Recensione
Kai duan
7.0/10
"Reset" ha rappresentato per me una sopresa. E' la mia prima serie cinese (ho all'attivo lungometraggi e animazioni) e devo riconoscere che mi è sembrato un prodotto di buona fattura al netto di alcune ingenuità e forzature più di trama che di realizzazione.
L'idea di vivere un loop temporale continuo, inizialmente contro la propria volontà, non è sicuramente un elemento originalissimo. Una decina di anni fa al cinema avevo avuto modo di vedere "Edge of Tomorrow - Senza domani" com Tom Cruise e Emily Blunt, e la trama, eccezion fatta per l'ambientazione, segue il medesimo canovaccio: uno dei protagonisti rivive di continuo una sequenza della propria esistenza dopo essere deceduto, tornando indietro nel tempo per poter adottare degli accorgimenti e variare l'esito degli eventi. Il rewind è inizialmente subìto perché incomprensibile e inopinato, ma con il continuo ricorrere dei loop, nel protagonista matura una sempre maggior consapevolezza di come trarre vantaggio dalla situazione per modificare il futuro di cui conosce già il decorso, almeno fino al punto vissuto.
In "Reset" il plot è il medesimo: applicato alla realtà di oggi, con ambientazione in una grande città cinese, due ragazzi si ritrovano coinvolti in un incidente disastroso a bordo di un autobus di città in cui muoiono per l'esplosione del mezzo in collisione con un autocisterna ad un incrocio. Ma con somma sorpresa dei protagonisti, e dello spettatore, i due si ritrovano vivi e vegeti a bordo dello stesso mezzo una decina di minuti prima dell'esplosione a rivivere gli ultimi istanti del viaggio verso la morte.
Passato lo stupore iniziale, i due cominciano a interagire, a solidarizzare e a tentare di capire cosa sta loro accadendo per trovare una soluzione che possa prevenire il disastro che comporta la morte di tutti i passeggeri presenti sull'automezzo. "Reset, o "Kai Duan" (che in cinese dovrebbe significare "inizio"), assume inizialmente le vesti di un fantasy (non mi spingerei a definirlo sci-fi) in cui prevale il senso di disorientamento, dell'incapacità di comprensione di ciò che sta accadendo, e della scoperta lenta e progressiva del fenomeno del loop temporale da parte dei due protagonisti, che pragmaticamente si sforzano di scoprire e capire come evitare che avvenga il disastro, inclusa anche l'umana ed egoistica reazione di scappare e salvarsi, viste le difficoltà di spiegare alle altre persone e alla polizia l'evento del loop temporale.
Tale fase è ben realizzata, forse un po' troppo ripetitiva e a tratti anche un po' noiosa perché (ed ecco un primo limite di sceneggiatura che ho percepito) non fornisce alcuna spiegazione sull'origine del loop temporale: si verifica e basta, soddisfatte certe condizioni (morte o dormendo...). Ci si potrebbe chiedere: perché? Ex post e dopo aver visionato l'intera serie, si potrebbe pensare che il tutto si verifica per un tema quasi "spirituale" legato alla tragedia umana che si trova alla base dell'intera vicenda dell'incidente dell'autobus: il rimorso di non aver risolto un'ingiustizia tanto profonda quanto dolorosa. Un approccio molto orientale che per quanto ho potuto vedere in altre opere cinematografiche, o di animazione, sono legate al mancato passaggio delle anime dei deceduti allo stadio definitivo del nirvana, restando in una sorta di limbo, una terra di mezzo dove si ritrovano anche a interagire in qualche modo con i viventi, fino a quando la causa ostativa non si risolve.
Attenzione, l'interpretazione data all'accadimento del loop temporale è frutto di una mia interpretazione personale: nella serie non ci sono indizi che potrebbero avvalorare tale tesi ed è proprio per questo motivo che il loop temporale, per come è proposto, lascia l'impressione di essere un tema irrisolto.
