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10.0/10
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NOTA PER I MODERATORI: QUESTA RECENSIONE SOSTITUISCE LA PRECEDENTE.

“Anche se il tempo si estende all'infinito la fine esiste.”

Tra tutte le serie di animazione che ho visto – e negli ultimi anni sono state veramente tante –, posso affermare con assoluta certezza che “Steins,Gate”, di cui ho da poco completato la terza visione, è quella che più di ogni altra mi ha stregato e appassionato dal primo istante, finendo col cambiare la mia esistenza. Anche perché il capolavoro prodotto dalla Nitroplus in collaborazione con 5pb., che nasce come visual novel nel lontano 2009 e diventa serie animata nel 2011, è a tutti gli effetti una lezione di vita impartita, spesso e volentieri, nel modo più duro possibile.

"Forse, in fondo, io volevo solo degli amici".

La storia segue le vicende di un eccentrico gruppo di amici, nonché membri di un laboratorio di gadget futuristici, che si occupa dell’invenzione di creazioni dalla scarsa utilità. Il nucleo originario del laboratorio è composto da: Rintaro Okabe, uno scienziato “pazzo” affetto da sindrome adolescenziale; Mayuri Shiina, da molti conosciuta col soprannome di Mayushii, una ragazza vivace e molto intelligente, nonostante il suo atteggiamento tradisca spesso una certa ingenuità; Itaru Hashida, un super-hacker e otaku incallito in fissa con le donne bidimensionali. I primi due si conoscono dall’infanzia e sono legati da un sentimento di amicizia estremamente profondo, mentre il terzo si è aggiunto al gruppo molto più avanti. Tra tutte le invenzioni strambe ideate da Okabe, ce n'è una destinata a cambiare per sempre la sua vita, le D-mail, ovvero dei messaggi capaci di arrivare nel passato. Ed è proprio in questo frangente che entra il gioco il Sern, un'organizzazione di ricerca globale segreta, che mette gli occhi sull'invenzione del gruppo in quanto precorritrice della macchina del tempo. Spinto dalla curiosità, Okabe fa andare avanti l'esperimento per testarne l'efficacia e scoprire i mutamenti che si vanno a verificare. Numerose D-mail vengono spedite nel passato, le linee di universo cambiano e Okabe è l'unico ad averne ricordo in quanto possessore del Reading Steiner. Come è bene immaginare, i cambi di linee temporali e il Sern alle calcagna sono fonte di numerosi problemi per il gruppo di amici, che nel frattempo fa la conoscenza di Kurisu Makise, una studentessa prodigio famosa per i suoi trattati scientifici pubblicati alla giovane età di appena diciassette anni, il cui hobby preferito è battibeccare con Okabe, anche se i due, in fin dei conti, si trovano a meraviglia. Questo è l'innesco della storia che vede lo scienziato “pazzo” Kyouma Hououin spostarsi continuamente tra le linee temporali, per salvare le persone a lui care e rispettare la volontà di Steins;Gate.

"Vivere significa non avere la possibilità di tornare indietro".

La trama è sicuramente uno dei punti di forza maggiore della serie, giudizio estremamente personale di chi nella vita agogna due cose: una storia d’amore come quella tra Okabe e Kurisu, e la possibilità di viaggiare nel tempo, argomento che mi affascina da sempre. I numerosi salti temporali computi da Okabe proiettano lo spettatore dinanzi a delle situazioni che hanno dell'assurdo, con il passato che cambia in continuazione, alterando di conseguenza anche il presente. In questo modo, Okabe si trova a rivivere più e più volte tre sole settimane di vita, seppur in maniera sempre diversa. Tutto ciò potrebbe risultare complicato da comprendere, perché si parla pur sempre di viaggi nel tempo – argomento quanto mai ostico e spinoso –, eppure la storia procede con grande linearità. Tutto ciò che riguarda la teoria delle D-Mail e dei salti temporali viene spiegato con semplicità e chiarezza, facendo in modo che l'opera risulti estremamente intelligibile e godibile, pregio che si perde leggermente in “Steins;Gate 0”. Certo, riflettendoci lucidamente, qualche piccolo paradosso in ciò che viene mostrato lo si può trovare, ma forse c’è un motivo se, allo stato attuale delle cose, viaggiare nel tempo è fondamentalmente impossibile. A dispetto di ciò che si possa pensare, però, i viaggi nel tempo non rappresentano il perno centrale della storia, il suo fine, ma fungono soltanto da mezzo, che permette ad Okabe di comprendere due cose di grande importanza: la prima, che il futuro è incerto e cercare di alterarlo va al di là delle capacità umane, motivo per il quale bisognerebbe godersi il presente che, come dice maestro Oogway, è un dono; la seconda, invece, è il valore dell'amicizia, che può essere ancora di salvezza nei momenti più bui. Questi sono i due insegnamenti che vengono duramente impartiti ad Okabe e a tutti coloro che guardano la serie.

“Il futuro nessuno è in grado di conoscerlo e, quindi, proprio come dimostra il nostro incontro, offre infinite possibilità. Questa è la scelta di Steins;Gate".

