Vero che ovunque vige la regola delle dieci p (Parole Poco Pensate Portano Pene, Perciò Prima Pensate Poi Parlate, ma qui si esagera e stavolta è proprio il caso di dirlo: sono pazzi questi giapponesi!
La parola "omae" si sente molto spesso negli anime, e il significato mi era chiaro oramai. Per quanto riguarda la notizia in sé certo è una situazione incresciosa quella che si è venuta a creare ma mi viene da chiedere se sia stato semplicemente un'errore, una disattenzione, insomma non credo nella maniera più assoluta che una persona del genere, un sovrintendente scolastico, un bel giorno esce pazzo e si mette a usare una parola del genere di proposito sapendo poi a cosa va incontro.
Insomma è chiaro che le parole vanno dosate e scelte con estrema cura ma i giapponesi forse prendono queste cose ancora un un pelino troppo seriamente e dovrebbero ragionare in maniera più elastica. Senza contare che la lingua giapponese è parecchio complessa e molte parole possono confondere anche i madrelingua, non c'entra nulla il ruolo che si svolge.
Mi dispiace per il genitore ma francamente non mi sento di voler crocifiggere quest'uomo per un'errore del genere. Per me è più una guff in un contesto poco felice che un dramma come vogliono farla passare i giornali o chi per essi.
Penso che il sovrintendente come suggerisce l articolo abbia utilizzato tale termine in senso di amicizia e che abbia anche cercato di alleggerire l atmosfera ma direi che ha sbagliato letteralmente il contesto dato la grave perdita subita dal padre del ragazzo e il luogo in cui ha usato il termine.
L'omae in effetti non avrebbe neanche dovuto uscirgli...cioè non ci sono abituati ormai? xD Comunque d'accordo sul fatto che sia più una guff che può succedere a chiunque, insomma insultarlo credo sia stato un po' troppo...
Se avessero usato tanta severità nell'affrontare i problemi di questo ragazzo, e dei tanti altri che subiscono le stesse cose, chissà che il sovrintendente non avrebbe avuto motivo di dover parlare con questo povero padre dovendo pensare a come rivolgersi a lui...certo la scelta è stata infelice ma arrivare a portarlo a dimettersi solo per questo mi sembra esagerato, ma non voglio esagerare allo stesso modo nel mio giudizio comunque perché probabilmente fatico a cogliere la gravità della cosa non conoscendo il giapponese...
Si doveva dimettere perchè ha permesso che un ragazzo si togliesse la vita per atti di bullismo che lui o chi per lui ha permesso!.Non per questa minghiata.
Se avessero usato tanta severità nell'affrontare i problemi di questo ragazzo, e dei tanti altri che subiscono le stesse cose, chissà che il sovrintendente non avrebbe avuto motivo di dover parlare con questo povero padre dovendo pensare a come rivolgersi a lui...certo la scelta è stata infelice ma arrivare a portarlo a dimettersi solo per questo mi sembra esagerato, ma non voglio esagerare allo stesso modo nel mio giudizio comunque perché probabilmente fatico a cogliere la gravità della cosa non conoscendo il giapponese...
ESATTAMENTE. Guardate si può parlar di "voce dal sen sfuggita" ma invece si occuparsi di una mezza cacchiata avrebbero fatto meglio a prevenire la situazioni che ha portato questo ragazzino a suicidarsi a causa di incessanti atti di bullismo nei suoi confronti Ma è più semplice alzare la voce per una sciocchezza. Spero però di non vedere più in giro - passano talora sui social - quei video che esaltano la scuola nipponica come esempio di "Ottima Scuola"....Gli piazerò davanti qeusto articolo.
Ero a conoscenza che in giapponese esistessero vari modi di riferirsi ad una persona, e vari registri linguistici, ma secondo me in questo caso, potrebbe essersi trattato di un errore o di un modo di ammorbidire una conversazione difficile. Certamente non è facile parlare ad un genitore e trovare le parole giuste dopo aver perso un figlio, lutto inimmaginabile. Poi posso capire che i giapponesi tengano alla propria lingua, ed al loro modo di esprimersi a seconda del contesto e della situazione, però in questo caso mi sembra eccessivo dare le dimissioni per un modo di esprimersi sbagliato. Secondo me bastavano delle scuse ed ammettere di aver compreso l'errore e di non ripeterlo più in futuro, ma le dimissioni mi sembrano un provvedimento drastico. E dopo quanto accaduto non posso non constatare quanto la società giapponese sia rigida e chiusa in certi aspetti della vita, dove magari si potrebbe tollerare un po' di più. Secondo me l'aspetto che dovrebbe essere messo in discussione e generare polemica, è il fatto che non si siano prese misure necessarie per evitare che un ragazzo si suicidasse per atti di bullismo. Questo aspetto andrebbe condannato, non fare polemica su una frase sbagliata di un uomo che era in una posizione scomoda ed infelice. Detto questo, massima solidarietà alla famiglia del ragazzo suicida, che si trova in una situazione non facile.
