Questo film l'ho visto per la prima (e al momento unica) volta proprio durante quest'incontro. Da un lato sono contento di averlo potuto vedere al cinema essendo prevista solo l'uscita home video, dall'altra con tutto il caos lucchese sono arrivato alla proiezione con almeno 15 ore di sonno arretrato, cosa che non mi ha permesso di apprezzare al meglio il film - in alcune scene stavo davvero per addormentarmi e ho faticato a tenere aperti gli occhi.
Pioggia di ricordi è una di quelle opere per cui il termine "slice of life" sembra essere stato creato. Con essa, Takahata raggiunge l'apice nel realismo visivo e narrativo. La gestualità, le smorfie facciali, il movimento di tutti i personaggi è replicato praticamente alla perfezione cercando di essere il più possibile prossimo alla realtà, in sincronia col realismo nella caratterizzazione psicologica dei personaggi (raramente si vedono dei bambini così genuinamente "veri" nelle opere animate giapponesi).
Non si può inoltre che plaudere l'abilità di Takahata nell'essere riuscito a donare un senso di organicità ad un manga fatto di storielle separate tra loro. Anche se durante il film si avverte il notevole distacco narrativo tra il passato e il presente a causa della differenza origine.
A non avermi convinto appieno però è l'eccessiva enfasi posta, almeno per quanto riguarda Taeko, alla bellezza della vita di compagna. È stato eccessivamente apologetico nei confronti della vita di campagna rispetto a quella di città. Non so se fosse un chiaro intento di Takahata inserire una tale tematica o se è solo un aspetto della caratterizzazione di Taeko, ma mi ha dato fastidio in diversi punti.
Nel complesso è stato un bel film, che però voglio rivedere quando sarò in forma e riposato così da poterlo apprezzare al 100%. Inoltre riflettendoci su, è un film che si apprezza maggiormente col tempo. Dubito arriverò però mai ad apprezzarlo quanto Pompoko o La storia della principessa splendente, ma soprattutto quanto quel miracolo animato che è Anna dai capelli rossi, in cui Takahata è riuscito nel non facile compito di rifinire e migliorare notevolmente il già meritevole romanzo originale.
L'edizione italiana del film si allinea alla consueta cura con cui Lucky Red ci ha abituato coi precedenti film. Non conoscendo il giapponese e non avendo visto il film in lingua originale non posso giudicare fedeltà o errori di traduzione o doppiaggio, tuttavia il risultato appare indubbiamente convincente in ogni aspetto. Il doppiaggio è curato in ogni dettaglio, specialmente nelle voci di tutti i bambini presenti.
Per quanto riguarda invece l'incontro lucchese, è stata la prima volta che ho partecipato ad un incontro con Cannarsi. Che dire, sono rimasto parecchio sorpreso (in positivo). Mi ha davvero colpito il grandissimo entusiasmo che metteva in ogni curiosità, in ogni aneddoto, in ogni battuta, andando persino a imitare la gestualità di Takahata. Ho potuto davvero apprezzare tutto il suo amore verso queste opere e verso il lavoro che ha svolto in questi 10 anni, quasi come un bambino che racconta quanto è buono il gelato che ha appena mangiato. Oltre a questo, ovviamente non posso che essere contento di aver potuto godere di tutto il catalogo Ghibli con una tale cura nella traduzione e nel doppiaggio, permettendo a tutti questi film di arrivare in italiano nel modo più genuino e fedele possibile. Guardando la slide con tutte le cover dei film, ammetto di essermi commosso.
A mio modesto parere il miglior film dello Studio Ghibli, insieme a quell'altro capolavoro qual è "La storia della Principessa Splendente". Ci sono voluti quasi 25 anni perché arrivasse da noi, ma ne è valsa la pena. Non vedo l'ora che mi arrivi.
Film bellisssimo. Non saprei scegliere tra questo e "La storia della principessa splendednte"... e devo ancora vedere "La tomba delle lucciole". Non lo preordino perche' non mi fido piu' di Lucky Red... e se ripete il disastro di Nausicaa (in blu-ray), col cavolo che lo compro.
Bellissimo Omohide Poro Poro "Only Yesterday", lo vidi sottotitolato diversi anni fa, ed è stato uno dei ghibli che ho preferito di più. Lo rivedrò volentieri doppiato in italiano.
