L'ho visto ieri al cinema in una sala quasi totalmente deserta (meglio per me ) e, ad essere onesti, mi aspettavo un po' di più da un film diretto da Hosoda... Per carità non che sia orribile, ma per metà non ho ben capito dove volesse andare a parare con la trama e per l'altra metà mi é sembrato di vedere un riciclo di idee dei suoi precedenti film, di Wolf Childern soprattutto. Graficamente é valido, forse è addirittura il migliore di Hosoda come grafica, ma purtroppo questo non basta di certo per fare un buon film. Come voto gli darei un 6 e mezzo, un film buono, ma si poteva fare di meglio. Peccato.
Personalmente credo sia l'opera più matura di Hosoda. Tratta tantissime tematiche senza essere mai scontato. La regia la trovo ottima, non te ne accorgi neanche che il film dura 2 ore! Davvero un bel film.
Bello, mi è piaciuto un sacco. In passato avevo letto che l'unica cosa brutta era il finale perché troppo frettoloso; in realtà se uno fa caso ad alcuni particolari si accorgerà che il finale è giusto così.
Peccato perchè era partita con ottime premesse e con una prima metà abbondante di film davvero bella. Poi un po' come Summer Wars sfocia nelle banalità e nel buonismo, senza nemmeno offrire un epicità nel finale, con uno scontro con l'antagonista nemmeno così impressionante.
Insomma, si perde nel finale.
Peccato, perchè con un po' di coraggio Hosoda, visto l'inizio molto bello del lungometraggio, avrebbe potuto sfornare il suo miglior film in assoluto. Ahimè trovo che vada piuttosto alla deriva nella seconda parte, rendendolo per me il suo meno riuscito. BAstava solo un po' di coraggio e una maggiore voglia di uscire dagli schemi, senza proporre morali e tematiche già viste e straviste...
A me è piaciuto molto, personaggi ben caratterizzati, storia leggera ma mai troppo prevedibile nel suo sviluppo accompagnata poi da bellissime musiche e animazioni ottime. Diciamo che se devo proprio fare un confronto l'opera precedente Wolf Childern mi ha colpito di più, ma è mero gusto personale, tutto sommato è stato un ottimo film che mi ha intrattenuto dall'inizio alla fine ed il finale mi ha pienamente soddisfatto lasciandomi anche un pizzico di malinconia. Ottimo poi il doppiaggio di Kumatetsu da parte di Pino Insegno, semplicemente perfetto Mi fa davvero piacere che anime di questo livello vengano trasmesse al cinema
Visto ieri sera, che dire... mi è piaciuto abbastanza. Un pò confusionari i vari cambi di rotta tra la prima e la seconda parte del film ma tutto sommato la storia fila abbastanza liscia. Sarà sicuramente un anime che dividerà (come tutti d'altra parte...) ma io ne sono rimasto molto soddisfatto.
Davvero deludente, un film in cui il messaggio sovrasta su tutto appesantendo narrazione e personaggi. Non so se Hosoda avesse paura di non riuscire a trasmettere il messaggio che voleva trasmettere o semplicemente ritenesse il pubblico un branco di idioti incapace di capirlo, tuttavia il reiterato e continuo desiderio di Hosoda di spiegare il (messaggio del) film è stato davvero pesante. Non si faceva in tempo a narrare una tematica interessante che ecco arrivare un personaggio a spiegartela per filo e per segno ("Hai capito? Con questa scena voglio dire questo. Anzi, facciamo che ora questo personaggio te lo rispiega di nuovo"). Tutto questo diventa davvero insopportabile nel finale, con Kaede che è poco più che un avatar del regista per ulteriori spiegoni ridicoli e mal incastrati nella sceneggiatura.
Peccato perchè il film ha i suoi bei momenti, ha saputo divertire in molte scene e affronta anche tematiche interessanti. Ma è stato scritto davvero molto male. Nel complesso una sufficienza un pochino abbondante, ma non troppo.
