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Attenzione: la recensione contiene spoiler

"Le favole non dicono ai bambini che i draghi esistono. Perché i bambini lo sanno già. Le favole dicono ai bambini che i draghi possono essere sconfitti." (G.K. Chesterton)

Al termine della visione di "Taishou Otome Otogibanashi - T.O.O." (traduzione: "Taisho Maiden Fairytale") mi è rimasta l'impressione che si tratti di una favola, di quelle classiche sotto le mentite spoglie di una storia ambientata in un contesto storico passato (l'epoca Taisho), per narrare un vero e proprio percorso di redenzione personale del protagonista Tamahiko Shima e di altri personaggi che si dimostreranno neanche poi tanto secondari.

Ho scritto favola e non fiaba, perché in "T.O.O." è assente la magia, a meno che si possa pensare che Yuzuki Tachibana possa essere paragonata a una sorta di maga o fata, come del resto lascerebbe presagire la traduzione inglese del titolo della serie. A parte gli scherzi, riassumendo a grandi linee la trama, potrei definirla come una serie scacciapensieri: nell'osservare Yuzuki e Tamahiko, c'è la metafora di quanto i sentimenti più genuini e forti possano far superare tutte le difficoltà, a condizione che si voglia cambiare.

Un minimo di inquadramento della storia: Tamahiko Shima è stato rinnegato dalla sua ricca famiglia, perché è sopravvissuto a un incidente stradale in cui è deceduta la madre, e in apparenza perché ha perso l'uso della mano destra. Il padre, ritenendolo un inutile disabile, lo spedisce in una residenza fuori Tokyo (a Chiba) e acquista i servigi di Yuzuki Tachibana, giovane ragazza quattordicenne appartenente a una famiglia che doveva una ingente somma alla famiglia di Tamahiko, con l'ulteriore obiettivo di farli sposare.

L'incipit è il classico delle favole con il cattivo di turno che favorisce i fratelli e le sorelle di Tamahiko per il successo e il buon nome della casata. Nella più completa solitudine Tamahiko vive nella villa di famiglia a cercare di realizzare e metabolizzare quanto gli è accaduto, ma arriverà nella sua vita Yuzuki, che con la sua innocente e positiva esuberanza riuscirà a cambiare la sua visione della esistenza e a migliorarlo, rendendolo più adulto e realista.

Non mi soffermerei tanto sulla loro pura e tenera relazione e sulle possibili spiegazioni o interpretazioni: cercare di valutarne il realismo significa smontare l'atmosfera che la serie si pone come obiettivo di creare e raggiungere.
"T.O.O." è uno slice of life che descrive un percorso di crescita di due giovani ragazzi ma in particolare di Tamahiko, che nel corso degli episodi acquisisce sempre più consapevolezza dei suoi mezzi grazie a Yuzuki, che dimostra, fin dal primo momento in cui si incontrano, una fiducia e considerazione sconfinate, tanto da risultare quasi surreale nella sua fedele devozione.
Devozione che si trasforma ben presto in amore, puro e casto, ricambiato da Tamahiko, che non crede ai suoi occhi per cotanta benedizione che gli è accaduta, e che dopo lo stupore iniziale lo stimola a cambiare mood e weltanschauung nei confronti della propria esistenza.

Tra tutti i personaggi, ho tuttavia apprezzato un personaggio diverso dai protagonisti e che è molto utile alla comprensione e alla evoluzione del rapporto tra i due promessi sposi e degli altri personaggi della storia: Ryo Atsumi. La ragazza che inizialmente si pone come elemento di disturbo del nascente rapporto romantico tra i due protagonisti si dimostra in sostanza l'unico personaggio "realistico" nelle sue reazioni e nella sua dolorosa vicenda di donna vittima del padre ubriacone e violento, che non esita a metterla in vendita per soddisfare clienti occasionali, e di surrogato della madre per prendersi cura dei fratellini più piccoli.
E non potrà sfuggire la sua umanissima reazione e sguardo di invidia e rassegnazione nell'osservare Tamahiko e Yuzuki che sorridono tra loro in uno sguardo di dolce e reciproca intesa, classica eccezione che conferma la regola che un rapporto combinato e aggravato dall'utilizzo del denaro non riuscirebbe anche a generare felicità, paragonando la loro situazione a quella vissuta da lei nella sua famiglia.

Ovviamente, "T.O.O." non poteva indugiare più di tanto sul suo background tragico di miseria umana probabilmente molto comune nell'epoca storica in cui è ambientata la serie, e pertanto tutti gli elementi di sofferenza nell'anime vengono comunque edulcorati e sempre gestiti con finalità pedagogiche e di insegnamento morale, in modo da dimostrare che, se il male fa parte della vita umana, è possibile combatterlo e nel caso vincerlo.

"Dovresti raccontarmi solo le favole. Usare lo sguardo per disegnare galassie. Parlarmi di luna park, fate e arcobaleni. Ho troppa realtà per le mani." (F. Caramagna)

E così, "T.O.O." assume sfumature e caratteristiche sempre più positive, dolci fino all'epilogo finale che diventa l'apoteosi della tenerezza più pura e innocente, che culmina con la confessione e il bacio: Tamahiko promette di iniziare a prendersi cura di Yuzu come merita, e Yuzu confessa finalmente i sentimenti del suo primo amore.
Per coloro che sono amanti di questo genere di opere, credo che "T.O.O." possa rappresentare una delle storie romantiche più carine che mi sia capitato di vedere. Ma anche a chi non sia un fan sfegatato di questo genere di storie, posso comunque consigliarne la visione come una sorta di balsamo di ottimismo in una realtà che spesso ci pone di fronte a troppe brutture e cattiverie, che qualche volta non si vuole necessariamente vedere riprodotte anche in opere di intrattenimento.