Davvero un ottimo articolo, che racchiude per bene l'intero evento! Comunque ci stavo anche io in sala, dove ho visto tra l'altro per la prima volta questo film, che ho apprezzato davvero tantissimo. Giuro non mi sarei aspettato un film di tale livello(o forse sì, visto che parliamo del mitico Takahata?XD), così come ho apprezzato tanto anche il doppiaggio e gli interventi di Cannarsi. Quest'ultimo si è dimostrato essere un esperto del settore, e ci son rimasto davvero bene quando ha fatto capire di aver studiato ogni cosa nei minimi particolari, pur di fare un buon adattamento(così come si è studiato parte di una recita scolastica tipica del Giappone, per capire se certe parole erano in plurale o singolare). Per quanto mi riguarda, è stata l'ennesima dimostrazione che almeno per i film Ghibli, è giusto affidarsi a degli adattamenti definiti dai più come "legnosi", se ciò consente di ricevere al meglio i messaggi che tali film ci vogliono trasmettere. Seriamente, alla faccia dei detrattori, che a volte prima di parlare tirando fuori quei due/tre errori o imprecisioni che spuntano in ogni film(bè, nessuno è perfetto), dovrebbero informarsi meglio per capire lo studio che ci sta dietro a certe scelte.
Molto bello questo articolo, complimenti a Slanzard! In effetti mi ricordavo di questo titolo, Omohide poro poro, perché su un numero di Kappa Magazine di non so quanti anni fa, tanti comunque, c'era la recensione, e mi aveva parecchio incuriosito. Mi domandavo se, e quando avremmo potuto vederlo anche da noi, e ora, fra pochi giorni sarà finalmente disponibile in Blue Ray. Altro acquisto sicuro!
L'abitudine di Cannarsi a dire la sua, e soltanto la sua, ogni tanto lo distrae dai contributi altrui. Se avesse riguardato una vecchia intervista a Takahata apparsa su un numero di Kappa Magazine all'epoca di Cartoombria avrebbe risposto sul perché Takahata scelse quelle musiche e quei paesaggi per Omohide Poroporo.
Omohide Poro Poro l'ho visto qualche tempo fa e sono dell'avviso di Slanzard: troppo amore per la campagna. Io in campagna ci sono cresciuto e non sono tutte rose e fiori. Questo mi ha bloccato l'apprezzamento del film, che giudico solo discreto. Cio' detto, sono ben contento che appaia al cinema e che escano sempre piu' opere dello studio Ghibli in Italia.
Il film è davvero stupendo e sono stato contentissimo di averlo visto al cinema a Lucca, un'occasione davvero rara. Ottimo come di consueto il ridoppiaggio, peccato per gli inconvenienti tecnici sui titoli di coda.
Entrando nel merito del film trovo che questa sia l'ennesima prova magistrale di Takahata come uno dei pochi autori capaci di elevare l'animazione al rango di cinema di serie A, il suo tocco è a dir poco sublime!
In questa pellicola intimista e malinconica ci ho visto molte delle emozioni sussurrate di Anna Shirley riproposte nei turbamenti giovanili di Taeko. Si crea forte empatia col personaggio, e si rimane letteralmente incantati dalla freschezza e dalla spontaneità dei dialoghi. Il realismo di fondo (spesso squarciato da improvvisi voli della fantasia), la ricostruzione storica degli anni '60 e la lettura eco politica (incentrata sulla dicotomia metropoli/campagna), non risultano mai eccessivamente pedanti. Del resto quest'ultimo aspetto è una costante nella produzione del regista, presente già dai tempi di Heidi, solo che qui è reso ancora più evidente da un approccio che sfiora il documentaristico (mi riferisco in particolare alla scena della raccolta del cartamo). Chi ha apprezzato le sue opere più radicali dal punto di vista ideologico (Pompoko e The story of Yanagawa's canals) non rimarrà sorpreso da questo atteggiamento ormai conclamato. Cionondimeno non si afferma mai che la vita campagnola non sia faticosa anzi, mi è parso l'esatto contrario, la protagonista si rimbocca subito le maniche nonostante il viaggio. Bisogna ricordare che spesso nei film Ghibli l'elemento agricolo non ha solamente un ruolo nostalgico ma si pone come reale alternativa per il futuro, come risposta al degrado ecologico e ai ritmi nevrotici della vita moderna. Esemplare a questo proposito è il concetto di satoyama, letteralmente "collina coltivabile" tipica della geografia giapponese, come risultato dell'equilibrio tra uomo e natura selvaggia, riproposto anche in Totoro. Tornando al film, anche la colonna sonora dimostra un'attenzione molto intellettuale alle diverse tradizioni etnomusicologiche di tradizione europea, a ulteriore riprova della grande erudizione di questo immenso poeta dell'immagine animata.