Della serie: siccome i problemi veri non si risolvono, focalizziamoci sulle parole. Avrei preferito debellare il bullismo in quella scuola piuttosto che cacciare il dirigente scolastico per una parola infelice.
la differenza culturale è chiara e se come sembra la stragrande maggioranza dei giappo sono così scandalizzati nn mi sorprendo abbia dato le dimissioni ovviamente in Italia sarebbero bastate delle scuse anche poco sentite cioè dai cosa servirebbe a un politico qui per fargli lasciare la tanto amata poltrona ? XD credo nemmeno se gli dici che sotto c'è una bomba...
Una scelta infelice nell’uso delle parole insomma. Forse sono io ad essere poco malizioso ma non credo che ci fosse cattiveria nelle intenzioni del sovrintendente, come riportato nell’articolo aveva insegnato al padre quando era bambino, quindi forse ha voluto usare un’espressione più informale per cercare di rincuorarlo almeno in parte per la perdita dovuta a un lutto così grave, forse pensava di mostrare di più la sua vicinanza e comprensione…….o almeno io la penso così……..
Poi va be, che i giapponesi siano infinitamente esagerati con le formalità e l’etichetta (anche nel parlare) in ogni modo e in ogni luogo lo trovo un po’ ridicolo sinceramente, potrei capire tre diversi gradi di formalità (dare del “tu”, dare del “lei”, dare del “lei in forma massima”) ma loro hanno davvero casistiche infinite……….io non ho mai studiato il giapponese ma so che addirittura esiste un “lei” particolare da usare solo nel caso in cui ci si rivolga direttamente all’Imperatore (cosa di per sé rarissima per un giapponese medio, quindi di fatto a cosa diamine dovrebbe servire saperlo??).
Ricordo di aver letto anni fa in un libro di Keiko Ichiguchi una situazione simile: si trovava a fare da traduttrice simultanea tra un gruppo di operai italiani in sciopero e un alto dirigente giapponese, il quale affermava che dovessero tornare subito a lavoro in quanto “era loro dovere morale”; il rappresentante degli operai disse in risposta “Sei un pollo”, ma la Ichiguchi dovette usare tutte le formalità possibili e inimmaginabili della lingua giapponese per riferirlo al dirigente perché, come disse lei, se l’avesse tradotto letteralmente al dirigente giapponese sarebbe venuto un infarto.
In Italia facciamo primo partito gente che manda vaffa a destra e manca, crede nelle sirene, nelle scie chimiche e ad ogni genere di complotto, sbaglia continuamente non solo l'uso delle parole ma anche i tempi verbali. In Giappone basta una parola sbagliata e ti devi dimettere. È proprio vero che nel mondo non esiste la giusta misura, una via di mezzo.
In Italia facciamo primo partito gente che manda vaffa a destra e manca, crede nelle sirene, nelle scie chimiche e ad ogni genere di complotto, sbaglia continuamente non solo l'uso delle parole ma anche i tempi verbali. In Giappone basta una parola sbagliata e ti devi dimettere. È proprio vero che nel mondo non esiste la giusta misura, una via di mezzo.
Quoto,però in Giappone non è che sono così rigidi. Basti pensare che il "glande" Shinzo Abe si è ricandidato ed è stato rieletto nonostante avesse ,sia lui che alcuni suoi collaboratori,delle accuse di corruzione. Io penso che sono rigidi quando gli conviene,anche qui,sicuramente dopo questo fattaccio,grazie a questo pretesto,riusciranno a svincolarsi e a sbattersene del problema del bullismo
In Italia facciamo primo partito gente che manda vaffa a destra e manca, crede nelle sirene, nelle scie chimiche e ad ogni genere di complotto, sbaglia continuamente non solo l'uso delle parole ma anche i tempi verbali. In Giappone basta una parola sbagliata e ti devi dimettere. È proprio vero che nel mondo non esiste la giusta misura, una via di mezzo.
Quoto,però in Giappone non è che sono così rigidi. Basti pensare che il "glande" Shinzo Abe si è ricandidato ed è stato rieletto nonostante avesse ,sia lui che alcuni suoi collaboratori,delle accuse di corruzione. Io penso che sono rigidi quando gli conviene,anche qui,sicuramente dopo questo fattaccio,grazie a questo pretesto,riusciranno a svincolarsi e a sbattersene del problema del bullismo
Sono delle sfumature linguistiche e culturali che, penso, solo chi è madrelingua giapponese (ed è vissuto immerso in quella cultura) può realmente afferrare e comprendere. Per noi sembra una roba assurda, ma probabilmente è carica di un significato intrinseco che a noi sfugge.
