Recensione
365 Days to the Wedding
5.0/10
Qualche anno fa avevo letto, in inglese, i capitoli del manga che erano disponibili e la storia mi era piaciuta molto.
Quando è arrivato l’anime ne ero stata davvero contenta e ho iniziato la visione con le migliori premesse, ricordando non proprio tutto del manga, ma alcuni punti salienti.
Purtroppo l’anime si è rivelato una grandissima delusione.
Fino alla puntata numero sei tutto è andato bene, seguivo la storia con interesse, trovando riscontro con i miei ricordi del manga.
Poi è arrivata la puntata numero sette, dove praticamente si ambienta tutto il tempo a casa di Rika, dove lei e Ohara sono pervasi da un imbarazzo che dovrebbe colpire i ragazzini, non dei giovani adulti.
Quello è stato l’inizio del declino, anche perché non mi trovavo assolutamente con il manga.
Rika e tutte le sue seghe mentali dopo cinque minuti avevano già stancato, imponendomi di aumentare la velocità di visione se non volevo rischiare di addormentarmi.
E così ho fatto durante la decima puntata, dove Rika e Ohara hanno questo appuntamento, che in realtà deve servire da deterrente a Ohara, affinché smetta di provare qualcosa per Rika.
Tutto questo andare in giro a vedere l’acquedotto e a snocciolare informazioni storiche mi ha ricordato una di quelle puntate di Detective Conan dove Conan e compagnia andavano in giro in qualche località per indagare, ma non potevano mancare le informazioni infilate di qua e di là per invogliare lo spettatore a raggiungere realmente il tale luogo come meta turistica.
E vogliamo parlare della reazione al bacio o del continuo alzare il braccio per richiedere di parlare, nell’episodio dodici?
Questi due neanche riescono a guardarsi in faccia, nemmeno fossero scolarette acqua e sapone.
Ricordavo il manga molto diverso, con molta più serietà, dove Rika e Ohara devono sempre mantenere alta la guardia per questo finto matrimonio che deve reggere, mentre nell’anime cade nel dimenticatoio.
"Ah, vi sposate! Congratulazioni!" e poi ognuno torna a farsi gli affari suoi.
Mentre nel manga ne capitano di ogni, costringendo questa strana coppia a stare davvero insieme, a legare e a innamorarsi veramente.
Cade nel dimenticatoio anche la voce anonima che inizialmente tiene sulle spine i due giovani, ma questo aspetto ricordo che già nel manga veniva gestito male.
Lo spettatore scopriva chi c’era dietro alla voce anonima, ma i protagonisti se ne dimenticavano bellamente, non tornando più sull’argomento.
Che poi, nell'anime fanno intuire che la voce misteriosa appartiene a un uomo, ma io ricordavo diversamente e soprattutto, si vedeva bene in faccia la voce misteriosa.
Nel manga viene esplorata la famiglia di Rika, che dopo tantissimi anni ritrova il padre, scoprendo così di avere una sorellastra, mentre Ohara deve fare i conti con la nonna che non sta poi così tanto bene come voleva far credere e che quindi, in quanto unico figlio maschio del padre, deve prendere una decisione su cosa vuole fare, se restare nell'agenzia di viaggi o tornare alle sue radici e mandare avanti il lavoro della nonna.
Questo aspetto è molto importante nel manga perché porta Ohara e Rika a fare un altro viaggio ad Aso, dove c'è un'evoluzione importantissima nel loro rapporto!
Ma a quanto pare è meglio evitare tutti gli argomenti seri e maturi in favore di due protagonisti troppo timidi per guardarsi negli occhi, che si fanno di quelle pippe mentali assurde, nella speranza che facciano ridere lo spettatore mentre rivangano il loro passato (tipo Rika che alle superiori era rimasta a casa da scuola un sacco di giorni per non sentire cosa aveva da dire un compagno di classe, perché lei temeva che la volesse truffare).
Quello che posso consigliare è di recuperare il manga, che ha un suo finale ben preciso e di leggere lì la vera storia di questa opera.
