, a mio avviso, anche perchè non fa assolutamente nulla, se non trovare sempre una parola buona per chiunque, in qualsiasi situazione, anche quando si trova in grave pericolo. Se prova un sentimento negativo, si sente in colpa, si sente un mostro. E quando non salva l'anima di qualcuno, fa la svampita.
Con una premessa così, viene da chiedersi cosa ci sia di bello in questo manga. Beh, tutto il resto. La varietà di emozioni e di umanità che ci offrono i componenti della famiglia Sohma è molto vasta e vengono trattate ad ampissimo raggio mille sfaccettature dell'animo umano, odio, rancore, vendetta, invidia, pietà, compassione, senso di superiorità e di inferiorità, ma anche amore, rinascita, accettazione di sé e degli altri, amicizia, onestà, fiducia in se stessi e nel prossimo. Il tema genitori/figli, in particolare, è analizzato sotto diversi profili: i rapporti, o non rapporti, che ogni personaggio ha con la propria famiglia costituisce una caratterizzazione molto forte del singolo. Ogni personaggio racchiude un mondo complesso. Non ci sono (a parte Thoru) personaggi bidimensionali, anzi, nel corso della storia emergono lati oscuri, o comunque molto più profondi di quelli apparenti. Personaggi come Kyo, Yuki, Shigure (soprattutto Shigure, un personaggio estremamente complesso ed affascinante), ma anche Kagura, Akito, Hatori, prendono letteralmente vita ed è impossibile non identificarsi non le loro emozioni, i sentimenti che di volta in volta esprimono, è impossibile non pensare "anche io mi sono sentita così, almeno una volta" o "capisco perfettamente cosa vuol dire".
Il lato oscuro dell'opera viene introdotto in uno dei capitoli iniziali, quando il clima è ancora molto leggero e scolastico, con una frase di Hatori a Thoru: tutto questo, cioè le trasformazioni in animali, sembra qualcosa di bello, di divertente, ma è oscuro e maledetto. E infatti, via via, la sensei Takaya, seminando (magistralmente) indizi e immagini che verranno richiamate e spiegate più avanti, imposta una trama ricca di segreti, collegamenti fra i personaggi, con una visione unitaria e complessiva che trovo perfetta. Come accade spesso, anche questo manga era nato come storia molto più breve, ed è stato allungato per l'ottimo riscontro di pubblico, ma la storia è sempre lineare, i richiami sempre puntuali, senza lasciare buchi di trama o inserimenti di personaggi o vicende fuori contesto, e l'opera risulta perfettamente unitaria. La forte malinconia che permea la vicenda è bilanciata da momenti divertenti e gags riuscite. E' una storia di rinascita e speranza, che veicola messaggi molto positivi ed è in grado di emozionare.
Due parole sui disegni: inizialmente più "appuntiti", diventano, via via, sempre più "seriosi", abbastanza uniformi in verità (i lineamenti dei personaggi sono sostanzialmente tutti uguali, cambiano occhi, capelli e vestiti); tuttavia, questo rende bene l'idea della crescita dei personaggi, sia come maturazione emotiva e personale, sia in senso anagrafico (e sotto questo aspetto risulta più un difetto nei personaggi già adulti come Shigure, Hatori e Ayame) e, soprattutto, il passaggio dalla fase iniziale, leggera e giocosa, a quella dei misteri e della maledizione di casa Sohma. Mi piace moltissimo il modo di indicare chi sta parlando, nelle vignette con i soli balloons, mediante un disegno del simbolo del personaggio (l'animale per i Sohma, l'onigiri per Thoru, il pesce per Uo e il fiore per Hana); altra cosa, la sensei utilizza benissimo il contrasto luce/ombra per evidenziare la differenze fra il positivo ed il negativo (in una scena molto bella, ad esempio, Hatori entra alla residenza principale, e, dalla piena luce di fuori, varca la soglia e viene inghiottito nell'ombra). In conclusione, è un'opera da leggere, che lascia dentro emozione e una bella sensazione di speranza.
