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10.0/10
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“Quel che hai visto al castello in quella notte di tempesta…quello che hai visto sul ponte stanotte…come ho sorriso…non proferire parola ad alcuno… se oserai parlare… ti troverò ovunque tu sia… e ti ucciderò… ti ridurrò in brandelli… spezzerò le tue ossa e mangerò la tua carne… berrò il tuo sangue… io… ti divorerò.”
Inizia così, con queste parole sussurrate attraverso lo schermo con il sottofondo come di un vecchio disco e del resto tutto il racconto scorre un po’ come una vecchia pellicola. Questa piccola opera d’arte lascia spazio all’immaginazione e all’interpretazione colpendo lo spettatore in soli 10 minuti molto più nel profondo rispetto a quanto molte serie riescano a fare in dozzine di episodi. Animazione sperimentale, un esercizio riuscitissimo di regia e montaggio.
In 10 epici minuti si viene trasportati nell’Irlanda del medioevo minacciata dall’imminente invasione degli inglesi, una bambina, nella sua innocenza e ingenuità, corre disperatamente alla ricerca del leggendario Cavaliere Nero dagli immensi poteri per chiedergli di salvare lei e il suo villaggio dagli invasori. La leggenda narra che il cavaliere Nero accetti di offrire i suoi servigi solo in cambio di antichi libri. La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista che si avvicina senza timore al Cavaliere Nero, una sorta di vampiro misterioso ed affascinate che parla poco e sorride solo, come distaccato dal mondo, un mostro e un eroe insieme.
La trama è semplice, e non potrebbe essere altrimenti in soli 10 minuti. Del resto non è nemmeno così importante, storia e scenario servono solo a farci rapire da questa breve ed intensissima evocazione di sentimenti. La storia si snoda attraverso le animazioni sempre fluide e la musica, frutto di una scelta illuminata che valorizza grandemente l’opera. L’ Ave Maria e l’ Erlkonig di Franz Shubert riescono ad evocare sia l’atmosfera dal periodo storico scelto come ambientazione sia quella delle antiche fiabe. Le scene, i personaggi e l’azione sono presentate in stile gotico e la scelta della monocromia, spezzata solo dal colore rosso, strizza quasi l’occhio a Spielberg. Musica e immagini creano qui qualcosa di straordinario e l’eccellente lavoro di Kazuto Nakazawa, già direttore della sequenza animata di Kill Bill e alcune sequenze di Animatrix, viene completato dall’interpretazione dei doppiatori e dai dialoghi, sarei disposta a giurare che ci sia stato uno studio dietro ogni singola frase del racconto.
Probabilmente guardare questo corto non cambierà la vostra vita ma sono certa che affinerà i vostri gusti riguardo all’animazione e soprattutto non potrete fare a meno di conservarlo e riguardarlo con piacere scoprendo ogni volta qualcosa di nuovo che prima vi era sfuggito. Vedere per credere.