Non mi aspettavo certo un filmone al livello di Wolf Children (che ho idea resterà inarrivabile per Hosoda almeno nel prossimo futuro), ma questo è un notevole passo indietro anche rispetto a un Summer Wars, e forse persino peggiore del non certo memorabile La ragazza che saltava nel tempo.
Io sarei andata molto volentieri a vederlo ma 10 euro il biglietto è un furto!!
Darcia
- 8 anni fa
10
Spezzo anch'io una lancia in favore di questo film in cui Hosoda si distacca un po' dal suo genere per fare qualcosa di più classico e ghibliniano. Secondo me non è un passo indietro, ma un passo in avanti in una direzione ben precisa e promettente, che fa decisamente ben sperare nel futuro del regista. Sia io che gli amici con cui sono andato ne siamo usciti molto soddisfatti (era dai tempi di porco rosso che non ridevo di gusto vedendo certe scene di "rivalità familiari") e secondo me Hosoda con questo film è riuscito a portare la sua poetica in una direzione, magari meno intimista, ma sicuramente più di massa.. mi spiace veramente che in sala fossimo in quattro gatti.. una grossissima delusione sotto questo punto di vista -__-
Secondo me paragonare questo film a Wolf Children comunque viene fuori automatico ma è sbagliato perchè l'obbiettivo del regista è chiaramente diverso. TBATB cerca infatti di essere il giusto connubbio tra le profonde tematiche di Wolf Children e l'avventurosa spontaneità di Summer Wars e secondo me ci riesce molto bene (perdendo giusto un filino nel finale).. ed era questo l'obbiettivo di Hosoda. Ed è anche per questo che mi ha ricordato i film ghibli.. se raffina questo suo percorso potremmo trovarci veramente ad avere a che fare con il prossimo blockbuster giapponese di livello internazionale. Incrociamo le dita.
Come ho scritto nel blog: peccato per qualche banalità/prevedibilità, perchè per il resto è il film di Hosoda concettualmente più ambizioso e profondo (non parlo tanto di ciò che dicono i personaggi ma di ciò che si legge tra le righe). Anche artisticamente è tanta roba, disegni e animazioni da sbavo (credo di non aver mai visto nell'animazione jappa la folla di Tokyo animata così bene), così come gli "effetti speciali". Wolf children ha comunque una marcia in più (eguagliarlo era molto difficile). Ma Hosoda continua ad avere una marcia in più del film medio di Miyazaki. Voto 8 abbondante.
e forse persino peggiore del non certo memorabile La ragazza che saltava nel tempo
Concordo sulla sovraesposizione del messaggio del film con Slanzard, Hosoda si mette a proporre e riproporre, timoroso che non fosse recepito. Davvero ce ne era bisogno? L'esempio della balena è il più evidente: perchè? Non sarebbe stato più elegante fare arrivare lo spettatore al messaggio, senza sbatterglielo costantemente davanti? Alla fine mi era già arrivato dalla prima volta, la sola presenza del libro e la frase detta poco dopo la matè del film era più che sufficiente a fare capire il concetto.
bellissimo, lo consiglio vivamente di vederlo.Un capolavoro di immagini e musica il rapporto della bestia e del giovane è come dire intrigante: molto commovente il finale mi a letteralmente commossa ,ma questo riguarda ill mio pensiero
É un peccato che non sia riuscita a vederlo. Spero di poterlo recuperare. Ho visto qualche scena in inglese ed era divertente. I pareri sono contrastanti ma voglio vederlo con i miei occhi prima di giudicarlo.
