Oooh! Finalmente si inizia a fare sul serio! Bien! Così mi piace! Questa lezione focalizzata all'apprendimento dei pronomi e di alcune forme onorifiche, però, almeno in molti suoi aspetti, ce l'ho già presente. Non conoscevo giusto qualche termine con cui si indicano i membri della famiglia e basta. Che gli estranei vengano chiamati dai bambini come se fossero parte della famiglia lo sapevo. Difatti avevo avuto modo di constatarlo in <i>Holic</i> quando una bambina - forse Kohane - si rivolge a Watanuki chiamandolo "fratello".
A L: di "Onushi" non ne ho mai sentito parlare mentre di "Washi" ho qualche eco. In particolare, penso che quest'ultima forma sia tipo una contrazione del più comune "Watashi". "Ware" e il plurale "Warera", invece, è un'altra forma per esprimere la prima persona in un contesto piuttosto colloquiale.
Io sapevo anche del suffisso -shi, usato quando ad esempio si parla di una persona al telegiornale, ma credo ci siano anche altri usi. Che mi sapete dire?
@L: Washi (prima persona singolare): indica grande importanza e superiorità rispetto ai presenti. Lo usa ad esempio Horo in Spice and Wolf (nella sua forma antica wacchi) per sottolineare di essere un essere superiore rispetto ai normali umani.
Onushi invece è una seconda persona singolare ed era usato sempre in segno di deferenza (ma ormai è in disuso).
Ware è sempre una versione formale della prima persona (al plurale wareware).
Oltre a queste ce ne sono un mare, ma alcune sono proprio in disuso, non serve a molto impararsele tutte.
-shi è intermedio tra san e sama. Si usa per alcune categorie professionali, un po' come il nostro "dottore".
Anche con i suffissi ce ne sono tantissimi (-dono, chin, -rin, -tan) ma non si finirebbe più. Soprattutto per chi non conosce la lingua è comunque meglio vedere quelli principali piuttosto che coprire casi molto rari.
@hgaxf Veramente no.. per fratellone c'è già Nii-san. Oniichan non implica necessariamente che il fratello sia più grande, può anche solo essere affettuoso.
La mia sensei di primo anno ha affermato che se un uomo le si rivolgesse apostrofandola "omae" lo prenderebbe a ceffoni...tanto per far capire il grado di maleducazione percepito XD
Il consiglio migliore è: usate sempre quelli il cui livello di cortesia è a metà strada tra rispettoso (o onorifico) da riservare alle persone più anziane o più alte in grado e tra l'informale (che è un eufemismo a mio avviso, suonano piuttosto brutali) che potete riservarlo a chi vi sta antipatico / volete insultare XD
Confermo anch'io che Washi, onushi e ware (plurale : wareware) sono usati in contesti molto formali, ad esempio nei saggi, negli articoli di giornale, o comunque negli scritti. Non vengono mai usati nel linguaggio parlato se non in rare eccezioni, dove suonano come "antiquati" o arroganti.
Attenzione: una cosa che non dice la lezione ma che ci ripetono le sensei di continuo. MAI e ripeto MAI chiamare se stessi con un suffisso onorifico, suona anch'esso molto arrogante e superbo. "Watashi_sama", "Ore_sama" "Boku_sama" soprattutto...ma anche se si usa il "san" l'effetto è uguale. Nè si aggiunge un suffisso onorifico al proprio nome quando ci si presenta. "Watashi wa Mario Rossi_san desu." = "Io sono il signor Mario Rossi". E' come se vi poneste ad un livello superiore a quello del vostro interlocutore, e in Giappone è quanto mai da evitare. Si tende piuttosto a mettere l'altro al di sopra di noi, usando i suffissi onorifici nei suoi confronti.
Utente8806
- 13 anni fa
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@L a dirla proprio tutta, il modo più corretto di riperirsi al proprio fratello sarebbe ani, o aniki. Onii-san è un onorifico usato per il fratello maggiore di qualcun altro, anche se poi si è ampliato anche al proprio. Comunque se leggi su "il giapponese a fumetti", che è un ottimo testo, trovi che l'onorifico lo puoi usare coi tuoi familiari ma SOLO se sono più grandi di te.