Più di ogni altra cosa, però, la bellezza di “Steins;Gate” risiede nei suoi personaggi unici e fuori dalle righe, ognuno dei quali gode di un proprio ruolo definito all’interno dell’anime, motivo per il quale diventa facile affezionarsi ad ognuno di loro. Innanzitutto, ovviamente, c’è Rintaro Okabe, protagonista indiscusso della serie, colui che viaggia più e più volte nel tempo, colui che per raggiungere il proprio obiettivo è disposto a riprovare anche mille volte, colui che, nonostante la criticità della situazione, trova sempre la forza di rialzarsi, ma anche colui che comprende l'impossibilità di lottare e vincere contro il destino, a patto che non si inganni il mondo intero. Mayuri Shiina, una ragazza ingenua ma dal cuore grande e su cui poter sempre fare affidamento, in quanto dotata di una certa prontezza di spirito. Itaru Hashida detto “Daru”, hacker esperto che conosce Okabe fin dai tempi del liceo, nonché otaku senza speranza come pochi se ne vedono in giro, lui è il fido braccio desto di Okabe, a cui è legato da una profonda amicizia. Kurisu Makise, talentuosa studentessa e ricercatrice in neuroscienze in grado di costruire la macchina per il salto temporale, l’incarnazione perfetta della tsundere, spesso scontrosa nei confronti di Okabe per cui prova un affetto sincero. Moeka Kiryu, personaggio sfaccettato e complesso, una ragazza fragile che si è fatta facilmente irretire da un certo FB conosciuto in rete, il che riporta incredibilmente alla realtà e a ciò che accade nell'internet ancora oggi. Ruka “Rukako” Urushibara, un amico di Okabe dall’aspetto molto femminile e dai modi di fare proprio da donna, anche a causa dell'educazione ricevuta, personaggio malinconico e all’avanguardia. Faris Nyannyan, collega ed amica di Mayushii, lei è la cameriera più popolare del maid café "Mayqueen Nyannyan" – luogo assiduamente frequentato da Daru –, ma anche una persona su cui poter fare costantemente affidamento, sia nei momenti felici che in quelli più tristi.

"Prima o poi, tutti quanti hanno bisogno dell'aiuto di qualcun altro, perciò, anche tu, quando si presenterà l'occasione, fai la tua parte".

Nel presente, questi personaggi sono tutti membri ufficiali del laboratorio di gadget futuristici, a cui nel futuro si aggiungerà un nuovo elemento, Suzuha Amane, colei che, al termine di questa terza visione di “Steins;Gate”, considero a mani basse il personaggio di maggior spessore della serie animata. Meglio conosciuta come soldato part-time, Suzuha è una ragazza dal cuore gentile, disposta a tutto pur di proteggere gli amici e le persone a lei care. Per motivazioni che non sto cui a spoilerare, Suzuha si porta sulle spalle un peso immenso, il fardello di una missione che non può in alcun modo fallire, perché del suo esito ne va del futuro del mondo stesso. La lettera che invia ai membri del laboratorio dal passato mi ha commosso e fatto venire i brividi, quello è stato il momento in cui ho compreso la grandezza di questo personaggio. Suzuha conosce l’orrore della guerra, la solitudine della viaggiatrice e il dolore di chi ha visto morire i propri affetti più cari, ciononostante, continua stoicamente a lottare, perché è questo che fa un soldato, seppur a mezzo servizio: mette in gioco la propria stessa vita per un bene superiore.

“Il tempo fugge via rapidamente. In questo momento vorrei proprio dire due parole a Einstein: sai Okabe, il tempo si allunga o si accorcia in base a come lo percepiscono le persone. La teoria della relatività è così romantica, ma è anche così triste.”

Ad impreziosire il quadro fin qui dipinto c’è un comparto musicale fantasmagorico, forte delle due opening tratte dalla canzone “Hacking to the Gate” e delle musiche che accompagnano lo spettatore in questo viaggio meraviglioso, tra cui è impossibile non menzionare “Fake Verthandi”, OST che si adatta perfettamente ad ogni momento della serie. Meritevole di lode anche il lavoro svolto alla regia da Hiroshi Hamasaki e Takuya Satō, capaci, con le loro inquadrature, di dare freschezza e frizzantezza all’anime. Infine, menzione d’onore per Kyūta Sakai, colei che si è occupata del character design dei personaggi, sostanzialmente fedele a quello della visual novel, e che, rispetto a quest’ultima, ha mantenuto intatto il design degli occhi, spesso più eloquenti delle parole pronunciate dai protagonisti stessi.

Riconosco di aver scritto tanto, troppo, anche se la sensazione è di non aver detto nulla di realmente importante. Probabilmente, anzi sicuramente ci sarebbero mille altre cose da dire, ma anche il quel caso non sarebbe abbastanza. Le parole, da sole, non possono spiegare cosa ha significato per me “Steins;Gate”, quanto io ci sia affezionato e cosa ci abbia trovato nella storia di un gruppo di amici giapponesi entrati, per puro caso, in possesso di un “potere” più grande di loro, il potere di viaggiare nel tempo.

El Psy Congroo.