Per dire, io abito in un piccolo paesino circondato da altrettanti piccoli paesi. Come in tutte le piccole realtà abbiamo dei modi più o meno simpatici di insultarci fra i cittadini di diversi paesi (alle volte persino fra quartiere e quartiere). Se cercassi di spiegare a qualcuno "esterno" alcuni di questi termini probabilmente non capirebbero, o non ci troverebbero nulla di male, ma se provassi a rivolgermi con quelle parole ad una persona del luogo forse finirebbe in rissa ahahah
Penso che in queste situazioni dovrebbe essere il padre dello studente a decidere se e quando mutare registro. Il sovritendente che ne sa di cosa sta provando il padre e di come potrebbe reagire a un improvviso cambio di registro? Purtroppo era una situazione davvero delicata e ha fatto una gaffe non da poco. Magari il padre ha pensato che già dal linguaggio di questa persona trasparisse una certa insensibilità, nel parlare come nell’accorgersi dei problemi degli studenti. Certo le dimissioni sono forse un po’ troppo, ma immagino che si sia dimesso per una questione di faccia e di immagine della stessa scuola.
In situazioni simili DEVI saper dosare le parole. Se non lo sai fare, non sei adatto alla carica. Trovatemi ora una situazione più delicata della morte di un ragazzo.
In Italia facciamo primo partito gente che manda vaffa a destra e manca, crede nelle sirene, nelle scie chimiche e ad ogni genere di complotto, sbaglia continuamente non solo l'uso delle parole ma anche i tempi verbali. In Giappone basta una parola sbagliata e ti devi dimettere. È proprio vero che nel mondo non esiste la giusta misura, una via di mezzo.
Condivido in parte però mi stupisco di più di gente che vota un mafioso o una banda di ladri, purtroppo una storia politica fatta di corruzione e collusione con la malavita organizzata ha reso il panorama politico così povero che ci si accontenta di quello che almeno si spaccia per nuovo o che urli più forte degli altri. Detto questo non è che gli altri stiano poi tanto meglio di noi, ognuno nazione ha i propri scheletri negli armadi.
Della serie: siccome i problemi veri non si risolvono, focalizziamoci sulle parole.
Effettivamente..
@Stay Night Perche hai la soluzione? Risolvi tu domani con la bacchetta magica? O te ne lavi le mani come tutti gli altri...che parlano e parlano e parlano
Proprio lo stesso comportamento dei nostri politici!! Sìsì!!
Utente9371
- 6 anni fa
01
Beh, più che la parola è il contesto che ha portato a tale 'risoluzione'...
Piccola aggiunta - 'anata' è sì neutrale e sicuramente accettabile socialmente anche con estranei o gente con cui si ha poca confidenza, ma ci sono opzioni ancora migliori. Sempre meglio riferirsi all'interlocutore in terza persona, per cognome se lo si sa.
Utente88697
- 6 anni fa
60
<< studente tredicenne suicidatosi nel giugno dello scorso anno a causa di incessanti atti di bullismo nei suoi confronti. >>
Viviamo in un mondo cattivo...
Rendiamoci conto si è suicidato in giovanissima età... Praticamente un bambino! Questo maggiormente mi sconvolge...
Interessante come il padre si focalizzi più sulle parole di questo sovrintendente scolastico che sul bullismo che ha portato la morte di suo figlio. Che pesanti questi giapponesi, speriamo che le nuove generazioni siano più occidentali così da distruggere queste cavolate
In Italia facciamo primo partito gente che manda vaffa a destra e manca, crede nelle sirene, nelle scie chimiche e ad ogni genere di complotto, sbaglia continuamente non solo l'uso delle parole ma anche i tempi verbali..
Sempre meglio di puttanieri, amici di mafiosi, razzisti, pistoleri, intascatori di 49 milioni di euro, non eletti amici delle banche e contro poveri e lavoratori, etc etc.. Ma se tu preferisci quelli, siamo in democrazia, votali a faccia alta.
Utente88697
- 6 anni fa
72
Possibile persino in un articolo del genere parlare di politica Italiana dove si sconfina sempre nelle polemiche piene di acidità?
手前 (temae) literally means "the one in front of me", as does お前 (omae), and originally neither were insulting terms! Japanese people try to avoid second person pronouns when talking to people, and when they had to use them, they made them vague and indirect. However, this created a euphemism treadmill effect where a previously polite term became too direct, and eventually rude. Or in some cases, a very polite term like 貴様 (kisama), which is actually made up of the kanji for "precious" and the honorific suffix "-sama" was used in an almost sarcastic way to distance the other person, and thus became extremely rude.
