Recensione
Origine – Spirit of the past
8.0/10
Un lungometraggio della Gonzo piuttosto ambizioso che sicuramente non può non ricordare le opere dello studio Ghibli di Miyazaki, innanzitutto per il tema trattato e tanto caro al maestro: l’ecologia e il conflitto tra uomo e natura.
In un futuro lontano e non ben definito, l’uomo conduce alcuni esperimenti sulla natura usando la luna come sede di tali studi ma qualcosa va storto, la natura si ribella e attacca la terra inghiottendola e distruggendo quasi tutto ciò che l’uomo ha creato. Anni dopo, sotto un cielo nel quale si staglia una luna spezzata in tre parti il protagonista della storia, l’Agito del titolo, mentre scappa con un amico dopo l’ennesimo guaio si imbatte in una struttura che contiene delle capsule sopravissute al passato, all’interno di una di queste c’è una ragazza, Tula, che Agito involontariamente risveglia… sullo sfondo una sorta di conflitto che vede coinvolta da una parte la foresta e dall’altra un gruppo di uomini decisi a far tornare le cose com’erano prima che la foresta inghiottisse tutto e che scoprono in Tula la chiave per il successo del loro progetto.
Purtroppo l’opera non raggiunge i livelli di "Mononoke Hime" a mio parere per una semplice ragione: manca la poesia. La trama e i personaggi sono molto coinvolgenti ma l’uso eccessivo della computer grafica per rendere tutte le parti meccaniche rovina decisamente il lavoro, è mal integrata con le scene, con i fondali e con gli stessi personaggi, totalmente avulsa dal contesto è una presenza pesante sullo schermo che toglie continuità all’insieme ed è seriamente un peccato perché c’erano davvero gli spunti per un lavoro notevole. A parte questo inconveniente è comunque un opera che raccomanderei per diversi motivi a partire dall’animazione, davvero molto buona, e dalle musiche indubbiamente di altissimo livello. Segnalo in particolare la sequenza di apertura e verso la fine la corsa giù dal vulcano, entrambe eccellenti.
Insomma dategli un’occhiata perché per certe parti ne vale davvero la pena.
In un futuro lontano e non ben definito, l’uomo conduce alcuni esperimenti sulla natura usando la luna come sede di tali studi ma qualcosa va storto, la natura si ribella e attacca la terra inghiottendola e distruggendo quasi tutto ciò che l’uomo ha creato. Anni dopo, sotto un cielo nel quale si staglia una luna spezzata in tre parti il protagonista della storia, l’Agito del titolo, mentre scappa con un amico dopo l’ennesimo guaio si imbatte in una struttura che contiene delle capsule sopravissute al passato, all’interno di una di queste c’è una ragazza, Tula, che Agito involontariamente risveglia… sullo sfondo una sorta di conflitto che vede coinvolta da una parte la foresta e dall’altra un gruppo di uomini decisi a far tornare le cose com’erano prima che la foresta inghiottisse tutto e che scoprono in Tula la chiave per il successo del loro progetto.
Purtroppo l’opera non raggiunge i livelli di "Mononoke Hime" a mio parere per una semplice ragione: manca la poesia. La trama e i personaggi sono molto coinvolgenti ma l’uso eccessivo della computer grafica per rendere tutte le parti meccaniche rovina decisamente il lavoro, è mal integrata con le scene, con i fondali e con gli stessi personaggi, totalmente avulsa dal contesto è una presenza pesante sullo schermo che toglie continuità all’insieme ed è seriamente un peccato perché c’erano davvero gli spunti per un lavoro notevole. A parte questo inconveniente è comunque un opera che raccomanderei per diversi motivi a partire dall’animazione, davvero molto buona, e dalle musiche indubbiamente di altissimo livello. Segnalo in particolare la sequenza di apertura e verso la fine la corsa giù dal vulcano, entrambe eccellenti.
Insomma dategli un’occhiata perché per certe parti ne vale davvero la pena.