Lentamente e inesorabilmente la serie vira in un mystery-thriller-poliziesco con nel finale delle lievi sfumature romance. Il loop temporale, da "protagonista" oggetto di indagine, diventa lo strumento per risolvere il mistero sotteso alla disgrazia, un mistero molto umano e anche molto triste in cui i ruoli di buoni e cattivi non saranno così netti come si vorrebbero far apparire, come del resto accade spesso nella realtà. Sempre evitando di spoilerare la trama, questa fase che porta al finale fin troppo buonista è caratterizzata da buon ritmo e azione facendo assomigliare "Kai Duan" ad un'altro film di produzione hollywoodiana che ho apprezzato: "Speed" con K. Reeves e S. Bullock. In un crescendo di scoperte sempre più accurate di dettagli sulle motivazioni sottese alla tragedia dell'autobus, si arriva alla soluzione finale. Anche in questo caso la serie presta il fianco a qualche critica: alcuni passaggi sono evidentemente forzati. Attenzione: la forzatura non risiede nelle fasi action, che in questo caso sono molto realistiche e prive di sequenza inverosimili per evitare l'incidente, quanto nelle fasi di scoperta dei vari indizi che consentiranno ai due protagonisti, in collaborazione con le forze dell'ordine, di risolvere il caso.
Dal punto di vista tecnico, la serie è pregevole: un giusto mix di action e fasi di indagine e con un ritmo poco orientale, espedienti registici appropriati senza eccessiva spettacolarizzazione e con una cura e realismo coerenti con la produzione. A livello di recitazione i due attori protagonisti riescono a rendere bene gli stati d'animo dei personaggi nelle varie fasi della storia. Onestamente ho preferito l'interpretazione dell'attore He Yun Xiao che impersona il ragazzo protagonista, e quella del capitano della polizia, rispetto all'attrice Shi Qing Li che ho percepito un po' piatta e poco calata nella parte, soprattutto nelle fasi iniziali e nelle scene più action.
"Reset" è la dimostrazione di come le produzioni orientali siano ormai mature da tempo per poter incontrare i gusti "occidentali", mantenendo comunque gli stilemi orientali che tanto vengono apprezzati da chi come me ha un debole per i momenti più introspettivi e "latu sensu" filosofici sulla esistenza, sulla condizione umana, le sue ingiustizie e i relativi rimorsi e rimpianti.
L'idea di vivere un loop temporale continuo, inizialmente contro la propria volontà, non è sicuramente un elemento originalissimo. Una decina di anni fa al cinema avevo avuto modo di vedere "Edge of Tomorrow - Senza domani" com Tom Cruise e Emily Blunt, e la trama, eccezion fatta per l'ambientazione, segue il medesimo canovaccio: uno dei protagonisti rivive di continuo una sequenza della propria esistenza dopo essere deceduto, tornando indietro nel tempo per poter adottare degli accorgimenti e variare l'esito degli eventi. Il rewind è inizialmente subìto perché incomprensibile e inopinato, ma con il continuo ricorrere dei loop, nel protagonista matura una sempre maggior consapevolezza di come trarre vantaggio dalla situazione per modificare il futuro di cui conosce già il decorso, almeno fino al punto vissuto.
In "Reset" il plot è il medesimo: applicato alla realtà di oggi, con ambientazione in una grande città cinese, due ragazzi si ritrovano coinvolti in un incidente disastroso a bordo di un autobus di città in cui muoiono per l'esplosione del mezzo in collisione con un autocisterna ad un incrocio. Ma con somma sorpresa dei protagonisti, e dello spettatore, i due si ritrovano vivi e vegeti a bordo dello stesso mezzo una decina di minuti prima dell'esplosione a rivivere gli ultimi istanti del viaggio verso la morte.
Passato lo stupore iniziale, i due cominciano a interagire, a solidarizzare e a tentare di capire cosa sta loro accadendo per trovare una soluzione che possa prevenire il disastro che comporta la morte di tutti i passeggeri presenti sull'automezzo. "Reset, o "Kai Duan" (che in cinese dovrebbe significare "inizio"), assume inizialmente le vesti di un fantasy (non mi spingerei a definirlo sci-fi) in cui prevale il senso di disorientamento, dell'incapacità di comprensione di ciò che sta accadendo, e della scoperta lenta e progressiva del fenomeno del loop temporale da parte dei due protagonisti, che pragmaticamente si sforzano di scoprire e capire come evitare che avvenga il disastro, inclusa anche l'umana ed egoistica reazione di scappare e salvarsi, viste le difficoltà di spiegare alle altre persone e alla polizia l'evento del loop temporale.
