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Hiroyasu Ishida esordisce alla regia di un lungometraggio anime tratto dall’omonimo romanzo di Tomihiko Morimicon, dando vita così a un assurdo insieme dove la ricerca della più logica spiegazione apre un vero e proprio mare di possibilità inaspettate.

La routine del piccolo genio Aoyama viene notevolmente sconvolta dall’inspiegabile apparizione di tanti pinguini nel bel mezzo della sua città; indagando al riguardo, arriverà a una serie di assurde constatazioni, soprattutto riguardanti il rapporto che ha da sempre con la “sorellona”, una ragazza più grande di cui è invaghito, e sulle sue inaspettate doti che porteranno a conseguenze altrettanto inaspettate.

Un originale quadro dove però l’aspetto più fantasioso riesce a convivere appieno con gli elementi più realistici, che paradossalmente si rivelano essere in fondo il vero centro del mistero.
Man mano si fa più evidente infatti come il fulcro della vicenda sia la crescita di Aoyama, la cui ferrea logica gli permette di ergersi intellettualmente al di sopra di tutto e tutti, ma esponendo in questo anche la sua immaturità di bambino nel cercare di comprendere a fondo situazioni ben più essenziali, in forte contrasto con la ben più aperta ai sentimenti “sorellona”, specialmente in relazione alle apparizioni dei pinguini.

Pur risultando dunque intrigante e ben illustrato, il film non è comunque esente da evidenti difetti, dovuti forse proprio al suo essere un’opera prima, soffrendo in particolare di un ritmo altalenante nello sviluppo di determinate svolte di trama, della non del tutto riuscita combinazione tra 2D e 3D, e forse di una durata che per alcuni potrebbe risultare troppo lunga, ma senza per questo affossare tutti quegli aspetti descritti prima che ci riconducono agli istinti più intimi e familiari anche nel mezzo della più inventiva atmosfera.

In sostanza, un buon titolo incompleto, ma non per questo privo di ottimi e simpatici spunti da godere nella più caotica allegria.