Su Wikipedia( in inglese) c'è la lista completa dei pronomi con tanto di breve etimologia. È molto interessante ve ne consiglio la lettura.
Se ho capito bene il termine usato era troppo informale. Da un punto di vista logico la reazione del padre e di molti altri è perfettamente sensata. Quello del sovrintendente è un ruolo ufficiale e formale. Pertanto il suo gesto è grave perché non ha espletato le sue funzioni di ufficialità e formalità. In Giappone la forma è tutto, così come le gerarchie. Che il suo intento fosse quello di offendere o meno non ha alcuna importanza perché lui rappresentava una precisa figura sociale in quel momento. E neanche il fatto che il padre fosse un suo ex alunno è una giustificazione. Ma soprattutto, l'uso di un tono informale non si confà ad una situazione del genere. La cosa viene giustamente percepita come un palese insulto in quanto corrisponde ad una negazione di responsabilità proprio nel momento in cui è prevista un figura di responsabilità. Poiché il sistema scolastico (come tutto in Giappone) è regolato sulle formalità, questa è una palese violazione di questo costume, e quindi un palese insulto. Se sei uno dei bulloni di un ingranaggio sociale che tritura le persone fino a spingerle al suicidio il minimo che puoi fare è seguire il copione previsto, così come è richiesto a tutti. Se la società è basata sui ruoli, venire meno al ruolo è l'unico vero crimine. Il sovrintendente non ha alcun diritto di uscire dai canoni del suo ruolo, soprattutto se non lo ha fatto prima, quando avrebbe potuto per prevenire una simile circostanza. Fare uno strappo alle regole solo quando ti conviene o perché in quel momento sei distratto è troppo comodo. Un insulto.
Pensavo di trovare la notizia qui ma ho trovato molto di più. Lezione di giapponese integrata con la notizia del malcapitato. Volevo dire che tra noi italiani e giapponesi c'è un abisso di differenza tra cultura e rispetto. Li è considerata una cosa più che normale che uno si dimetta solo per aver detto una frase fuori luogo mentre per noi (se accadesse una cosa così) sarebbe da prima pagina per giorni e giorni. Quello che si è dimesso in realtà voleva dire : Omaewa mou shindeiru
Non so bene cosa pensare della vicenda... mi capita spesso di leggere alcune news e pensare che i giapponesi sono esagerati, ma in questo caso, avendo delle formule specifiche del linguaggio da utilizzare, mi sembra davvero un errore bello grosso visto il contesto!
E' un paese molto rigido, a volte (in contesti diverso da questo però) anche troppo. Credo che la gravità della questione sia però l'ennesima storia di bullismo, trattata davvero troppe volte con superficialità (e "A silent voice" ne dà un piccolo assaggio significativo), con le infauste conseguenze che tutti conosciamo.
Utente70577
- 6 anni fa
00
Notizia interessante, però la cosa che mi rimane più in mente è il fatto che gli altri chiamino Ichigo "tu feccia" ahahah.
Credo proprio che in questo caso valga più che mai il detto "paese che vai, usanze che trovi". Probabilmente qui ci sarebbe stata una discussione tra genitore e sovrintendente e qualche problema per quest'ultimo, ma niente di così eclatante. Evidentemente è una cosa che loro percepiscono più sentitamente di noi, anche se effettivamente il sovrintendente avrebbe potuto essere meno "amichevole".
Per chi ha avuto un minimo a che fare coi giapponesi è perfettamente comprensibile. Era andato a chiedere scusa da parte della scuola (suppongo) per quanto accaduto e invece gli si è rivolto in maniera molto maleducata. Normalmente quando si parla in forma cortese non si usa nemmeno anata, ma il cognome della persona con cui si parla seguito dal san, cioè si parla in terza persona. Inoltre è tutta la frase a suonare scortese (perché è in forma piana, e oltretutto neanche in keigo, il linguaggio formale), non solo il pronome scelto. Quindi secondo me è riduttivo e sbagliato dire che è stato fatto fuori “per una parola”, bensí per una frase completamente fuori luogo.
A quelli che si scandalizzano per l'accaduto, vorrei far notare che qui in italia ci fu gente che si incazzò contro un certo politico (non ricordo quale, mi spiace) che rimase con le mani in tasca durante l'Inno italiano invece di mettere la mano al cuore. Certi "gesti" simbolici suscitano clamore anche qui, non soltano nel rigidissimo giappone!
A me personalmente pare una stupidaggine, ma tant'è. Non sono mai stato un tipo particolarmente attaccato alle etichette, alle formalità e alle lotte "per principio" (anche se in realtà poi cerco di essere molto formale e in tanti si arrabbiano quando do loro del "lei" anziché il "tu"... Però non puoi mai sapere cosa pensi una persona, e io preferisco rimanere in "zona sicura" finché non sono certo di potermi permettere certe libertà).