Bene, potrò recuperare quest'altro capolavoro Ghibli (non l'ho mai visto, ma a proposito di Miyazaki e di Takahata posso dirlo a scatola chiusa ) più presto di quanto credessi! Il primo film Ghibli che ho visto è stato Lupin e il castello di Cagliostro, quando c'era la sana abitudine di trasmettere un OAV tutte le domeniche pomeriggio (non ricordo più se su Telecapri o su Junior TV), ma all'epoca non sapevo dell'esistenza di tanti film di questi due bravissimi registi, perciò in realtà il primo Ghibli che ho visto "consapevolmente" è stato La città incantata. Dopo di che ho deciso di recuperare e di colmare tutte le mie lacune, ed ormai ci sono quasi riuscita! Purtroppo non ho ancora trovato i DVD de La principessa splendente (che però sono riuscita a vedere) e de Il regno dei sogni e della follia, ma conto di riuscirci prima o poi, ed aspetto l'uscita di Nausicaa e de La tomba delle lucciole. Per ora di nessuno ho due edizioni diverse, solo di Kiki (perché è il mio preferito), ma non ho avuto il coraggio di ricomprare La città incantata con il boyfriend drago che ricorda quando Chihiro "gli è caduta dentro"...
@ TWINKLE: Grazie, ma io mi riferisco al DVD semplice (spero che esca prima o poi): non ho il lettore blu-ray, perciò non sono interessata alle steelbox.
Buon articolo denso di cose interessanti. Riguardo a Nausicaa in blu-ray, qualcuno sa se e quando uscirà l'edizione normale? Io ho già diversi film dello studio e non ho alcuna intenzione di pagare di più per avere la steelbox con sia dvd che bluray...
@Mikymate La Lucky Red ha già detto che Nausicaa uscirà anche in versione standard, anche se non sappiamo ancora quando. Appunto io idem, punto su quella, in quanto non ci tengo ad avere un unico film con un'edizione diversa dagli altri.
Complimenti per l'articolo, il film merita di essere visto e rivisto ogni volta sfugge qualche particolare interessante dei protagonisti e delle scene che si nota solo nella successiva visione.
Damnatio Memoriae (anonimo)
- 8 anni fa
50
ATTENZIONE: il seguente post contiene SPOILER sul film La Città Incantata. Per Sonoko La frase del nuovo doppiaggio del film, alla quale alludi, è giusta e fedele al dialogo originale giapponese. Haku, in originale, ricorda di quando Chihiro era caduta DENTRO di lui. Questo perché, in originale, Haku È IL FIUME STESSO, un dio fiume, per essere precisi; insomma, una divinità che È ANCHE UN ELEMENTO NATURALE. La mitologia è piena di figure di questo tipo e non solo quella giapponese, ma anche, per esempio, quella greca. Sei stata tratta in inganno perché nel vecchio doppiaggio italiano, in gran parte inventato, la frase «ERO LO SPIRITO DEL FIUME» era SBAGLIATA, perché non era fedele all'originale giapponese, ma inventata di sana pianta. Haku, in realtà non è lo spirito del fiume, bensì un dio che è anche il fiume stesso. La differenza è evidente. Il vecchio doppiaggio italiano aveva il gravissimo difetto di derivare direttamente da quello americano, che modificava pesantemente i dialoghi originali, al fine di rendere il film più affine ad un prodotto Disney. Un altro esempio di ciò e la frase di Chihiro: «Haku, LO SAPEVO CHE ERI BUONO»; che è una frase da film Disney e che, ovviamente, è stata completamente inventata dagli americani. Il vecchio doppiaggio italiano del film è pieno di invenzioni del genere, si spera che col tempo venga consegnato alla damnatio memoriae che merita.