A SnowChild: comunque io ho sentito in giro pure "Warera"... E non mi sembra che il contesto fosse dei più raffinati... Comunque, stando a quanto ho avuto modo di capire, tu sei molto più istruita di me quindi mi affido alle tue delucidazioni per ulteriori ed eventuali chiarimenti. Tra l'altro mi sembra scontato che non ci si debba porre al di sopra dell'interlocutore. Mi sembra che la cosa valga anche in Italiano, no? Comunque, il solo fatto che vi sia un numero così variegato di pronomi e suffissi sta a significare che i Giapponesi son persone alquanto educate e rispettose - poi non so se è così al 100% - .
A mio avviso il miglior modo per non sbagliare quando ci si trova con estranei ed amici è chiamare gli altri con il loro nome seguito da san, chan, kun è meno diretto e quindi più educato di un tu, voi ecc. Al pronome voi si preferisce minnasan. Ore = io, detto dagli uomini adulti che si trovano tra amici non è volgare, non è maleducato, lo è quando si usa con estranei, superiori ecc.
Che io sappia washi (io) è usato dagli uomini anziani (secondo me questo pronome è nato dal watashi pronunciato senza T dagli anziani sdentati come il Ja al posto del Da ) Edit: effettivamente il dizionario giapponese conferma che washi è usato dagli uomini anziani in contesti non formali.
Per quanto riguarda ani/oniisan ane/oneesan e tutti gli altri modi di chiamare i proprio familiari e quelli degli altri credo che arriverà una lezione approfondita su questo argomento.
@SnowChild Omae (Tu) è per riferisi agli amici maschi, come Ore (Io), giusto?
Utente9394
- 13 anni fa
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@Nekomajin: sì, di solito "omae" si usa per indicare un amico maschio. Negli ultimi anni si sta affermando la tendenza ad usarlo per chiamare un amico maschio anche da parte delle donne, non solo degli uomini come finora accadeva (le donne prima si limitavano al neutro "anata"). Sì, "Ore" è "io", nella versione più "grezza" maschile. Negli anime i personaggi più cool o i megane-chara solitamente usano invece "Boku" che è più "fine".
@Andromeda: "Warera", insieme a "Karera" io finora l'ho solamente trovato in testi scritti, ma ammetto di averlo appreso molto di recente (e sono al terzo anno...i pronomi personali da me si studiano un po' alla volta, man mano che si complicano anche la grammatica e i testi che affrontiamo). Ciò non significa che non possa comparire nel parlato, ma probabilmente a pronunciarlo è qualcuno di particolarmente colto o intellettuale, che si esprime usando termini più "elevati". Perchè per chi lo sentirà, darà senz'altro quest'impressione, piuttosto che quella che darebbe se avesse usato "Watashitachi" o "Karetachi" (che comunque è usato pochissimo, la terza persona è un'"invenzione" piuttosto recente, introdottasi nella lingua giapponese dal 1868 in poi, ossia da quando il Giappone ha riaperto i propri confini e ha avuto contatti con l'Occidente e le opere letterarie occidentali, dove la terza persona è molto usata. Prima non esisteva, o forse -e qui ammetto che non ne sono del tutto certa al 100% nemmeno io, sto ancora studiando in fondo- veniva esplicitata in altri modi).
@LTheFirst: quando lo si sente usare da qualche personaggio, ciò è segnale immediato di una personalità egocentrica, piena di sè, un po' superba anche, il più delle volte con effetto comico. Io ho in mente Lambo da Katekyoushi Hitman Reborn, che si autoproclama "Boku_sama" XDDD
Utente8806
- 13 anni fa
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@L eeh? Ma Onii-sama non è per niente loliloli!!! Magari Onee-sama va bene per gli Yuri xDDD
@SnowChild io sapevo che in contesti non formali, Ore è il corrispondente più adulto di Boku, nel senso che i giovani (maschi) usano Boku e gli uomini a partire dalla trentina (ma anche ventenni) usano Ore, non mi dava l'idea di volgare. Mi è capitato di sentirlo anche in tv.
