un ragazzo venne a casa, trovò un box DVD di Digimon e mi disse che era disgustoso e che lo avrei dovuto nascondere
Amen!sento la necessità di avere il testo con le opzioni multiple
Ragazza misteriosa, sei il mio nuovo spirito guida.
Quoto. C'è da dire che però la tipa in questione dimostra almeno di curare il proprio aspetto, cosa che le sue controparti maschili difficilmente fanno.Comunque solito discorso: se te ne esci con frasi come “preferisco spendere soldi per me stessa che per una relazione” non puoi dire che l’amore è difficile, quella che fa difficoltà sei tu; sei liberissima di fare quello che vuoi del tuo tempo e del tuo denaro, ma non sei una vittima.
alcuni dei ragazzi che hanno citato mi sono sembrati abbastanza maleducati. Io se entro in casa di qualcuno non mi permetterei mai di dire una cosa come quella raccontata da questa ragazzaun ragazzo venne a casa, trovò un box DVD di Digimon e mi disse che era disgustoso e che lo avrei dovuto nascondere
Una donna, sposata, di 30 anni ci dice che secondo lei c’è qualcuno per chiunque. Ammette di apprezzare di tutto: yaoi, yuri, seiyuu e videogiochi, ed anche se all’inizio temeva che le relazioni potessero togliere tempo prezioso alle sue passioni col tempo dice di essersi abituata, pensando comunque che la sua potrebbe essere stata semplice fortuna ma che è convinta che il mondo sia pieno di persone pronte a comprendere queste particolarità.
Guadagnando i miei soldi preferisco spenderli per cose che posso usare per me
Vorrei nascondere il mio essere otaku. Disperatamente. Ma quando vado al karaoke conosco solo le canzoni degli anime, quindi al massimo canto solo le canzoni molto famose come Sobakasu di Judy and Mary (opening di Kenshin).
Non so realmente come sia un vero otaku, ma se sono solo degli hobby che non incidono nell'approccio alla vita lavorativa e sociale, non vedo perchè un qualsiasi soggetto si possa permettere di criticarli.
Non so realmente come sia un vero otaku, ma se sono solo degli hobby che non incidono nell'approccio alla vita lavorativa e sociale, non vedo perchè un qualsiasi soggetto si possa permettere di criticarli.
Un "vero" otaku è un collezionista ossessivo-compulsivo di prodotti di consumo, con la tendenza all'accumulo di dati e alla formazione di feticismi di vario genere (fonte: Generazione Otaku, di Hiroki Azuma). Molto spesso appunto non si tratta solo di un innocuo hobby, ma di una vera ossessione con ripercussioni pesanti sulla vita sociale e lavorativa.
Più che altro in questi articoli al solito non si capisce se il termine venga usato con cognizione di causa, oppure a casaccio, come purtroppo avviene molto spesso
“Prima di tutto, è praticamente impossibile che due otaku dello stesso tipo possano provare sentimenti romantici tra di loro. Quando confessi di essere una fujoshi gli uomini solitamente dicono “farai certi deliri anche su di me? Orribile”. Loro non potrebbero capirmi neanche se glielo spiegassi più e più volte che non è come pensano" (donna di 26 anni, ragazzo dei sogni: Shinsuke Takasugi di Gintama).
È tipico della psiche umana etichettare e quindi generalizzare soggetti e fenomeni per semplificare l'incredibile quantità di informazioni che quotidianamente ci vengono sparare addosso, perché altrimenti ad analizzare ogni minima cosa nel dettaglio verremmo presto sopraffatti dalla quantità di dati da elaborare ad ogni singolo fenomeno che ci capita.
Però questo porta solo a una becera generalizzazione, [...]
Pur apprezzando la ricchezza lessicale del tuo volo pindarico, mi sa che non hai capito una cosa fondamentale: non sto facendo una becera generalizzazione sugli appassionati di anime in generale (tra cui mi inserisco anch'io, o altrimenti non sarei qui), ma sto definendo una categoria (o chiamala sottocultura, se preferisci) che effettivamente esiste, basandomi su una serie di indagini e testi sociologici di rilevante importanza nello studio della materia, e non sull'accezione distorta che il termine ha preso nel tempo a causa dell'ignoranza di chi lo usa. Poi l'equazione "otaku = male assoluto" c'era ai tempi di Tsutomu Miyazaki, ora fortunatamente mi sembra ci sia stato un miglioramento in tal senso.
