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Leggendo il titolo “Days with My Stepsister”, si potrebbe pensare immediatamente a una trama ricca di cliché, con situazioni già viste e un finale prevedibile. In effetti, è proprio così. Le vicende seguono esattamente ciò che ci si aspetta, ma il modo in cui vengono raccontate mi ha fatto apprezzare la serie. Sin dall'inizio si percepisce un ritmo pacato e misurato, dove dialoghi e pensieri vengono sviluppati con la giusta calma. Il character design dei personaggi è ben costruito, ad eccezione forse di quello dei genitori, un po' troppo deboli a livello caratteriale, sembrano quasi più infantili dei loro stessi figli.

Da sfondo alle vicende c’è il tema della separazione dei genitori, che ha inevitabilmente lasciato cicatrici nell'adolescenza dei protagonisti. Saki si sente costantemente in colpa per i sacrifici che sua madre ha dovuto affrontare da sola per non farle mancare nulla, mentre Yuta ha perso fiducia nel genere femminile a causa dell'abbandono della madre quando era piccolo. Sebbene questo tema serva da pretesto per l'inizio della storia, la separazione è comunque palpabile. Ogni evento richiama l'esperienza vissuta dai ragazzi e il dramma che sono stati costretti ad affrontare. Un argomento tristemente attuale, trattato con delicatezza, senza indugiare troppo sulla sofferenza, ma piuttosto per far comprendere l'ambiente in cui stanno crescendo e maturando i loro sentimenti adolescenziali.

La storia inizia con Yuta e Saki che, da un giorno all'altro, si trovano a condividere la stessa casa. I loro genitori hanno celebrato un matrimonio lampo, e solo successivamente le due famiglie, ora unite, hanno avuto modo di conoscersi. È in questo contesto che i due ragazzi, coetanei, si incontrano per la prima volta. Dopo poche battute, si rendono subito conto di quanto siano simili, sia nel carattere che nei modi di fare. Entrambi sono estroversi, amano i momenti di solitudine, esprimono le loro opinioni in modo diretto e disprezzano l'ipocrisia. Questa somiglianza li spinge ad aprirsi l'uno con l'altro come mai avevano fatto con nessuno prima, e attraverso il loro legame, scopriremo gradualmente le loro storie passate.

Poi vabbè, il resto vien da sé…

Ho apprezzato molto i dialoghi tra Yuta e Saki ogni volta che discutono del loro rapporto; sempre caratterizzati da una compostezza e chiarezza che li rende intensi. Il silenzio di sottofondo contribuisce a far concentrare lo spettatore sulla serietà della conversazione, permettendo di cogliere meglio le emozioni che i due stanno vivendo in quel momento. Si percepisce il loro conflitto interiore, divisi tra i sentimenti profondi che iniziano lentamente a provare l’uno per l’altro e il desiderio di costruire un legame sano come fratello e sorella. La regia riesce abilmente a trasmettere le incertezze che li affliggono, mantenendo l’equilibrio senza scivolare nella banalità.

In contrasto con i caratteri estroversi dei protagonisti, i loro migliori amici, Narasaka per Saki e Yomiuri per Yuta, presentano personalità opposte. Allegri e spensierati, aggiungono una nota di leggerezza alla serie, evitando che assuma toni troppo drammatici. Entrambi, in modo a volte un po' insistente, incoraggiano i protagonisti a confessare i loro sentimenti. Questo rende sempre più chiaro a tutti ciò che sta nascendo tra di loro... tranne che ai diretti interessati, naturalmente.

Il design è ben realizzato, con una grafica accattivante, ma peccato per la mancanza di dettagli, sia negli sfondi che nei volti dei personaggi visti da lontano. Potrebbe essere stata una scelta tecnica, ma non l'ho molto apprezzata. La sceneggiatura presenta alcune lacune, come il mistero attorno a Saki, di cui si parla nelle prime puntate senza mai tornarci sopra, e il rapporto tra Yuta e Yomiuri, che inizialmente sembra promettere uno sviluppo ma non arriva mai a una vera conclusione. Inoltre, manca completamente di colpi di scena, e questo è evidente, poiché ci sono diverse opportunità che non vengono sfruttate. Il genere si presta bene a frasi non dette e situazioni ambigue, creando quella sensazione di imbarazzo e permettendo di vivere le stesse emozioni dei personaggi in quei momenti. Diciamo che si poteva osare di più.

Adesso desidero condividere alcune riflessioni su quest'opera, quindi avviso i lettori che seguiranno SPOILER.

Mi è piaciuto molto che i due cerchino in ogni modo di nascondere i sentimenti che stanno nascendo. Da un lato, hanno dei dubbi se si tratti di amore fraterno o di un vero e proprio amore (dopo tutto, a sedici anni non hanno ancora avuto esperienze simili), e dall'altro sono ben consapevoli che lasciarsi andare in quel contesto sarebbe sbagliato. Lo fanno con grande maturità, e un aspetto che evidenzia la loro crescita è il modo in cui reprimono ciò che provano, nel rispetto dei genitori, desiderosi di costruire finalmente una famiglia felice. In realtà, Saki è la prima a rendersi conto che sta nascendo qualcosa; già dalle prime puntate inizia a mettere in discussione ciò che prova, mentre Yuta sembra accorgersene solo negli episodi finali, un fatto che non mi ha entusiasmato. Questo ha dato l'impressione che la protagonista sia solo Saki, anziché entrambi.

Mi voglio soffermare su due episodi che non hanno ricevuto uno sviluppo adeguato. Il primo riguarda Saki e le voci che la accusano di “vendere il proprio corpo”. Sebbene lei sembri aver confermato queste voci più di una volta, è chiaro che lo fa più per provocare che per ammettere la verità. Nella terza puntata poi, viene rappresentata una scena in cui entra nel letto di Yuta in biancheria intima, sussurrandogli se sia disposto a comprare il suo corpo. Da quel momento, però, non se ne parla più, non accade nulla, e non si chiarisce se quelle dicerie siano vere o meno. Forse c’è un accenno nel colloquio finale tra Saki e la professoressa universitaria, in cui si intuisce che quelle voci erano solo pettegolezzi; almeno, è così che l’ho interpretato.

L'altro episodio riguarda il rapporto tra Yuta e Yomiuri. I due lavorano insieme in libreria e sembrano molto affiatati. Lei, essendo leggermente più grande e sua senpai, lo sprona più volte a dichiararsi a Saki. Si percepisce che nutre sentimenti per Yuta, infatti, dopo averlo astutamente invitato a vedere un film insieme, all'uscita dalla sala si fermano davanti a un distributore automatico. Lì, utilizzando una citazione dal film appena visto, sorprende più noi spettatori che Yuta stesso, il quale risponde con un’altra citazione. Non sono riuscito a capire se stesse parlando sul serio o se fosse solo uno scherzo, poiché l'atmosfera creata dal regista sembrava molto seria. Anche in questo caso, la sceneggiatura presenta una mancanza, non chiarendo né sviluppando mai completamente il rapporto tra i due.

In conclusione, la serie mi è piaciuta molto, l’ho recuperata a fine stagione e l'ho vista in circa tre giorni, perché, nonostante la sceneggiatura non sia il massimo, la voglia di passare subito all'episodio successivo è sempre presente.