Utente93000
- 6 anni fa
43
No vabbe i tweet sono più disagiati degli scleri delle bimbeminchia per il belloccio di turno ad amici, spero seriamente stiano trollando
Sembra leggere i commenti da ospizio dei miei nonni di chi giudica gli altri per banalità legate a usanze e tradizioni
Non preoccupatevi la nostra italianità ha lasciato il segno ovunque, anche in questo caso: di fronte ad una notizia di questo genere abbiamo politicizzato anche i commenti.
Se ho capito bene il termine usato era troppo informale. Da un punto di vista logico la reazione del padre e di molti altri è perfettamente sensata. Quello del sovrintendente è un ruolo ufficiale e formale. Pertanto il suo gesto è grave perché non ha espletato le sue funzioni di ufficialità e formalità. In Giappone la forma è tutto, così come le gerarchie. Che il suo intento fosse quello di offendere o meno non ha alcuna importanza perché lui rappresentava una precisa figura sociale in quel momento. E neanche il fatto che il padre fosse un suo ex alunno è una giustificazione. Ma soprattutto, l'uso di un tono informale non si confà ad una situazione del genere. La cosa viene giustamente percepita come un palese insulto in quanto corrisponde ad una negazione di responsabilità proprio nel momento in cui è prevista un figura di responsabilità. Poiché il sistema scolastico (come tutto in Giappone) è regolato sulle formalità, questa è una palese violazione di questo costume, e quindi un palese insulto. Se sei uno dei bulloni di un ingranaggio sociale che tritura le persone fino a spingerle al suicidio il minimo che puoi fare è seguire il copione previsto, così come è richiesto a tutti. Se la società è basata sui ruoli, venire meno al ruolo è l'unico vero crimine. Il sovrintendente non ha alcun diritto di uscire dai canoni del suo ruolo, soprattutto se non lo ha fatto prima, quando avrebbe potuto per prevenire una simile circostanza. Fare uno strappo alle regole solo quando ti conviene o perché in quel momento sei distratto è troppo comodo. Un insulto.
Per quel che mi riguarda questo intervento spiega perfettamente l'incresciosa situazione, per quanto può farlo il nostro punto di vista straniero ed esterno alla vicenda, mi ha praticamente tolto le parole di bocca. Trovo anzi una strana e forse equa ironia nel fatto che il sovrintendente sia stato vittima dello stesso meccanismo che, in fin dei conti, ha spinto il suo alunno al suicidio. Purtroppo la questione del bullismo e dei suicidi ad esso legati credo sia terribilmente più comune in Giappone di quanto possa esserlo da noi, dunque fa più notiza l'errore di un sovrintendente che non il suicidio di un tredicenne.
All'inizio credevo fosse uno di quei casi strani come quello del dirigente di una stazione che si era scusato per un ritardo di un minuto di un treno, ma in questo caso la cosa mi sembra parecchio grave. Forse voleva sdrammatizzare un po' con una battuta, ma non credo fossero quelle le parole e la situazione adatta. Licenziarsi probabilmente è servito anche a non affondare ulteriormente la reputazione della scuola.
Ribadisco che non era una battuta, era solo un modo (molto) scortese di rivolgersi al padre del ragazzo morto suicida. Non voleva fare il simpatico, gli si è rivolto in un modo che è suonato come “sei feccia”. È difficile da spiegare... ma il punto è che penso che per spingere il ragazzo a compiere il terribile gesto probabilmente molte volte altri studenti gli si sono rivolti in quel modo (o in maniera molto piú scortese). E tu dirigente scolastico vai a scusarti perchè non hai protetto il ragazzo, non hai EDUCATO i suoi coetanei a dovere, non hai sorvegliato a dovere e usi lo stesso tono da bulletto?? Quello era il momento di porsi nella posizione piú umile possibile, e invece..
Tecnicamente il compito educare spetterebbe ai genitori, al limite avrebbe potuto mantenere la disciplina. Ciò non toglie che nel mentre si possa anche insegnare l'educazione nelle scuole, ovviamente. Per il resto concordo, forse una maggiore sorveglianza avrebbe potuto aiutare.
