logo AnimeClick.it

-

<b>Attenzione, alcuni spolier.</b>

YES WE CAN!!!
“Yes we can” come diceva qualcuno di sicuro più importante di me. Perché questo slogan per iniziare una recensione? La risposta è semplice; quando ci si vuole per la prima volta affacciare al mondo di Gundam si viene subito scossi dall’estrema varietà di produzioni, serie, spin-off e special. Questi il più delle volte fungono da blocco per i neofiti.
Di certo è vero, ma facendo un po’ di ordine e soprattutto con calma si può perfettamente entrane in questo fantastico universo. Ovviamente la serie originale è d’obbligo per iniziare, bisogna però prestare attenzione anche alle altre serie collaterali, molte volte OAV e special.
L’anime qui in questione è proprio una serie di OAV che fa parte dell’Universal Century, una delle più importanti visto che funge da raccordo tra la prima serie e la serie Z. Risulta fondamentale soprattutto per la creazione del clima pensante e oppressivo che poi si respirerà in Z.
La storia parte da un evento abbastanza negativo visto il comportamento assolutamente immorale dei “buoni” della prima serie, i quali hanno iniziato un progetto per lo sviluppo di particolari Gundam utilizzando anche armi atomiche assolutamente vietate dal trattato antartico (per chi non lo sapesse era una sorta di gentleman agreement tra le potenze in guerra per evitare disastri e massacri). La federazione quindi inizierà un processo di degenerazione che la porterà ad essere percepita in maniera sempre più negativa fino a diventare il vero e proprio villain della serie Z.
Scoperto questo progetto alcuni reduci di Zeon tentano l’impossibile, Yes We Can non l’ho usato a caso!, rubare i Gundam e avviare il piano di vendetta di Zeon.
La prima parte del piano andrà in porto proprio grazie a Gato, straordinario ufficiale del principato. Coinvolto in questo piano è però il giovane cadetto Uraki, il protagonista della serie, che si troverà suo malgrado ad essere responsabile di una serie di eventi del tutto nefasti. È infatti responsabile del furto del secondo Gundam , quello con la testata, non essendo riuscito a fermare Gato.
Da questo incipit parte la storia abbastanza complessa e ricca di colpi di scena nonostante i soli 13 episodi. Punto di forza di Gundam non è la sola storia ma è sempre stata la capacità di relativizzare il male ed il bene e la caratterizzazione dei personaggi, veri e propri archetipi dei sentimenti umani.
Per comprendere i significati dell’anime bisogna comprenderne i personaggi ed è proprio dagli stessi che vorrei continuare la recensione:

Uraki; il giovane protagonista della serie subirà un importante processo di crescita nel corso degli episodi. Inizialmente sarà poco più che un bambino non tanto fisicamente ma per il mondo di intendere la guerra. Questa è considerata quasi come un gioco, l’addestramento è anche divertente e la guerra di un anno sembra essere solo qualcosa da studiare nei libri di storia.
Però Uraki subirà subito l’impatto della realtà. Gli piomberà addosso una nuova guerra inaspettata, e soprattutto delle responsabilità che gli peseranno come un macigno. La paura di essere il responsabile dopo aver perso il Gundam lo tormenterà per tutta la serie fino a diventare quasi un ossessione.
Sarà però questa responsabilità che lo motiverà e lo farà crescere, in maniera quasi inavvertita diventerà un grande soldato. Lo stesso però sembra quasi non accorgersi dei miglioramenti tormentato dalla figura di Gato e dalla voglia di riparare al suo errore.
Uraki sembra molto lontano dagli ideali che animano gli altri soldati, è infatti spinto da una motivazione più personale che generale. Ma questo è senza dubbio un aspetto caratterizzante di molte guerre

Gato; è la personificazione degli ideali che non muoiono mai. Uno dei più forti ufficiali di Zeon mai apparsi nelle serie Gundam, pone alla base della sua forza i più puri ideali di libertà. Condivide a pieno le motivazioni della prima guerra e non si vuole assolutamente arrendere.
Crede in una missione impossibile, quella della flotta di Delaz portandola anche a compimento. È una persona anche molto sensibile, più volte infatti si troverà a rimpiangere le tante morti nello spazio.
Rappresenta quindi il modello di soldato più puro, che inizialmente vede Uraki come un semplice bambino non adatto alla guerra, ma poi si porrà nei suoi confronti quasi come un maestro, salvandolo dalla morte proprio perchè consapevole del suo valore.

Cima; apparentemente può sembrare il soldato più spregevole per il suo tradimento, ma osservando bene la situazione ci si accorge che questo è solo un giudizio affrettato. Lei rappresenta gli ideali traditi dei soldati, si sente sfruttata dai cosiddetti capi e come tale vuole ripagargli con la stessa moneta e cioè con il tradimento.

Nina; inizialmente è la personificazione della Anaheim Electronics incarnando i sentimenti di freddezza tipici dello scienziato. Per lei il Gundam è un progetto; semplicemente questo. Percepisce inizialmente poco la potenza di quell’arma.
Indubbiamente a mio parere è proprio la AE la figura più negativa dell’anime e di tutto Gundam, produce infatti guerra per fare business non percependo la crudeltà delle stesse. Animata da valori commerciali si allontana da quell’ideale di purezza che motiva invece il soldato ideale.
Nina però crescerà, vivendo al guerra si accorgerà della paura di perdere una persona che ama. Lei infatti sembra infatuata di Uraki ma nel protagonista vede semplicemente un altro Gato, il quale l’aveva lasciata tempo prima per seguire i suoi ideali.

La federazione terrestre; è combattuta al suo interno, si inizia ad affacciare lo spettro di quello che poi saranno i Titani. Accanto ai soldati e gli ufficiali di basso grado disposti ad affrontare a viso aperto la flotta di Delaz, si ritroveranno i capi coinvolti nei soliti sotterfugi di chi preferisce risolvere la questione in modo più semplice facendo infatti ricorso al Solar System. Non a caso ci sarà proprio Bask a gestire questa missione.
Si percepisce più che mai l’arroganza di questi capi disposti a considerare la guerra come una partita a scacchi indipendentemente dai sentimenti delle pedine (leggi soldati)

La flotta di Delaz; si lancia in una missione impossibile quanto affascinante. Uno sparuto gruppo di uomini sorretti da profondi ideali contro una flotta intera. Non si può che non apprezzare questo esercito che a cosa della sua vita è riuscito in una azione incredibile. Il lancio della colonia infatti è soprattutto un gesto simbolico, la colonia infatti non punta su una città ma semplicemente sulle pianure americane. Il simbolo è quello della rinascita degli ideali di Zeon mai morti.

Le animazioni dal canto loro sono uno dei punti di forza dell’anime. Quello che stupisce è soprattutto la cura con cui sono rappresentati i movimenti dei Mobil Suit. A questo si deve aggiungere un design straordinario ed una cura dei particolari strabiliante che contribuiscono a creare un senso di realtà con pochi precedenti.
Osservando i movimenti dei Mobil Suit sembra quasi di guardarli dal vivo e questo è straordinario per la serie Gundam che da sempre ha ambito a rendere il più vero possibile l’universo creato.
Unica pecca a mio avviso è il Gundam O3 troppo complicato e potente per essere una vera arma.

In conclusione questa è una serie che racconta gli ideali: gli ideali che nascono o stanno nascendo come quelli di Uraki, gli ideali motivanti e perfettamente formati di Gato, gli ideali ormai disillusi di Cima.
La nobiltà della guerra stà proprio in questo nel rischiare la vita affinché i proprio ideali protraggano nel tempo. No?.

LightLife