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7.0/10
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Il mio primo contatto con “Prison School” è un qualcosa che non potrò mai dimenticare. Era l’estate del quarto anno di liceo, mese di luglio. Per la prima volta, io e il mio gruppo di amici riuscimmo ad organizzare una vacanza tutti insieme, in una piccola località di mare in Campania. Per ben due settimane, ci divertimmo come matti e approfondimmo la nostra amicizia, come suole accadere nel periodo dell’adolescenza. La mattina, la sveglia non suonava troppo tardi, perché, dopo una lauta colazione al bar, dovevamo andare tutti al mare a giocare a sette si schiaccia. A ora di pranzo, ovviamente, si tornava tutti a casa, si cucinava e si mangiava un abbondante quantitativo di pasta. Prima di tornare sulla spiaggia, dove ad attenderci ci sarebbe stata la seconda sessione di sette si schiaccia, noi ragazzi ci radunavamo intorno ad un tavolo e un tablet per vedere, tutti insieme, le puntate dell’anime di “Prison School”. Inutile dire che fu amore a prima vista, infatti, quando tornai a casa dalla lunga vacanza, decisi di vedermelo di nuovo, ma questa volta in completa solitudine. Il rewatch delle dodici puntate bastò appena per soddisfare la mia voglia di “Prison School” che era alle stelle, ma all’epoca non ero ancora un lettore di manga; quindi, decisi di aspettare pazientemente l’arrivo di una seconda stagione, che, ancora oggi, resta il grande cruccio dei veri fan della storia. Per questo motivo, a quasi cinque anni di distanza – quanto scorre veloce il tempo! – ho finalmente deciso di leggere il manga di Akira Hiramoto, “Prison School”, vincitore del 37° premio Kodansha nella categoria miglior manga (categoria generale) ex aequo con “Gurazeni”, per scoprire finalmente a quale strambo destino sono andati incontro i cinque ragazzi del liceo Hachimistu.

L'Accademia Hachimitsu è sempre stata una scuola femminile famosa per i suoi severi standard comportamentali, tra cui l'assoluto divieto per le studentesse di interagire con persone di sesso maschile. Eppure, da quest'anno, l'accademia è stata aperta anche ai ragazzi, senza tuttavia che tale regola sia stata abolita. A complicare la vita dei nuovi iscritti, c'è il fatto che su un totale di mille studenti, solo cinque sono maschi, per di più timidi e impacciati nel cercare di approcciare una ragazza. Ma le cose sembrano andare bene per uno di loro, Fujino Kiyoshi, che fa amicizia con la più bella tra le sue compagne di classe, Chiyo Kurihara. Il ragazzo, però, non ha nemmeno il tempo di godere di tale fortuna che si trova coinvolto nel tentativo dei suoi "compagni di sventura" di spiare nel bagno femminile. Scoperti dalla spietata Associazione Studentesca Segreta, inizia per i cinque ragazzi un mese di lavori forzati in prigione, costretti a torture psicologiche e sessuali dai capi del comitato. Ma la cosa non sembra poi così male, visto quanto è sexy e disinibita la loro carceriera, la vicepresidente dell’Associazione Studentesca Segreta, Meiko Shiraki. La prigionia dei cinque adolescenti in erba è soltanto l’inizio di una lunga serie di avventure eccentriche e libidinose.

