Recensione
Turn to me Mukai-kun
8.0/10
"Turn to me Mukai-Kun" è una serie definibile commedia e slice of life del 2023 composta da 10 episodi di circa un'ora di durata e disponibile sulla nota piattaforma streaming. Il dorama è tratto dall'omonimo manga josei di Yōko Nemu iniziato nel 2020 e ancora in corso di pubblicazione in Giappone ma inedito in Italia.
La trama è in apparenza tra le più semplici e banali che si possano vedere: nulla di particolarmente originale in quanto il protagonista Satoru Mukai - interpretato da Eiji Akaso (attore e modello salito alle luci della ribalta con la serie "Cherry magic!" nel 2020) - è un impiegato 33enne ancora single che vive in casa con i genitori e la sorella spostata con un cuoco e gestore del ristorante che poi sarà il "teatro" di tante gag e scene della serie.
Attesi i classici canoni della società nipponica (e non solo...), il buon Satoru soffre il suo status di celibe che, come si vedrà nella serie sembra più "per scelta altrui" che per incapacità proprie. I primi episodi della serie sono dedicati alle potenziali "peripezie sentimentali" di Satoru che come un adolescente alle prime armi si cimenta in diverse storie iniziando a maturare l'idea che vorrebbe trovare l'anima gemella.
E sono gli episodi più divertenti e grotteschi/surreali: Satoru appare si come l'imbranato per antonomasia ma resta sempre coerente con i propri principi in cui crede fermamente e cui non vuole transigere. E alla luce di quanto accade negli episodi, alla fine da personaggio ingenuo al limite dello stupido appare agli occhi dello spettatore come quello che alla fine potrebbe sembrare (o essere?) dalla parte del giusto...anche grazie all'amicizia che costruisce con la protagonista femminile Kōki Sakaido (interpretata da Haru Minami che mi è capitato di vedere in "Saving my stupid youth").
I dialoghi tra Satoru e Koki e in generale con gli altri personaggi femminili sono il vero pezzo forte della serie. In particolare, quelli tra i due protagonisti sono molto originali, improntati all'amicizia più genuina e disinteressata e rappresentano uno spaccato sul mondo dei trentenni giapponesi, ormai collocati nel mondo del lavoro anche in modo vincente/gratificante ma ancora così lontani da trovare la loro dimensione interiore a livello di coscienza di sè e la soddisfazione nel campo sentimentale.
Koki rappresenta la confidente di Satoru quando quest'ultimo muove i suoi passi nelle più improbabili storie d'amore: la franchezza con cui lo "bastona" letteralmente è si comica ma anche probabilmente non facile da digerire visto che Satoru sembra un immaturo alle prime armi...
Con l'avanzare della trama, il buon Satoru ritrova la ex ragazza dei tempi universitari (e dalla quale sembrava non essersi più ripreso sentimentalmente) e dopo la parte comica della serie inizia quella più "seria" e "impegnata" in cui "Turn to me Mukai-Kun" sembra assurgere alla rappresentazione di un vero e proprio affresco di una generazione di trentenni in apparenza immatura ed insicura, sempre in apparenza restia a prendersi le proprie responsabilità.
Di certo una serie leggera come questa si astiene dal cercare una risposta e, a mio avviso, fa bene. Si limita a mettere a nudo i suoi personaggi in modo anche comico mostrandone tutte le fragilità, le frustrazioni e gli isterismi.
Se proprio la serie sembra essere in senso lato "critica", non lo fa certo nei confronti dei protagonisti perché li tratta comunque con empatia in quanto fondamentalmente essi non fanno altro che essere alla costante ricerca della "felicità" che sembra essere imposta dal sistema e dalle consuetudini sociali. Sembra che voglia trasmetterci il messaggio che “la felicità è la cosa più semplice: ma quanti, oggi, si affannano per trasformarla in lavori forzati.” (F. Truffaut).