L’anime ne è solamente una mera ombra.
Quando è arrivato l’anime ne ero stata davvero contenta e ho iniziato la visione con le migliori premesse, ricordando non proprio tutto del manga, ma alcuni punti salienti.
Purtroppo l’anime si è rivelato una grandissima delusione.
Fino alla puntata numero sei tutto è andato bene, seguivo la storia con interesse, trovando riscontro con i miei ricordi del manga.
Poi è arrivata la puntata numero sette, dove praticamente si ambienta tutto il tempo a casa di Rika, dove lei e Ohara sono pervasi da un imbarazzo che dovrebbe colpire i ragazzini, non dei giovani adulti.
Quello è stato l’inizio del declino, anche perché non mi trovavo assolutamente con il manga.
Rika e tutte le sue seghe mentali dopo cinque minuti avevano già stancato, imponendomi di aumentare la velocità di visione se non volevo rischiare di addormentarmi.
E così ho fatto durante la decima puntata, dove Rika e Ohara hanno questo appuntamento, che in realtà deve servire da deterrente a Ohara, affinché smetta di provare qualcosa per Rika.
Tutto questo andare in giro a vedere l’acquedotto e a snocciolare informazioni storiche mi ha ricordato una di quelle puntate di Detective Conan dove Conan e compagnia andavano in giro in qualche località per indagare, ma non potevano mancare le informazioni infilate di qua e di là per invogliare lo spettatore a raggiungere realmente il tale luogo come meta turistica.
E vogliamo parlare della reazione al bacio o del continuo alzare il braccio per richiedere di parlare, nell’episodio dodici?
Questi due neanche riescono a guardarsi in faccia, nemmeno fossero scolarette acqua e sapone.
Ricordavo il manga molto diverso, con molta più serietà, dove Rika e Ohara devono sempre mantenere alta la guardia per questo finto matrimonio che deve reggere, mentre nell’anime cade nel dimenticatoio.
"Ah, vi sposate! Congratulazioni!" e poi ognuno torna a farsi gli affari suoi.
Mentre nel manga ne capitano di ogni, costringendo questa strana coppia a stare davvero insieme, a legare e a innamorarsi veramente.
Cade nel dimenticatoio anche la voce anonima che inizialmente tiene sulle spine i due giovani, ma questo aspetto ricordo che già nel manga veniva gestito male.
Lo spettatore scopriva chi c’era dietro alla voce anonima, ma i protagonisti se ne dimenticavano bellamente, non tornando più sull’argomento.
Che poi, nell'anime fanno intuire che la voce misteriosa appartiene a un uomo, ma io ricordavo diversamente e soprattutto, si vedeva bene in faccia la voce misteriosa.
Nel manga viene esplorata la famiglia di Rika, che dopo tantissimi anni ritrova il padre, scoprendo così di avere una sorellastra, mentre Ohara deve fare i conti con la nonna che non sta poi così tanto bene come voleva far credere e che quindi, in quanto unico figlio maschio del padre, deve prendere una decisione su cosa vuole fare, se restare nell'agenzia di viaggi o tornare alle sue radici e mandare avanti il lavoro della nonna.
Questo aspetto è molto importante nel manga perché porta Ohara e Rika a fare un altro viaggio ad Aso, dove c'è un'evoluzione importantissima nel loro rapporto!
Ma a quanto pare è meglio evitare tutti gli argomenti seri e maturi in favore di due protagonisti troppo timidi per guardarsi negli occhi, che si fanno di quelle pippe mentali assurde, nella speranza che facciano ridere lo spettatore mentre rivangano il loro passato (tipo Rika che alle superiori era rimasta a casa da scuola un sacco di giorni per non sentire cosa aveva da dire un compagno di classe, perché lei temeva che la volesse truffare).
Quello che posso consigliare è di recuperare il manga, che ha un suo finale ben preciso e di leggere lì la vera storia di questa opera.
L’anime ne è solamente una mera ombra.
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