I primi nove volumi rappresentano l’apice dell’intera serie. Un capolavoro assoluto, un misto fenomenale di comicità ed ecchi. Costretti in prigione, dove subiscono le piacevoli angherie dei membri dell’Associazione Studentesca Segreta, i ragazzi vivono una serie di situazioni surreali, possibili soltanto alla stravagante Accademia Hachimistu. Tra gente che si caga letteralmente addosso, accuse di omosessualità e discutibili travestimenti da donna, nel corso dei primi nove volumi, mi sono ritrovato fin troppe volte a ridere da solo come un mentecatto, destando la preoccupazione di chi mi stava intorno. Alle vicende comiche, si sommano quelle sentimentali e, soprattutto, ecchi, che il più delle volte hanno come protagonista la formosa ed estroversa vicepresidente dell’Associazione Studentesca Segreta, Meiko Shiraki. Ad oggi, è sempre più raro trovare manga che propongano un certo tipo di scene senza censura e, per fortuna, “Prison School” rientra tra questi. Le vignette con protagonista la vicepresidente sono tra le migliori in assoluto. Lo credevo diversi anni fa, quando ero un adolescente nel pieno della propria tempesta ormonale, e ne sono convinto ancora oggi, a lettura ultimata e con qualche anno in più sulle spalle, perché la libidine fa parte dell’essere umano, specialmente di noi uomini. Per il resto, il vero mattatore di questa prima sensazionale saga è, ovviamente, il geniale generale di Nerima, Gakuto. Idolo assoluto, nonostante, anzi, forse proprio per merito delle tante disavventure a cui va incontro. Gakuto incarna perfettamente lo spirito iniziale della serie, per questo motivo, a mio parere, risulta il personaggio miglior riuscito della storia.

Oltrepassata la barriera dei nove volumi, il manga si mantiene su un buono standard per i successivi dieci, senza però toccare in alcun modo le vette della prima saga. Alcune situazioni si ribaltano, altre restano invariate e si ride sempre come matti. Verso la fine, però, cioè a partire dal volume venti circa, la storia vive un crollo tremendo, dovuto alla scelta di Hiramoto di continuare ad oltranza il manga, allungando troppo ed inutilmente il brodo. Alcuni volumi, neanche troppi a dire la verità, sono una piccola agonia, tanto da farmi faticare nella lettura, evenienza che capita molto di rado. Le risate diminuiscono, la storia si focalizza troppo su un unico ‘main event’ dilatando troppo la narrazione e, a conti fatti, resta in piedi solo la componente ecchi, che in diversi frangenti rivela la mente malata e perversa del sensei Hiramoto. Soltanto nei due volumi conclusivi la situazione sembra finalmente risollevarsi, per poi riprecipitare definitivamente sul finale vero e proprio della storia, anche se qui entrano in gioco i gusti meramente personali.

Attenzione: inizio parte spoiler

Più o meno dagli inizi, il manga ti porta a desiderare due cose per il finale: il fidanzamento tra Chiyo e Kiyoshi, e il concorso estivo di miss maglietta bagnata. Alla fine della fiera, però, nessuno dei due desideri trova realizzazione. E se sono disposto a chiudere un occhio sulla scelta di trasformare Chiyo nella nuova presidentessa dell’Associazione Studentesca Segreta, idea che può essere considerata un’autentica genialata, per quanto non in linea con ciò che a me sarebbe piaciuto vedere, non posso fare lo stesso per quel maledetto concorso di miss maglietta bagnata, per cui i ragazzi si sono tanto battuti e prodigati. Dopo ben 28 volumi, ritengo che i lettori meritassero la loro ricompensa, ma purtroppo così non è stato. Per quel che mi riguarda, questo è stato uno smacco irrimediabile, che ha inevitabilmente peggiorato il mio giudizio finale sull’opera.

Fine parte spoiler

Ben poco da dire sui disegni. Il tratto di Akira Hiramoto è molto pulito e il mangaka è estremamente bravo nel disegnare le forme femminili, un po’ alla Kentaro Yabuki. Il suo tratto rende unico il manga, tant’è che andando a leggere lo spin-off dedicato alla vicepresidente, disegnato da Redrop (Otsumami), ho notato la differenza.

In conclusione, posso dire a malincuore che “Prison School” è stato una delusione, anche se non troppo profonda. Nonostante la valutazione tutto sommato positiva, ciò che tiene in alto il nome della serie è e resta la prima saga, di cui, però, esiste la trasposizione animata di appena dodici episodi altrettanto, se non addirittura più bella e divertente. Indi per cui, consiglierei la lettura del manga di “Prison School” soltanto a coloro i quali hanno tempo e voglia a disposizione per leggersi qualcosa di totalmente fuori dagli schemi, ma che talvolta potrebbe non soddisfare neanche i gusti del lettore più pervertito esistente sulla faccia della Terra.