E il modo con cui alcuni personaggi (tra cui la ex ragazza di Satoru), pur avendo la felicità a portata di mano, sembrano non avere il coraggio di afferrarla e preferiscono scappare, è il manifesto di una generazione inquieta che non sembra trovare pace anche perché in fondo "la fuga serve solo a portare altrove le tue inquietudini” (M. Gramellini)
Quindi "Turn to me Mukai-Kun" non è una rom-com? Io risponderei di si. Anche se nel finale Satoru porterà a compimento il suo percorso durato tutta la serie, l'atteggiamento di Koki lascia l'indeterminatezza che ha caratterizzato tutti i personaggi della serie, anche quelli che come la sorella di Satoru, coniugata, sceglie di separarsi dal marito perché pensa che i loro sentimenti non dovessero essere rappresentati per forza da un vincolo formale quale il matrimonio...
Di sicuro la serie da un immagine molto piatta, tradizionale e piuttosto semplicistica dei personaggi maschili ma anche quella piuttosto complessa, insicura e contorta di quelli femminili. A livello registico ho apprezzato tanto anche lo stratagemma della narrazione degli opposti "point of view" di una medesima situazione: mi riferisco alle azioni e retropensieri di Satoru con le ragazze con cui si relazionava viste e raccontate anche da punto di vista femminile... di una comicità esilarante per come uno "pensava fosse amore e invece era un calesse"...
Insomma, per concludere "Turn to me Mukai-Kun" è una serie che "resta coerente al suo protagonista" fino alla fine.
Nelle commedie romantiche, siamo abituati ad avere tutta la trama coerente al possibile lieto fine... Tuttavia come tutti sappiamo per esperienza personale la vita è imprevedibile, disordinata, incoerente e talvolta folle, le relazioni sono complicate, a volte è difficile definire le persone, cose e avvenimenti che ci accadono e per trovare il bandolo della matassa finiamo per incartarci e impazzire...
E le relazioni non hanno (sempre) bisogno di aderire a uno standard prestabilito da altri o dalla società o dalle consuetudini.
Pertanto il finale della serie è a suo modo coerente con questa visione: non fornire una risposta assoluta e valida per tutti.
Forse spetta allo spettatore immaginare se e come possa continuare. In fondo “noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura” (Voltaire).
La trama è in apparenza tra le più semplici e banali che si possano vedere: nulla di particolarmente originale in quanto il protagonista Satoru Mukai - interpretato da Eiji Akaso (attore e modello salito alle luci della ribalta con la serie "Cherry magic!" nel 2020) - è un impiegato 33enne ancora single che vive in casa con i genitori e la sorella spostata con un cuoco e gestore del ristorante che poi sarà il "teatro" di tante gag e scene della serie.
Attesi i classici canoni della società nipponica (e non solo...), il buon Satoru soffre il suo status di celibe che, come si vedrà nella serie sembra più "per scelta altrui" che per incapacità proprie. I primi episodi della serie sono dedicati alle potenziali "peripezie sentimentali" di Satoru che come un adolescente alle prime armi si cimenta in diverse storie iniziando a maturare l'idea che vorrebbe trovare l'anima gemella.
E sono gli episodi più divertenti e grotteschi/surreali: Satoru appare si come l'imbranato per antonomasia ma resta sempre coerente con i propri principi in cui crede fermamente e cui non vuole transigere. E alla luce di quanto accade negli episodi, alla fine da personaggio ingenuo al limite dello stupido appare agli occhi dello spettatore come quello che alla fine potrebbe sembrare (o essere?) dalla parte del giusto...anche grazie all'amicizia che costruisce con la protagonista femminile Kōki Sakaido (interpretata da Haru Minami che mi è capitato di vedere in "Saving my stupid youth").
I dialoghi tra Satoru e Koki e in generale con gli altri personaggi femminili sono il vero pezzo forte della serie. In particolare, quelli tra i due protagonisti sono molto originali, improntati all'amicizia più genuina e disinteressata e rappresentano uno spaccato sul mondo dei trentenni giapponesi, ormai collocati nel mondo del lavoro anche in modo vincente/gratificante ma ancora così lontani da trovare la loro dimensione interiore a livello di coscienza di sè e la soddisfazione nel campo sentimentale.