Grazie per la spiegazione... Mi rendo conto dello sforzo fatto nel nuovo adattamento ed in buona parte lo apprezzo, ma mi pare che a volte le frasi tradotte troppo alla lettera possano anche suonare un po' comiche, magari riducendo la solennità di una scena... Per me si sarebbe potuto esprimere lo stesso identico concetto semplicemente cambiando la forma della frase, in una costruzione più libera (come si fa a scuola con le versioni di greco e latino), evitando quell'espressione che troppo si presta ad ambiguità e battute. In questo caso, invece di "Io ero il fiume Kohaku, mi sei caduta dentro da piccola..." non avrebbe potuto dire qualcosa "Ero il fiume Kohaku, nel quale sei caduta quando eri piccola..."? Mi pare che non cambi il concetto, ma si renda ugualmente l'idea senza far scoppiare a ridere nessuno! Comunque avevo ugualmente compreso quale fosse la vera natura di Haku, proprio per questo non mi era sembrata affatto strana la sua voce da adulto, inappropriata per un normale bambino ma giustificabile per una divinità/elemento naturale quale era lui. Invece non avevo minimamente badato al "lo sapevo che sei buono", avendolo tranquillamente attribuito all'atteggiamento inizialmente equivoco di Haku, che fingeva freddezza nei confronti di Chihiro soltanto per non far comprendere le sue vere intenzioni a Yubaba.
Io non ci vedo nulla di comico nella frase che riporti. Ogni frase può essere comica per qualcuno, per motivi personali spesso difficili da intuire. C'è anche chi scoppia a ridere leggendo un nome come Masakatsu Katsura o la squadra Nankatsu di Captain Tsubasa, non per questo uno va a modificarli.
Tra fare una modifica come quella che proponi tu perchè "si pensa" che possa (non) far ridere e modificare il senso di una frase perchè si pensa così sia più bella che in originale, il passo è davvero molto breve.
Niko75 (anonimo)
- 8 anni fa
03
Adattamenti pessimi
Bellissimi film rovinati da pessimi adattamenti
Damnatio Memoriae (anonimo)
- 8 anni fa
10
ATTENZIONE: il seguente post contiene SPOILER sul film La Città Incantata. La frase di Haku, della quale si discute, è: «mi sono ricordato di quando tu eri caduta dentro di me». Come fa a far ridere? Si tratta di UNA LEI CHE CADE DENTRO AD UN LUI; per riuscire a suscitare ilarità, tramite doppio senso sessuale, avrebbe dovuto essere il contrario, cioè UN LUI CHE CADE DENTRO AD UNA LEI, ma così non è.
Un ringraziamento (molto tardivo, ma meglio tardi che mai) a Slanzard per il bellissimo articolo, dinanzi alla minuzia del quale non posso che pensare che valga davvero la pena di organizzare e condurre gli incontri come quello lucchese. Grazie infinite!
Una piccola spiegazione per Sonoko (anche se, visto il format e il ritardo del mio intervento, dubito la leggerà mai): Zeniiba è tutto il contrario di Yubaaba. Se Yubaaba è la strega autoritaria e arcigna, Zeniiba è socievole, ed è anche un po' la buona nonnina che prepara il tè con la torta per tutti. Questa antitesi è enfatizzata anche dal modo in cui parlano le due, sia nei toni che nelle parole. Zeniiba critica esplicitamente la sorella Yubaaba perché "lei non è affatto alla moda, no?" - in giapponese usa proprio il termine 'haikara' (high-collar). E poi, lo vedi che la casa di Zeniiba è tutta all'occidentale, i bagni pubblici diretti da Yubaaba sono tutti all'antica, alla cinese. E così, allo stesso modo, Zeniiba usa vari anglicismi per 'fare un po' la giovane', per essere 'alla moda' specie con la bambina sua ospite. Anche questa è tutta una caratterizzazione che era stata rasata a zero nella precedente edizione, dove anche Zeniiba era doppiata come una strega solenne e altisonante. Ma se ascolti l'originale giapponese ti renderai subito conto di cosa è vero e cosa è falso.