Mah...ok, nell'Ottocento avevamo il Soprintendente agli Studi (ad esempio nel Granducato di Toscana) e ora dovremmo avere un Sovrintendente agli studi per la Valle d'Aosta e (ma dovrei controllare) dei Sovrintendenti scolastici nelle province autonome di Trento e di Bolzano ma, a parte questi casi, gli italiani usano la parola "sovrintendente" (Chalmers) solo quando parlano de I Simpson! In Italia abbiamo, invece, dirigenti (degli UST) e, mi pare, direttori generali (degli USR) Magari un minimo di ricerca in piu' per capire come tradurre bene in italiano 教育長(きょういくちょう - kyouikuchou)l'avrei fatta... Per il resto, qualche considerazione spicciola: 1) si e' spostata la discussione dal problema serissimo del bullismo (in questo caso con un esito tragico) a quello della scortesia e della rudezza 2) il tipo, dimettendosi, ha evitato un sacco di "seccature". Furbo? 3) Probabilmente la sua sostanziosa buonuscita non e' stata intaccata dal fatto che si sia dimesso (ma se qualcuno avesse informazioni diverse...) 4) "Omae" non ha all'origine un significato cosi' dispregiativo, anzi!! Solo che anni e anni di manga ed anime ("omae wa mou shindeiru") hanno - secondo me - inciso moltissimo sulla percezione di un presunto valore negativo della parola (che, comunque, si usa tranquillamente quando per esempio un adulto si rivolge ad un bambino) 5) La settimana prossima sara' tutto dimenticato, bullismo e scortesia
Sto studiando giapponese da 2 anni e non ho mai usato la forma piana con i professori. Ora stiamo studiando il keigo (il linguaggio più formale) che va utilizzato per abbassare la propria posizione rispetto all'interlocutore, che comunque risponde sempre con la forma cortese (teineikei) detta anche "forma in masu". C'è stata anche una professoressa che si arrabbiò da morire con uno studente che si presentò dicendo "Ore wa", quindi ci credo che abbia fatto scalpore questa forma molto "volgare" usata dal sovrintendente.
Specifico, anche se probabilmente si era già intuito, che l'omae cui si fa riferimento in questa notizia, e che è la ragione stessa della diffusione della notizia nel web, è quello dal significato corrente. Per questa ragione non rileva qui tanto che nasca con un significato letterale non offensivo (così come non lo sarebbe in origine kisama per i kanji di cui è composto).
Ciò premesso, personalmente credo che sia abbastanza grave che il mancato rispetto della formalità nelle parole abbia 'offuscato' la vera tragedia, ovvero il suicidio del ragazzo causato dal bullismo. Tuttavia se siamo più o meno appassionati di Giappone sappiamo anche che la forma conta tantissimo e qui il gesto indica una scortesia purtroppo gravissima e poco scusabile visto soprattutto il contesto (fossero stati al bar, sarebbe stato forse diverso). Spero che comunque, al di là di questo, l'attenzione sui problemi del bullismo non scemi, anzi.
Insomma è chiaro che le parole vanno dosate e scelte con estrema cura ma i giapponesi forse prendono queste cose ancora un un pelino troppo seriamente e dovrebbero ragionare in maniera più elastica. Senza contare che la lingua giapponese è parecchio complessa e molte parole possono confondere anche i madrelingua, non c'entra nulla il ruolo che si svolge.
Mi dispiace per il genitore ma francamente non mi sento di voler crocifiggere quest'uomo per un'errore del genere. Per me è più una guff in un contesto poco felice che un dramma come vogliono farla passare i giornali o chi per essi.
ESATTAMENTE. Guardate si può parlar di "voce dal sen sfuggita" ma invece si occuparsi di una mezza cacchiata avrebbero fatto meglio a prevenire la situazioni che ha portato questo ragazzino a suicidarsi a causa di incessanti atti di bullismo nei suoi confronti
Ma è più semplice alzare la voce per una sciocchezza. Spero però di non vedere più in giro - passano talora sui social - quei video che esaltano la scuola nipponica come esempio di "Ottima Scuola"....Gli piazerò davanti qeusto articolo.
Avrei preferito debellare il bullismo in quella scuola piuttosto che cacciare il dirigente scolastico per una parola infelice.
cioè dai cosa servirebbe a un politico qui per fargli lasciare la tanto amata poltrona ? XD credo nemmeno se gli dici che sotto c'è una bomba...
Forse sono io ad essere poco malizioso ma non credo che ci fosse cattiveria nelle intenzioni del sovrintendente, come riportato nell’articolo aveva insegnato al padre quando era bambino, quindi forse ha voluto usare un’espressione più informale per cercare di rincuorarlo almeno in parte per la perdita dovuta a un lutto così grave, forse pensava di mostrare di più la sua vicinanza e comprensione…….o almeno io la penso così……..
Poi va be, che i giapponesi siano infinitamente esagerati con le formalità e l’etichetta (anche nel parlare) in ogni modo e in ogni luogo lo trovo un po’ ridicolo sinceramente, potrei capire tre diversi gradi di formalità (dare del “tu”, dare del “lei”, dare del “lei in forma massima”) ma loro hanno davvero casistiche infinite……….io non ho mai studiato il giapponese ma so che addirittura esiste un “lei” particolare da usare solo nel caso in cui ci si rivolga direttamente all’Imperatore (cosa di per sé rarissima per un giapponese medio, quindi di fatto a cosa diamine dovrebbe servire saperlo??).