@LTheFirst in dragon ball Z Vegeta si riferisce a se stesso sempre con Ore-sama, proprio perchè altezzoso e "pieno di se"
Almeno in dragon ball, "ore sama" non mi è sembrato comico. Vegeta, un personaggio estramamente orgoglioso e altezzoso, è serissimo quando dice ore-sama, odia farsi prendere in giro, figurarsi se fa il comico Non è che il personaggio che hai citato, quando dice "ore sama" fa qualche battuta o qualche presa in giro?
Non ricordo quale personaggio fosse, però sì, era un personaggio comico, non serio come Vegeta. A me fa ridere come persona che non parla giapponese, perchè sentire "Il signor me" dà un senso di arroganza così grande ed eccessiva che mi suona comica.
A SnowChild: grazie mille per la brillante ed esaustiva delucidazione. Una curiosità: studi per caso Lingue orientali? Se è così mi piacerebbe, se non ti spiace, approfondire il discorso. Comunque, vorrei approfittare ancora un attimino di te, se posso, per chiederti come mai ho spesso sentito che "Boku" viene pronunciato anche dalle ragazze.
ore sama a me da l'idea di "io il grande". Credo che "signor" sia il significato più simile in italiano ma non sempre c'è corrispondenza diretta tra parole di lingue diverse.
In effetti la trattazione si sta facendo davvero interessante, soprattutto perché tratta un aspetto davvero curioso, come il linguaggio relazionale, assai più articolato di quanto non lo sia nella nostra lingua. Tra i vari pronomi per esprimere la prima persona singolare ho trovato anche "oira" (おいら), soprattutto in Sasuke (la serie del 1968 tratta dal fumetto di Sanpei Shirato), il protagonista utilizza sempre quel pronome quando si riferisce a sè stesso. Si tratta di una forma arcaica, oppure è utilizzato ancora correntemente? Ed in quali contesti?
Utente9394
- 13 anni fa
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@Andromeda: sì, studio Lingue Orientali a Ca' Foscari ^^ Nessun problema ad approfondire se vuoi Per il "boku" pronunciato da ragazze...credo sia da collocarsi nell'ambito del fenomeno che vede sempre più le ragazze usare termini propriamente maschili, dall'usare "omae" per indicare un amico, ad altri vocaboli o particelle esclamative tipiche del linguaggio maschile. E' una tendenza degli ultimi anni, tipica delle giovani generazioni, o almeno di una parte di esse, una certa "confusione dei generi" nel linguaggio. Perchè, se a livello di tempi verbali il giapponese è relativamente facile (esistono solo il passato e il presente, niente robe come il futuro anteriore o il trapassato remoto), a livello di registri linguistici, è enormemente complicato. Tra le tante cose (che verranno immagino spiegate a tempo debito in queste lezioni, per cui non le anticipo), vi è appunto la distinzione piuttosto netta tra il "linguaggio maschile" e il "linguaggio femminile": ognuno con una terminologia, vocabolario (non tantissimi vocaboli, ma comunque qualcuno) proprio. Tant'è che per un ragazzo straniero che va in Giappone, giusto per fare un esempio, se ha studiato la lingua con lettori madrelingua donne (come ce ne sono ad esempio nella mia università), avrà appreso senza rendersene conto termini propri del linguaggio femminile, e l'effetto sugli interlocutori giapponesi è un po' straniante. Ad esempio proprio "watashi": pur essendo considerato "neutro" (il femminile è "atashi"), gli uomini non lo usano praticamente mai, e sentirlo usare da un uomo, può risultare un po' strano.
@Monfrin "Oira" è una versione ancora più rozza di Ore, Ora ecc. che significano "io" nel linguaggio maschile, una specie di forma dialettale o comunque di modifica fonetica di Ore/ Orera tipica di alcune zone rurali. è anche usato da donne dello spettacolo, oltre che uomini, che fanno scene comiche e modi di parlare strambi. Lo si sente anche nei film di Takeshi Kitano, presumo per via del personaggio duro che interpreta
@SnowChild è vero, ne ho sentito parlare degli stranieri che usano espressioni femminili della lingua giapponese. Ma i lettori non correggono il modo di parlare degli studenti? Anche nei migliori manuali di grammatica giapponese che abbiamo in Italia viene evidenziata sempre la forma femminile e maschile di una stessa frase o espressione.