Tornando al punto, se mi contestualizzi il termine al Giappone e alla sua società ancora retrograda per quanto concerne alcuni aspetti sociali, riferendoti ad aspetti anche occidentali, credo che faresti un madornale quanto banalissimo errore.
Purtroppo non ci si può basare sulla loro visione del fenomeno otaku, riferendolo al nostro e categorizzare l'otaku americano, asiatico e europeo...
È come se per definire il loro Rakudo o il loro Kabuchi dicessi semplicemente teatro, così lo banalizzi no?, senza prendere in considerazione tutte le accezioni culturali che lo rendono profondamente diverso dal teatro occidentale.
“Devo sempre stare attenta a quello che dico perché gli uomini potrebbero fraintendere quando parlo di un personaggio e magari dico che mi piacerebbe uscire con loro” (donna di 18 anni, ragazzo dei sogni: Ryunosuke Tsunashi di Idolish 7).
Ma è proprio questo il punto: ciò che hai descritto è esattamente quello che succede quando un termine preciso volto a definire una sottocultura prettamente giapponese viene distorto e adattato a ogni situazione, come ormai è prassi che avvenga sull'internet. Tu, appassionato occidentale di anime (che poi magari conosci solo Naruto e One Piece perché li vedi alla tv) puoi dire di essere un otaku, ma stravolgi il significato del termine. Così come, parafrasando l'esempio da te illustrato, sarebbe un'emerita stupidaggine usare il termine "Kabuki" per definire qualsiasi forma teatrale di ogni parte del globo.
Certo, pensare con la propria testa va bene, a patto di avere le giuste conoscenze preliminari, e non fondandosi sul sesto senso. Perché la base per poter parlare e argomentare di qualcosa è la conoscenza completa dell'oggetto di cui si sta parlando, no?
Perché se definisci il Kabuki come, teatro giapponese lo semplifichi ma credo che non sbagli.
Però se, tornando alla questione, si pensa che otaku sia = sociopatico è ovvio che non coincida col fenomeno che c'è in Europa o nel resto del mondo, ma se lo determini come "appassionato di anime e manga" allora semplificando, ci sono dei punti di contatto che permettono di usare tale termine per ogni continente in cui c'è un appassionato di anime e manga.
La donna di trent'anni e quella di 42 degli ultimi paragrafetti rispecchiano abbastanza il mio pensiero, alla fine se un partner ti rispetta in tutto il tuo essere, ti lascia anche lo spazio per vivere le tue passioni. Certo che se sei un'ossessionata che non parla d'altro, allora è comprensibile che trovare l'amore sia difficile! ^^''
“Guadagnando i miei soldi preferisco spenderli per cose che posso usare per me, come prodotti per la salute e di moda. Non ho spazio e soldi per spendere soldi per altre “cose” come “l’amore”.”
In questo non ci piove, ma si suppone che una relazione la si costruisca con un fidanzato/marito o una fidanzata/moglie, non con un gigolo o una escort di lusso (o con qualcuno che si comporta come tale).Anche io sono d'accordo con questa affermazione, nel caso in cui una persona passi attraverso delusioni d'amore viene "naturale" concepire l'idea che è meglio spendere soldi per sé stessi piuttosto che per amore. Anche io preferisco spendere soldi per me stessa piuttosto che per una relazione, specialmente se essa dura da poco tempo, anche perché non è con decine di regali o cene offerte che si conquista o si mantiene l'amore di qualcuno.
un ragazzo venne a casa, trovò un box DVD di Digimon e mi disse che era disgustoso e che lo avrei dovuto nascondere
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Ragazza misteriosa, sei il mio nuovo spirito guida.
Comunque solito discorso: se te ne esci con frasi come “preferisco spendere soldi per me stessa che per una relazione” non puoi dire che l’amore è difficile, quella che fa difficoltà sei tu; sei liberissima di fare quello che vuoi del tuo tempo e del tuo denaro, ma non sei una vittima. Le vittime qui sono quelli tipo la ragazza del cofanetto dei Digimon definita disgustosa dal proprio ragazzo.