Tale fase è ben realizzata, forse un po' troppo ripetitiva e a tratti anche un po' noiosa perché (ed ecco un primo limite di sceneggiatura che ho percepito) non fornisce alcuna spiegazione sull'origine del loop temporale: si verifica e basta, soddisfatte certe condizioni (morte o dormendo...). Ci si potrebbe chiedere: perché? Ex post e dopo aver visionato l'intera serie, si potrebbe pensare che il tutto si verifica per un tema quasi "spirituale" legato alla tragedia umana che si trova alla base dell'intera vicenda dell'incidente dell'autobus: il rimorso di non aver risolto un'ingiustizia tanto profonda quanto dolorosa. Un approccio molto orientale che per quanto ho potuto vedere in altre opere cinematografiche, o di animazione, sono legate al mancato passaggio delle anime dei deceduti allo stadio definitivo del nirvana, restando in una sorta di limbo, una terra di mezzo dove si ritrovano anche a interagire in qualche modo con i viventi, fino a quando la causa ostativa non si risolve.
Attenzione, l'interpretazione data all'accadimento del loop temporale è frutto di una mia interpretazione personale: nella serie non ci sono indizi che potrebbero avvalorare tale tesi ed è proprio per questo motivo che il loop temporale, per come è proposto, lascia l'impressione di essere un tema irrisolto.
Lentamente e inesorabilmente la serie vira in un mystery-thriller-poliziesco con nel finale delle lievi sfumature romance. Il loop temporale, da "protagonista" oggetto di indagine, diventa lo strumento per risolvere il mistero sotteso alla disgrazia, un mistero molto umano e anche molto triste in cui i ruoli di buoni e cattivi non saranno così netti come si vorrebbero far apparire, come del resto accade spesso nella realtà. Sempre evitando di spoilerare la trama, questa fase che porta al finale fin troppo buonista è caratterizzata da buon ritmo e azione facendo assomigliare "Kai Duan" ad un'altro film di produzione hollywoodiana che ho apprezzato: "Speed" con K. Reeves e S. Bullock. In un crescendo di scoperte sempre più accurate di dettagli sulle motivazioni sottese alla tragedia dell'autobus, si arriva alla soluzione finale. Anche in questo caso la serie presta il fianco a qualche critica: alcuni passaggi sono evidentemente forzati. Attenzione: la forzatura non risiede nelle fasi action, che in questo caso sono molto realistiche e prive di sequenza inverosimili per evitare l'incidente, quanto nelle fasi di scoperta dei vari indizi che consentiranno ai due protagonisti, in collaborazione con le forze dell'ordine, di risolvere il caso.
Dal punto di vista tecnico, la serie è pregevole: un giusto mix di action e fasi di indagine e con un ritmo poco orientale, espedienti registici appropriati senza eccessiva spettacolarizzazione e con una cura e realismo coerenti con la produzione. A livello di recitazione i due attori protagonisti riescono a rendere bene gli stati d'animo dei personaggi nelle varie fasi della storia. Onestamente ho preferito l'interpretazione dell'attore He Yun Xiao che impersona il ragazzo protagonista, e quella del capitano della polizia, rispetto all'attrice Shi Qing Li che ho percepito un po' piatta e poco calata nella parte, soprattutto nelle fasi iniziali e nelle scene più action.
"Reset" è la dimostrazione di come le produzioni orientali siano ormai mature da tempo per poter incontrare i gusti "occidentali", mantenendo comunque gli stilemi orientali che tanto vengono apprezzati da chi come me ha un debole per i momenti più introspettivi e "latu sensu" filosofici sulla esistenza, sulla condizione umana, le sue ingiustizie e i relativi rimorsi e rimpianti.