Ricordo di aver letto anni fa in un libro di Keiko Ichiguchi una situazione simile: si trovava a fare da traduttrice simultanea tra un gruppo di operai italiani in sciopero e un alto dirigente giapponese, il quale affermava che dovessero tornare subito a lavoro in quanto “era loro dovere morale”; il rappresentante degli operai disse in risposta “Sei un pollo”, ma la Ichiguchi dovette usare tutte le formalità possibili e inimmaginabili della lingua giapponese per riferirlo al dirigente perché, come disse lei, se l’avesse tradotto letteralmente al dirigente giapponese sarebbe venuto un infarto.
Comunque, che ipocrisia ragazzi...
In Giappone basta una parola sbagliata e ti devi dimettere.
È proprio vero che nel mondo non esiste la giusta misura, una via di mezzo.
Quoto,però in Giappone non è che sono così rigidi. Basti pensare che il "glande" Shinzo Abe si è ricandidato ed è stato rieletto nonostante avesse ,sia lui che alcuni suoi collaboratori,delle accuse di corruzione. Io penso che sono rigidi quando gli conviene,anche qui,sicuramente dopo questo fattaccio,grazie a questo pretesto,riusciranno a svincolarsi e a sbattersene del problema del bullismo
E' da 10 minuti che sto ridendo ahahahahha
Mi sa che hai proprio centrato il punto.
Per dire, io abito in un piccolo paesino circondato da altrettanti piccoli paesi. Come in tutte le piccole realtà abbiamo dei modi più o meno simpatici di insultarci fra i cittadini di diversi paesi (alle volte persino fra quartiere e quartiere). Se cercassi di spiegare a qualcuno "esterno" alcuni di questi termini probabilmente non capirebbero, o non ci troverebbero nulla di male, ma se provassi a rivolgermi con quelle parole ad una persona del luogo forse finirebbe in rissa ahahah
Condivido in parte però mi stupisco di più di gente che vota un mafioso o una banda di ladri, purtroppo una storia politica fatta di corruzione e collusione con la malavita organizzata ha reso il panorama politico così povero che ci si accontenta di quello che almeno si spaccia per nuovo o che urli più forte degli altri.
Detto questo non è che gli altri stiano poi tanto meglio di noi, ognuno nazione ha i propri scheletri negli armadi.
Effettivamente..
@Stay Night
Perche hai la soluzione? Risolvi tu domani con la bacchetta magica?
O te ne lavi le mani come tutti gli altri...che parlano e parlano e parlano
Piccola aggiunta - 'anata' è sì neutrale e sicuramente accettabile socialmente anche con estranei o gente con cui si ha poca confidenza, ma ci sono opzioni ancora migliori. Sempre meglio riferirsi all'interlocutore in terza persona, per cognome se lo si sa.
Viviamo in un mondo cattivo...
Rendiamoci conto si è suicidato in giovanissima età... Praticamente un bambino! Questo maggiormente mi sconvolge...
Sempre meglio di puttanieri, amici di mafiosi, razzisti, pistoleri, intascatori di 49 milioni di euro, non eletti amici delle banche e contro poveri e lavoratori, etc etc..
Ma se tu preferisci quelli, siamo in democrazia, votali a faccia alta.
Su Wikipedia( in inglese) c'è la lista completa dei pronomi con tanto di breve etimologia. È molto interessante ve ne consiglio la lettura.
Da un punto di vista logico la reazione del padre e di molti altri è perfettamente sensata.
Quello del sovrintendente è un ruolo ufficiale e formale.
Pertanto il suo gesto è grave perché non ha espletato le sue funzioni di ufficialità e formalità.
In Giappone la forma è tutto, così come le gerarchie.
Che il suo intento fosse quello di offendere o meno non ha alcuna importanza perché lui rappresentava una precisa figura sociale in quel momento.
E neanche il fatto che il padre fosse un suo ex alunno è una giustificazione.
Ma soprattutto, l'uso di un tono informale non si confà ad una situazione del genere.
La cosa viene giustamente percepita come un palese insulto in quanto corrisponde ad una negazione di responsabilità proprio nel momento in cui è prevista un figura di responsabilità.
Poiché il sistema scolastico (come tutto in Giappone) è regolato sulle formalità, questa è una palese violazione di questo costume, e quindi un palese insulto.
Se sei uno dei bulloni di un ingranaggio sociale che tritura le persone fino a spingerle al suicidio il minimo che puoi fare è seguire il copione previsto, così come è richiesto a tutti.
