Recensione
Ajimu Kaigan Monogatari
1.0/10
Sinceramente ho trovato la storia abbastanza monotona, nonostante le puntate siano solo quattro e quindi i minuti siano contati per raccontare la storia.
Ma proprio per i minuti contati, a farne le spese sono i personaggi secondari, che sembra siano lì a fare le belle statuine o a rendersi utili quando servono, per poi ritornare nel dimenticatoio.
Hirosuke, anche chiamato Pesce Lesso, data la sua espressività facciale, si innamora di una ragazza che vede tutte le mattine mentre prende il treno per andare a scuola.
Decide di presentarsi a lei proprio quando sono schiacciati uno contro l’altra sul treno pieno di pendolari, con il manico di una racchetta di un altro viaggiatore che preme sul deretano della ragazza, che giustamente pensa che lo sconosciuto che ha davanti stia fantasticando eroticamente su di lei.
Pesce Lesso non riesce a spiegarsi, balbettando come un emerito idiota, mandando in fumo la sua presentazione.
Quando finalmente rivede Ajimu in un bar di sera, getta doppiamente la sua seconda chance nel cestino: prima le starnutisce in faccia ripetutamente e poi le sviene addosso.
Nonostante questi strani eventi, i due cominciano a fare amicizia.
Ajimu suona l’ukulele e ogni tanto piange ripensando all’ex fidanzato, che in barba alla scuola, se n’è andato a Londra, salvo poi ritornare.
Pesce Lesso capisce così di non avere speranze, nonostante non è che Ajimu lo guardasse più di tanto, ma quando rimane vittima di un camion che lo investe, ecco che le cose gli girano per il verso giusto.
Come in ogni favola romantica che si rispetti, lei lo riporta nel mondo dei vivi suonando l’ukulele e piangendo un po’ e da lì si mettono insieme.
Happy ending per tutti, anche per i due amici di Pesce Lesso che si mettono insieme, utili ai fini della storia tanto quanto la sabbia nelle mutande.
Già mentre lo si sta guardando si intuisce come andrà a finire, non riuscendo neanche a provare un briciolo di una qualsiasi emozione: Hirosuke finisce in coma ma tanto lo spettatore sa benissimo che si riprenderà.
Storia scialba che non consiglierei a nessuno, neanche a chi invece vive di questo genere di storielle d'amore.
Ma proprio per i minuti contati, a farne le spese sono i personaggi secondari, che sembra siano lì a fare le belle statuine o a rendersi utili quando servono, per poi ritornare nel dimenticatoio.
Hirosuke, anche chiamato Pesce Lesso, data la sua espressività facciale, si innamora di una ragazza che vede tutte le mattine mentre prende il treno per andare a scuola.
Decide di presentarsi a lei proprio quando sono schiacciati uno contro l’altra sul treno pieno di pendolari, con il manico di una racchetta di un altro viaggiatore che preme sul deretano della ragazza, che giustamente pensa che lo sconosciuto che ha davanti stia fantasticando eroticamente su di lei.
Pesce Lesso non riesce a spiegarsi, balbettando come un emerito idiota, mandando in fumo la sua presentazione.
Quando finalmente rivede Ajimu in un bar di sera, getta doppiamente la sua seconda chance nel cestino: prima le starnutisce in faccia ripetutamente e poi le sviene addosso.
Nonostante questi strani eventi, i due cominciano a fare amicizia.
Ajimu suona l’ukulele e ogni tanto piange ripensando all’ex fidanzato, che in barba alla scuola, se n’è andato a Londra, salvo poi ritornare.
Pesce Lesso capisce così di non avere speranze, nonostante non è che Ajimu lo guardasse più di tanto, ma quando rimane vittima di un camion che lo investe, ecco che le cose gli girano per il verso giusto.
Come in ogni favola romantica che si rispetti, lei lo riporta nel mondo dei vivi suonando l’ukulele e piangendo un po’ e da lì si mettono insieme.
Happy ending per tutti, anche per i due amici di Pesce Lesso che si mettono insieme, utili ai fini della storia tanto quanto la sabbia nelle mutande.
Già mentre lo si sta guardando si intuisce come andrà a finire, non riuscendo neanche a provare un briciolo di una qualsiasi emozione: Hirosuke finisce in coma ma tanto lo spettatore sa benissimo che si riprenderà.
Storia scialba che non consiglierei a nessuno, neanche a chi invece vive di questo genere di storielle d'amore.