Ecco, Tohru, la protagonista, è il personaggio a mio parere più debole in assoluto nella storia. La reggo molto poco, lo ammetto. La sua sola presenza ha un che di salvifico, quasi un essere miracoloso che riporta linfa vitale e amore in qualunque anima persa con cui viene a contatto. Un po' troppo, a mio avviso, anche perchè non fa assolutamente nulla, se non trovare sempre una parola buona per chiunque, in qualsiasi situazione, anche quando si trova in grave pericolo. Se prova un sentimento negativo, si sente in colpa, si sente un mostro. E quando non salva l'anima di qualcuno, fa la svampita.
Con una premessa così, viene da chiedersi cosa ci sia di bello in questo manga. Beh, tutto il resto. La varietà di emozioni e di umanità che ci offrono i componenti della famiglia Sohma è molto vasta e vengono trattate ad ampissimo raggio mille sfaccettature dell'animo umano, odio, rancore, vendetta, invidia, pietà, compassione, senso di superiorità e di inferiorità, ma anche amore, rinascita, accettazione di sé e degli altri, amicizia, onestà, fiducia in se stessi e nel prossimo. Il tema genitori/figli, in particolare, è analizzato sotto diversi profili: i rapporti, o non rapporti, che ogni personaggio ha con la propria famiglia costituisce una caratterizzazione molto forte del singolo. Ogni personaggio racchiude un mondo complesso. Non ci sono (a parte Thoru) personaggi bidimensionali, anzi, nel corso della storia emergono lati oscuri, o comunque molto più profondi di quelli apparenti. Personaggi come Kyo, Yuki, Shigure (soprattutto Shigure, un personaggio estremamente complesso ed affascinante), ma anche Kagura, Akito, Hatori, prendono letteralmente vita ed è impossibile non identificarsi non le loro emozioni, i sentimenti che di volta in volta esprimono, è impossibile non pensare "anche io mi sono sentita così, almeno una volta" o "capisco perfettamente cosa vuol dire".
Il lato oscuro dell'opera viene introdotto in uno dei capitoli iniziali, quando il clima è ancora molto leggero e scolastico, con una frase di Hatori a Thoru: tutto questo, cioè le trasformazioni in animali, sembra qualcosa di bello, di divertente, ma è oscuro e maledetto. E infatti, via via, la sensei Takaya, seminando (magistralmente) indizi e immagini che verranno richiamate e spiegate più avanti, imposta una trama ricca di segreti, collegamenti fra i personaggi, con una visione unitaria e complessiva che trovo perfetta. Come accade spesso, anche questo manga era nato come storia molto più breve, ed è stato allungato per l'ottimo riscontro di pubblico, ma la storia è sempre lineare, i richiami sempre puntuali, senza lasciare buchi di trama o inserimenti di personaggi o vicende fuori contesto, e l'opera risulta perfettamente unitaria. La forte malinconia che permea la vicenda è bilanciata da momenti divertenti e gags riuscite. E' una storia di rinascita e speranza, che veicola messaggi molto positivi ed è in grado di emozionare.
Due parole sui disegni: inizialmente più "appuntiti", diventano, via via, sempre più "seriosi", abbastanza uniformi in verità (i lineamenti dei personaggi sono sostanzialmente tutti uguali, cambiano occhi, capelli e vestiti); tuttavia, questo rende bene l'idea della crescita dei personaggi, sia come maturazione emotiva e personale, sia in senso anagrafico (e sotto questo aspetto risulta più un difetto nei personaggi già adulti come Shigure, Hatori e Ayame) e, soprattutto, il passaggio dalla fase iniziale, leggera e giocosa, a quella dei misteri e della maledizione di casa Sohma. Mi piace moltissimo il modo di indicare chi sta parlando, nelle vignette con i soli balloons, mediante un disegno del simbolo del personaggio (l'animale per i Sohma, l'onigiri per Thoru, il pesce per Uo e il fiore per Hana); altra cosa, la sensei utilizza benissimo il contrasto luce/ombra per evidenziare la differenze fra il positivo ed il negativo (in una scena molto bella, ad esempio, Hatori entra alla residenza principale, e, dalla piena luce di fuori, varca la soglia e viene inghiottito nell'ombra). In conclusione, è un'opera da leggere, che lascia dentro emozione e una bella sensazione di speranza.