Koki rappresenta la confidente di Satoru quando quest'ultimo muove i suoi passi nelle più improbabili storie d'amore: la franchezza con cui lo "bastona" letteralmente è si comica ma anche probabilmente non facile da digerire visto che Satoru sembra un immaturo alle prime armi...
Con l'avanzare della trama, il buon Satoru ritrova la ex ragazza dei tempi universitari (e dalla quale sembrava non essersi più ripreso sentimentalmente) e dopo la parte comica della serie inizia quella più "seria" e "impegnata" in cui "Turn to me Mukai-Kun" sembra assurgere alla rappresentazione di un vero e proprio affresco di una generazione di trentenni in apparenza immatura ed insicura, sempre in apparenza restia a prendersi le proprie responsabilità.
Di certo una serie leggera come questa si astiene dal cercare una risposta e, a mio avviso, fa bene. Si limita a mettere a nudo i suoi personaggi in modo anche comico mostrandone tutte le fragilità, le frustrazioni e gli isterismi.
Se proprio la serie sembra essere in senso lato "critica", non lo fa certo nei confronti dei protagonisti perché li tratta comunque con empatia in quanto fondamentalmente essi non fanno altro che essere alla costante ricerca della "felicità" che sembra essere imposta dal sistema e dalle consuetudini sociali. Sembra che voglia trasmetterci il messaggio che “la felicità è la cosa più semplice: ma quanti, oggi, si affannano per trasformarla in lavori forzati.” (F. Truffaut).
E il modo con cui alcuni personaggi (tra cui la ex ragazza di Satoru), pur avendo la felicità a portata di mano, sembrano non avere il coraggio di afferrarla e preferiscono scappare, è il manifesto di una generazione inquieta che non sembra trovare pace anche perché in fondo "la fuga serve solo a portare altrove le tue inquietudini” (M. Gramellini)
Quindi "Turn to me Mukai-Kun" non è una rom-com? Io risponderei di si. Anche se nel finale Satoru porterà a compimento il suo percorso durato tutta la serie, l'atteggiamento di Koki lascia l'indeterminatezza che ha caratterizzato tutti i personaggi della serie, anche quelli che come la sorella di Satoru, coniugata, sceglie di separarsi dal marito perché pensa che i loro sentimenti non dovessero essere rappresentati per forza da un vincolo formale quale il matrimonio...
Di sicuro la serie da un immagine molto piatta, tradizionale e piuttosto semplicistica dei personaggi maschili ma anche quella piuttosto complessa, insicura e contorta di quelli femminili. A livello registico ho apprezzato tanto anche lo stratagemma della narrazione degli opposti "point of view" di una medesima situazione: mi riferisco alle azioni e retropensieri di Satoru con le ragazze con cui si relazionava viste e raccontate anche da punto di vista femminile... di una comicità esilarante per come uno "pensava fosse amore e invece era un calesse"...
Insomma, per concludere "Turn to me Mukai-Kun" è una serie che "resta coerente al suo protagonista" fino alla fine.
Nelle commedie romantiche, siamo abituati ad avere tutta la trama coerente al possibile lieto fine... Tuttavia come tutti sappiamo per esperienza personale la vita è imprevedibile, disordinata, incoerente e talvolta folle, le relazioni sono complicate, a volte è difficile definire le persone, cose e avvenimenti che ci accadono e per trovare il bandolo della matassa finiamo per incartarci e impazzire...
E le relazioni non hanno (sempre) bisogno di aderire a uno standard prestabilito da altri o dalla società o dalle consuetudini.
Pertanto il finale della serie è a suo modo coerente con questa visione: non fornire una risposta assoluta e valida per tutti.
Forse spetta allo spettatore immaginare se e come possa continuare. In fondo “noi siamo tutti impastati di debolezze e di errori: perdonarci reciprocamente le nostre balordaggini è la prima legge di natura” (Voltaire).