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"Lady Oscar" (1979), di Jacques Demy, è un film ispirato al celeberrimo manga "Versailles no bara" di Riyoko Ikeda.

Cominciamo col dire che il film reinterpreta l'opera originale attraverso la visione e lo stile personali e unici di Demy, abbandonando il dramma storico intimista per adottare il suo tipico tono romantico-melodrammatico. E mettendo in risalto tutti gli elementi distintivi della sua raffinata arte: eleganza, teatralità e la nostalgia per il passato filtrata attraverso uno sguardo sognante e quasi onirico, oltre ai consueti temi sociali e politici sotto/tra le righe.
Mentre il manga esplorava, quindi, soprattutto il conflitto interiore dei personaggi e i loro drammi psicologici, questa pellicola privilegia una rappresentazione dell'emotività espressa soprattutto attraverso costumi, scenografie, ambienti e luci.

La storia di Oscar François de Jarjayes, giovane cresciuta come uomo per servire la regina Maria Antonietta, si trasforma così in una fiaba visivamente straordinaria.

La fotografia è infatti una vera gioia per gli occhi a patto di reperire una copia in alta/altissima risoluzione. Alcune scene sono state girate nella vera Reggia di Versailles (fatto più unico che raro nella storia del cinema). Le riprese, avvolte in una luce calda e soffusa, trasformano questi spazi, e altre location, in veri e propri teatri barocchi, dove ogni sequenza sembra diventare un dipinto in movimento. La bellezza dei costumi e degli ambienti si armonizza poi perfettamente con il tono malinconico e romantico evocato da Demy, creando una sensazione di distanza temporale e di contrasto tra lo splendore visivo e il crescendo emotivo della storia. La narrazione procede con un ritmo che richiama il melodramma classico, intrecciando temi come sacrificio, dovere e passione con una stilizzazione quasi da musical della messa in scena, e questo mix dona al film una sua dimensione specifica che è allo stesso tempo sia storica e che simbolica.

Dunque, una pellicola che snatura in parte il soggetto originale, ma che si emancipa e si inserisce pienamente nella poetica di Jacques Demy, che del resto era un genio e poteva permettersi qualsiasi cosa, anche "escursioni" fuori dal suo genere topico. Insomma, decisamente non per i nostalgici della serie tv, ma comunque meraviglioso.