Invece grazie alla segnalazione di un solerte membro dello staff sono riuscita a leggerlo! La tua spiegazione è molto interessante, anche se dovrei riguardare la vecchia versione per comprendere certe differenze, perché non ricordo più cosa dica esattamente Zeniba nel vecchio adattamento. Conosco bene il significato del termine giapponese "haikara", perché il mio manga preferito è Haikara-san ga toru, appunto "Una ragazza alla moda", dove viene anche spiegato che nel periodo Taisho (nel quale è ambientata la storia) alcune ragazze erano definite con quel termine, che letteralmente significa "ragazza dal collo lungo". Si trattava appunto di ragazze che si sentivano oppresse dalle tradizioni giapponesi dell'epoca e tendevano ad acquisire usanze occidentali, in primis l'abbigliamento. Però non ho mai capito come mai venivano definite così!
Credo che 'haikara' stia per 'high collar', ovvero 'colletto alto', non 'collo alto'. Nel senso di 'colletto' di un abito, di un vestito appunto all'occidentale.
Quanto a Zeniiba, non si tratta solo di cosa dice, ma soprattutto di come lo dice. Facci caso, se puoi!
Pioggia di ricordi è una di quelle opere per cui il termine "slice of life" sembra essere stato creato. Con essa, Takahata raggiunge l'apice nel realismo visivo e narrativo. La gestualità, le smorfie facciali, il movimento di tutti i personaggi è replicato praticamente alla perfezione cercando di essere il più possibile prossimo alla realtà, in sincronia col realismo nella caratterizzazione psicologica dei personaggi (raramente si vedono dei bambini così genuinamente "veri" nelle opere animate giapponesi).
Non si può inoltre che plaudere l'abilità di Takahata nell'essere riuscito a donare un senso di organicità ad un manga fatto di storielle separate tra loro. Anche se durante il film si avverte il notevole distacco narrativo tra il passato e il presente a causa della differenza origine.
A non avermi convinto appieno però è l'eccessiva enfasi posta, almeno per quanto riguarda Taeko, alla bellezza della vita di compagna. È stato eccessivamente apologetico nei confronti della vita di campagna rispetto a quella di città. Non so se fosse un chiaro intento di Takahata inserire una tale tematica o se è solo un aspetto della caratterizzazione di Taeko, ma mi ha dato fastidio in diversi punti.
Nel complesso è stato un bel film, che però voglio rivedere quando sarò in forma e riposato così da poterlo apprezzare al 100%. Inoltre riflettendoci su, è un film che si apprezza maggiormente col tempo.
Dubito arriverò però mai ad apprezzarlo quanto Pompoko o La storia della principessa splendente, ma soprattutto quanto quel miracolo animato che è Anna dai capelli rossi, in cui Takahata è riuscito nel non facile compito di rifinire e migliorare notevolmente il già meritevole romanzo originale.
L'edizione italiana del film si allinea alla consueta cura con cui Lucky Red ci ha abituato coi precedenti film. Non conoscendo il giapponese e non avendo visto il film in lingua originale non posso giudicare fedeltà o errori di traduzione o doppiaggio, tuttavia il risultato appare indubbiamente convincente in ogni aspetto. Il doppiaggio è curato in ogni dettaglio, specialmente nelle voci di tutti i bambini presenti.
Per quanto riguarda invece l'incontro lucchese, è stata la prima volta che ho partecipato ad un incontro con Cannarsi. Che dire, sono rimasto parecchio sorpreso (in positivo). Mi ha davvero colpito il grandissimo entusiasmo che metteva in ogni curiosità, in ogni aneddoto, in ogni battuta, andando persino a imitare la gestualità di Takahata. Ho potuto davvero apprezzare tutto il suo amore verso queste opere e verso il lavoro che ha svolto in questi 10 anni, quasi come un bambino che racconta quanto è buono il gelato che ha appena mangiato.
Oltre a questo, ovviamente non posso che essere contento di aver potuto godere di tutto il catalogo Ghibli con una tale cura nella traduzione e nel doppiaggio, permettendo a tutti questi film di arrivare in italiano nel modo più genuino e fedele possibile. Guardando la slide con tutte le cover dei film, ammetto di essermi commosso.