Se la società è basata sui ruoli, venire meno al ruolo è l'unico vero crimine.
Il sovrintendente non ha alcun diritto di uscire dai canoni del suo ruolo, soprattutto se non lo ha fatto prima, quando avrebbe potuto per prevenire una simile circostanza.
Fare uno strappo alle regole solo quando ti conviene o perché in quel momento sei distratto è troppo comodo. Un insulto.
Quello che si è dimesso in realtà voleva dire : Omaewa mou shindeiru
Non ho letto,gli altri commenti, immagino già i jappiskin..... “ah ma in Italia”..... vero?
Probabilmente qui ci sarebbe stata una discussione tra genitore e sovrintendente e qualche problema per quest'ultimo, ma niente di così eclatante.
Evidentemente è una cosa che loro percepiscono più sentitamente di noi, anche se effettivamente il sovrintendente avrebbe potuto essere meno "amichevole".
Normalmente quando si parla in forma cortese non si usa nemmeno anata, ma il cognome della persona con cui si parla seguito dal san, cioè si parla in terza persona.
Inoltre è tutta la frase a suonare scortese (perché è in forma piana, e oltretutto neanche in keigo, il linguaggio formale), non solo il pronome scelto. Quindi secondo me è riduttivo e sbagliato dire che è stato fatto fuori “per una parola”, bensí per una frase completamente fuori luogo.
Certi "gesti" simbolici suscitano clamore anche qui, non soltano nel rigidissimo giappone!
A me personalmente pare una stupidaggine, ma tant'è. Non sono mai stato un tipo particolarmente attaccato alle etichette, alle formalità e alle lotte "per principio" (anche se in realtà poi cerco di essere molto formale e in tanti si arrabbiano quando do loro del "lei" anziché il "tu"... Però non puoi mai sapere cosa pensi una persona, e io preferisco rimanere in "zona sicura" finché non sono certo di potermi permettere certe libertà).
Sembra leggere i commenti da ospizio dei miei nonni di chi giudica gli altri per banalità legate a usanze e tradizioni
Altra gente che vive nel 1918 e non 2018
Per quel che mi riguarda questo intervento spiega perfettamente l'incresciosa situazione, per quanto può farlo il nostro punto di vista straniero ed esterno alla vicenda, mi ha praticamente tolto le parole di bocca. Trovo anzi una strana e forse equa ironia nel fatto che il sovrintendente sia stato vittima dello stesso meccanismo che, in fin dei conti, ha spinto il suo alunno al suicidio. Purtroppo la questione del bullismo e dei suicidi ad esso legati credo sia terribilmente più comune in Giappone di quanto possa esserlo da noi, dunque fa più notiza l'errore di un sovrintendente che non il suicidio di un tredicenne.
Non voleva fare il simpatico, gli si è rivolto in un modo che è suonato come “sei feccia”.
È difficile da spiegare... ma il punto è che penso che per spingere il ragazzo a compiere il terribile gesto probabilmente molte volte altri studenti gli si sono rivolti in quel modo (o in maniera molto piú scortese).
E tu dirigente scolastico vai a scusarti perchè non hai protetto il ragazzo, non hai EDUCATO i suoi coetanei a dovere, non hai sorvegliato a dovere e usi lo stesso tono da bulletto??
Quello era il momento di porsi nella posizione piú umile possibile, e invece..
Tecnicamente il compito educare spetterebbe ai genitori, al limite avrebbe potuto mantenere la disciplina. Ciò non toglie che nel mentre si possa anche insegnare l'educazione nelle scuole, ovviamente.
Per il resto concordo, forse una maggiore sorveglianza avrebbe potuto aiutare.
Ora stiamo studiando il keigo (il linguaggio più formale) che va utilizzato per abbassare la propria posizione rispetto all'interlocutore, che comunque risponde sempre con la forma cortese (teineikei) detta anche "forma in masu".
C'è stata anche una professoressa che si arrabbiò da morire con uno studente che si presentò dicendo "Ore wa", quindi ci credo che abbia fatto scalpore questa forma molto "volgare" usata dal sovrintendente.
Ciò premesso, personalmente credo che sia abbastanza grave che il mancato rispetto della formalità nelle parole abbia 'offuscato' la vera tragedia, ovvero il suicidio del ragazzo causato dal bullismo. Tuttavia se siamo più o meno appassionati di Giappone sappiamo anche che la forma conta tantissimo e qui il gesto indica una scortesia purtroppo gravissima e poco scusabile visto soprattutto il contesto (fossero stati al bar, sarebbe stato forse diverso). Spero che comunque, al di là di questo, l'attenzione sui problemi del bullismo non scemi, anzi.
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