Posso chiedere se solo io sono rimasto basito dalla localizzazione? non intendo il doppiaggio (per me buono), ma proprio come hanno trasposto il film in Italiano. A me ha dato davvero l'impressione di essere stato localizzato per una ristretta fetta di audience "japan fun" o per lo meno "japan infromed", piuttosto che per essere accessibile ad un pubblico di "italiani medi". Incominciamo dai nomi lasciati come in originale (cosa che mette in difficoltà chi non mastica anche solo fonologicamente il giapponese): Kumatetsu ha Kuma (orso) nel nome perchè è un orso, ma ciò non può essere facilmente capito! Ancor più grave è Kyuta (da Kyu, nove), il nomignolo che la Bestia dà al Bambino quando questi non vuole dirgli il suo nome ma gli dice la sua età. "Hai nove anni, eh? Allora ti chiamerai Kyuta!" ma con quale ragionamento dietro? ho dovuto intuire che "kyuta" fosse legato al numero nove. Ammetto che tradurre le allusioni dei nomi è assai difficile e può risultare in schifezze, ma proprio non si poteva sostituire il difficile "jūtengai" con un accessibile "Regno delle Bestie"? Ma c'è di molto peggio. Nei dialoghi ci sono proprio frasi non accessibili se non si ha una certa conoscenza della cultura giapponese: "usa il tuo Ki" senza che si sia mai parlato prima del Ki (della serie che una seduta dietro di me fa "il suo di chi?"); "si è trasformato in una ōdachi" (anche qui ho dovuto intuire che fosse un tipo di spada) ecc. Infine non ho mai sopportato quelle sequenze in cui spiegano come si "scrivono" in kanji i propri nomi (della serie "Mi chiamo Zanzoyoshi, si scrive come Pozzo e Giardino), perchè non hanno un senso in italiano ("Mi chiamo Marco, si scrive come Stampante e Sedia A Rotelle), e ti obbligano a calarti nel mondo della scrittura giapponese (cosa che secondo me non fa troppo felice lo spettatore medio). A me il film è piaciuto, ma davvero per questi problemi sento di non poterlo far apprezzare ai miei amici, di non poterlo far apprezzare ai miei futuri figli ecc. Qualcun altro ha avuto lo stesso sentore?
Non è stato malaccio, il rapporto maestro-discepolo mi è piaciuto, per quanto abbastanza scontato. Ma è proprio questo il problema, dal mio punto di vista: il tutto mi è sembrato abbastanza banalotto, ma ci sarei passato sopra senza pensarci se, in qualità di film di cazzotti e spadate, al di là dello sviluppo alla Mowgli di Kyuta, mi avesse eccitato con combattimenti degni di nota. La prima lotta tra i due aspiranti maestri aveva attirato la mia attenzione, ma il combattimento finale mi ha ammosciato. Speravo in qualcosa che potesse eguagliare Sword of the stranger, e alla fine sono rimasto fregato: troppo frettoloso e poco convincente. Può anche essere che Hosoda non puntasse su questo aspetto, ma non è che il resto meriti più di tanto.
@ Davide Battistini: E' comprensibile avere difficoltà con certe espressioni, ma dato che in giapponese certe diciture ci sono non mi pare male inserirle anche in italiano, anche perché altrimenti avrebbero dovuto sostituire quella parte con chissà quale invenzione italiana, per giustificare il movimento della bocca del personaggio che parlava. Il che, considerando i risultati di Mediaset, mi pare una prospettiva molto peggiore! La storia è ambientata in Giappone, e questo è un motivo in più per cui certe espressioni mi paiono adatte, perché i giapponesi parlano così: un po' come Miyagi in Karate kid che chiama l suo allievo Daniel-san. Anche se l'espressione è insolita va considerato che in Giappone -san è un suffisso onorifico, un po' come dire "signor Daniel", nonostante Daniel sia molto più giovane di Miyagi e perciò sarebbe sembrato più normale un Miyagi-san da parte di Daniel; ma Daniel, americano, è abituato a rivolgersi alle persone in maniera più confidenziale e perciò chiama Miyagi per nome e gli dà del tu, mentre Miyagi usa i suffissi onorifici con tutti come si usa nel suo paese. Non ci trovo niente di strano! Per quanto riguarda il -ki nemmeno io ho afferrato completamente il senso, ma so che si tratta di qualcosa che ha a che fare con le arti marziali e perciò un discorso su di esso va bene, dato che Kyuta studia arti marziali. Una sorta di linguaggio tecnico, così come può capitare di ascoltare termini medici più complessi in un medical drama o termini giuridici in una storia ambientata in tribunale, e nessun regista si sognerebbe minimamente di spiegare parola per parola, nemmeno con una voce fuori campo, che indirizzerebbe il film ad un pubblico di bimbi; noi altri più grandicelli possiamo sempre, dopo, fare una bella ricerca e cercare di capire meglio. Mostrare aspetti particolari delle tradizioni giapponesi mi pare invece una cosa molto interessante, anche perché invita ad approfondire l'argomento. Se sei rimasto tanto male per questo non oso immaginare la tua reazione davanti ad un film in cannarsese (c'è l'imbarazzo della scelta, ormai tutti i Ghibli sono stati tradotti in cannarsese! ): in quelli sì ci sono chicche pazzesche, perché certe espressioni sono tradotte così alla lettera da sembrare goffe! Invece l'adattamento di The boy and the beast mi pare molto fluido ed anche i doppiatori sono stati bravi, soprattutto Pino Insegno!