Grazie Nekomajin! In effetti ho pensato anch'io che "oira" potesse essere un termine dialettale, e, come hai spiegato, la ritrovo perfettamente nel contesto rurale dove si svolgono le vicende del piccolo Sarutobi.
Utente9394
- 13 anni fa
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@Nekomajin: purtroppo almeno le nostre lettrici non lo fanno presente, o meglio, non sempre. Perchè all'inizio del terzo anno alcune particelle enfatiche ed espressioni tipiche dell'uno o dell'altro linguaggio le abbiamo viste, e le lettrici ci hanno segnalato "solo i maschi possono usarla/solo le femmine possono usarla". Ma ad esempio il "watashi" non l'hanno mai corretto.
@Monfrin: io ho cercato sul mio dizionario, e me lo traduce come "noi". Però ammetto che non lo conosco, per cui non so dirti se il dizionario ha ragione o ce l'ha Nekomajin
"Oira" l'ho trovato talmente tante volte nei dialoghi dei film o nei testi in giapponese sparsi sul web col significato di Io, che son sicuro che è quello il significato. Non escludo che possa essere anche usato per indicare "noi".
Il watashi credo che risulta strano se l'uomo lo usa sempre tra familiari e amici, ma con gli estranei e i superiori è tenuto a usarlo sempre per educazione.
@SnowChild e Nekomajin Ho provato a cercare "oira" sul dizionario della Zanichelli in mio possesso, ma quella voce non è riportata, però ho provato a cercarla anche sul dizionario Aedict 2.8 del mio smartphone e me lo riporta scritto sia come (俺ら) che come (己等), ed in entrambi i casi mi riporta come traduzione (in inglese) "I/me". Mentre per noi (we/us) ottenuti dagli stessi kanji sono (俺等達) e (己等達) e la pronuncia è "oiracchi" (おいらっち). Purtroppo non ho mai potuto seguire un vero corso di giapponese e quindi non ho idea se per caso "oira" in qualche variante dialettale possa indicare anche "noi".
Oiracchi, mai sentita ma suona divertente Probabilmente questo termine è nato modificano il suono di tachi di Oiratachi. Non credo che nei corsi insegnino questi termini dialettali o arcaici, è più facile impararli dai programmi tv giapponesi e anime
Vash (anonimo)
- 13 anni fa
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Nella lezione è scritto che Omae è usato da parlante maschile e anta da parlante femminile. Quindi se io sono maschio dirò omae sia a una ragazza che a un altro ragazzo, mentre se sono femmina dirò anta sia a ragazzi che a ragazze? Leggendo il commento di snowchild che dice che ora anche le ragazze cominciano a dire omae a amici maschi, mi fa pensare che ci sia una distinzione anche nella persona alla quale ti riferisci, e che quindi non usano comunque omae con amiche femmine. Mi chiarite questa cosa?
@Vash "Omae" è una parola del linguaggio maschile usata solo tra maschi, quindi i maschi dicono Omae ai loro amici maschi. Mai chiamare una donna "Omae", è offensivo per la donna ed è cattiva educazione.
Le donne invece diranno "Anta" sia ad un amico maschio sia ad un'amica, è un termine femminile, quindi pronunciato solo dalle donne.
Comunque meglio non usare questi termini (Omae e Anta), alcuni giapponesi li tollerano abbastanza, altri li considerano offensivi. Molto meglio chiamare il proprio interlocutore con il suo nome.
Vash (anonimo)
- 13 anni fa
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Ok quindi non dipende solo dal parlante ma anche dal parlato, mashi a maschi e femmine a femmine.
Forse sarebbe il caso di chiarirlo editando la lezione, perché se uno legge lo schemino, pensa che un ragazzo possa dire omae a una ragazza dato che legge: "omae è usato se il parlante è maschio" senza specificare che anche la persona a chi è rivolto deve essere maschio. Stesso discorso per anta!
les (anonimo)
- 13 anni fa
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una domanda: come si modificano i kanji al plurale? ho visto in giro che quando si fa il plurale con "tachi" si aggiunge un certo kanji a quello del singolare... ma quando si modifica con "ra" o con "gata"? sono altri due kanji diversi da aggiungere suppongo, ma vorrei essere sicura^^
Ottimo!