Sono distrutto, era il vero gentiluomo dei manga! Vuoto incolmabile!
Il voler quantificare i capolavori che questo straordinario artista ci ha lasciato è intento assai arduo. Un poeta, un pensatore, un grande fumettista, e non solo. Egli, da sempre, rompe gli schemi. La profondita sconvolgente delle Sue opere traspare dagli ineffabili sguardi dei personaggi che ci dona, dolcemente, costruendo un universo di armonie meravigliose, un concerto sinfonicamente ineccepibile. "Quartieri lontani", "Gli Anni Dolci", "Uno Zoo D'inverno", "La vetta degli Dei", "Al tempo di Papà", "Furari", "L'olmo"... Magnifiche le atmosfere che prendono vita in queste e altre splendide Sue opere. Per quanto mi riguarda, uno dei migliori, uno dei più grandi, uno dei vertici massimi dell'arte fumettistica. Grazie, maestro. Ti porterò sempre con me, e non finirò mai di scoprirti.
Qualsiasi cosa tu possa scrivere a proposito di un uomo capace di farti emozionare nel profondo solo con inquadrature di paesaggi, senza alcun dialogo, sembrerà in qualche modo irrispettosa, ma anche tenere per te il tuo dispiacere, quando ti lascia uno dei mangaka che sono stati per te più significativi, è in qualche modo irrispettoso.E' anche grazie a Jiro Taniguchi se io adesso sono qui, in un paese lontano migliaia di chilometri dalla mia Italia, a studiare malvagi ideogrammi ogni giorno. E' grazie ai suoi silenziosi e sensibili uomini che camminavano e mangiavano di gusto ("Sei tu, perché cammini e mangi tanto!" mi disse una volta una mia amica del liceo) se, in quell'inverno dei miei diciassette anni, ho scoperto un nuovo volto dei miei amati manga, tanto di scegliere di mettermi a studiare la loro lingua all'università. Li compravo qua e là nei miei saltuari viaggi a Roma, i fumetti di Jiro Taniguchi, quando ancora era un autore sconosciuto e questi non venivano venduti nella mia Palermo, e ogni volta ne restavo incantato. In un modo o nell'altro ho acquistato quasi tutte le sue opere uscite in Italia, arrivando addirittura a comprare molti inediti in lingua francese (grazie, Libreria L'Aventure, non sai quanto ci manchi).Ho dedicato a Jiro Taniguchi e al suo "Sky Hawk", avventura western ricca di fascino e simbologie, la mia tesi di laurea triennale, e sono stato felicissimo del fatto che, proprio mentre lavoravo alla tesi, il maestro sia venuto in Italia, in modo da poter sentire proprio dalla sua voce importanti approfondimenti per il mio lavoro, con buona pace del pubblico in conferenza che si è dovuto sorbire discorsi su un'opera al tempo inedita in Italia e di poco interesse generale. Vederlo lì, mentre disegnava calmo e serafico a pochi metri da me, è stato indescrivibile.Terzo in ordine di scoperta nella mia sacra triade di mangaka preferiti, Taniguchi mi ha fatto sognare ed emozionare con ogni sua storia: con il suo Giappone di tutti i giorni mi ha fatto scoprire il fascino delle piccole cose, mi ha intrattenuto con viaggi nel Giappone feudale e nell'America dell'Ottocento, tra foreste incontaminate, splendidi e fedeli animali, avventurieri e cacciatori; mi ha fatto piangere con la biografia di un cane e con un uomo che passeggia per strada o mangia il ramen nei chioschetti; mi ha regalato viaggi nel tempo, scambi di corpi, thriller e storie d'amore, assassini e scrittori, uomini ed eroi piccoli ma grandi, straordinari nella loro normalità.Ho potuto assistere ad una sua mostra tenuta nella nostra Venezia, così bella da lasciare senza fiato. Eppure, nonostante l'immensa bravura come artista, Taniguchi era un ometto semplice, sorridente, coi baffi, con gli occhiali, che prendeva il pennarello da un astuccio di Pikachu e ti regalava sogni meravigliosi e reali allo stesso tempo. Un artista, un maestro, un mago, oppure, dopotutto, semplicemente un uomo, dotato di quella sensibilità e di quel forte amore per la vita che tutti dovremmo avere.Svegliarsi una mattina e trovarsi mille messaggi che ti avvisano della sua scomparsa, avvenuta troppo presto e a causa di qualcosa di non meglio identificato, è un dolore troppo grande, come se una grossa parte di ciò che sono diventato negli anni mi fosse stata strappata. Ma resterà sempre lì, nei ricordi di un ragazzo di diciassette anni ora trentenne che ripenserà a quel piccolo, grande eroe sorridente coi baffi e con gli occhiali ogni volta che si perderà a passeggiare per le strade, riscoprendo quanto sia bello vivere.Grazie di cuore, maestro.
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