@ Sonoko Concordo sulla qualità del doppiaggio in sè e sul fatto che provare a tradurre le allusioni dei nomi avrebbe potuto creare dei mostri orribili (Ursulante e Novino al posto di Kumatetsu e Kyuta...), ma il problema rimane: la localizzazione non è fatta per essere accessibile ad un pubblico italiano, ma ad una ristretta fetta di japan-fans che sono disposti ad accettare o addirittura apprezzano certe cose. "Usa il tuo Ki" è una palese (a mio avviso) leccata di culo per i japan-fan che sanno cos'è il Ki. Durante il film mai si è parlato del Ki, quindi come battuta è assolutamente senza senso. Davvero non si potevano trovare alternative come "Usa la tua energia", "usa la tua forza interiore", che anche se meno letterali avrebbero fatto capire molto di più? "è diventato una ōdachi" era davvero così indispensabile al posto di "è divenuto uno spadone"? "Hai nove anni, allora ti chiamerò Kyuta" non ha senso in italiano, e se non vuoi cambiare "Kyuta" non puoi lasciare la parte prima invariata. L'italiano medio non sa cosa siano il Ki o la ōdachi, quindi occorreva tradurre quelle due espressioni. Il fandom è sempre un male per qualsiasi mercato dell'intrattenimento, e vedere che qui parte della localizzazione è stata fatta in ossequio al fandom mi ha lasciato davvero sconfortato.
Per la questione di Kyuta non ti do tutti i torti, era difficile per i non appassionati comprenderla del tutto (io stessa l'ho solo dedotta, ma non sapevo il significato della parola "kyuta"), e dopotutto anche il ki avrebbe potuto essere definito come energia interiore senza offendere nessuno, ma per quanto riguarda la odachi credo che la traduzione "spadone" non vada bene per il semplice motivo che la odachi è un tipo particolare di spada lunga giapponese e perciò il termine va considerato intraducibile. Un po' come i jeans che sono un particolare tipo di pantaloni e che nessuno si sognerebbe di definire diversamente se non come "jeans", che è il vocabolo che sebbene straniero chiarisce inequivocabilmente a cosa ci si riferisca.
Darcia
- 8 anni fa
10
Sì, alcuni adattamenti troppo letterali potevano essere un po' ostici (anche io ho dovuto spiegare ai miei amici il gioco di parole fornito dal soprannome di ren) ma secondo me non hanno precluso la godibilità dell'opera ed era difficile fare altrimenti per far capire certe scene o terminologie nei tempi precisi di doppiaggio forniti dal film (sfido io ad inventarvi un gioco di parole con i nomi propri che mantenga lo stesso significato in italiano o spiegare in una parola il termine tsukumogami^^).
Per carità non che sia orribile, ma per metà non ho ben capito dove volesse andare a parare con la trama e per l'altra metà mi é sembrato di vedere un riciclo di idee dei suoi precedenti film, di Wolf Childern soprattutto.
Graficamente é valido, forse è addirittura il migliore di Hosoda come grafica, ma purtroppo questo non basta di certo per fare un buon film.
Come voto gli darei un 6 e mezzo, un film buono, ma si poteva fare di meglio. Peccato.