Io non capisco i giapponesi, si lamentano (giustamente) delle condizioni di troppo lavoro ma poi eleggono un partito con a capo il classico vecchio giapponese che dice bisogna lavorare quasi h24 e che esalta la cosa come motivo di vanto Qualcosa non quadra
Ricordo di aver visto vari video che parlavano di problemi simili in Giappone, non solo per quanto riguarda il settore artistico ma anche quello industriale. Le ore di lavoro sono veramente ingestibili e ovviamente portano moltissimi a disperarsi. Gli stranieri rimangono dunque sorpresi di come i giapponesi riescano a tenere il passo, ma solo perché non conoscono cosa c'è dentro le mura: non siamo delle macchine e abbiamo tutti un livello di sopportazione definito.
Non voglio entrare nel fattore politico, ma spero soltanto che prima o poi prendano in considerazione queste iniziative e che riorganizzino per bene le ore di lavoro per tutti, nessun impiegato escluso.
"sottostare a rigorose diete "... Fino a quando i "fan" si lamenteranno che l'attrice/attore preferito abbia messo qualche chilo (e parlo di aumenti di peso normali, non quelli eccessivi) o similare qualcosa non va nella definizione di "fan". In questo sito esiste il pollice verso, ogni volta che li riceviamo siamo spesso portati a pensare a qualcosa che non piace/non va bene di noi.. Ecco quello è l' infinitivamente piccolo. Per un attore, o un doppiatore, o per chi vive di consensi, quello stesso ragionamento in contesti più ampi e complessi, diventa infinitivamente grande. Ovviamente questo è solo uno dei tanti motivi, ma rimane uno di essi e forse uno dei pochi su cui si può veramente intervenire.
Il Giappone non era quel magico paese in cui prendersi le ferie era visto di cattivo occhio in quanto avrebbe portato disonore all'azienda? ?
La cosa assurda e tragica è che questo comportamento non solo è deleterio per il tessuto della società, ma alla fine si ritorce anche contro l’economia
I metodi e gli orari di lavoro in Giappone si sa, sono disumani. Ma io trovo ancora più disumano il non fare nulla quando, dati alla mano, la situazione ha superato una certa criticità. Invece di agire, ci marciano sopra quando gli spiacevoli fatti vengono a galla, facendo notizie su notizie, come degli sciacalli. Me li immagino questi “giornalisti” come il protagonista del film The Nightcrawler.
"sottostare a rigorose diete "... Fino a quando i "fan" si lamenteranno che l'attrice/attore preferito abbia messo qualche chilo (e parlo di aumenti di peso normali, non quelli eccessivi) o similare qualcosa non va nella definizione di "fan". In questo sito esiste il pollice verso, ogni volta che li riceviamo siamo spesso portati a pensare a qualcosa che non piace/non va bene di noi.. Ecco quello è l' infinitivamente piccolo. Per un attore, o un doppiatore, o per chi vive di consensi, quello stesso ragionamento in contesti più ampi e complessi, diventa infinitivamente grande. Ovviamente questo è solo uno dei tanti motivi, ma rimane uno di essi e forse uno dei pochi su cui si può veramente intervenire.
I fan (o meglio, l'accumulazione di fan) è ciò che ti porta appunto fama ed un tornaconto in tasca, ma sono anche i primi a rovinarti appena possono (tanto più Giappone e Corea...). Ricordo ancora quanto rimasi disgustata dal fatto che i fan se la presero con Hiroshi Kamiya perché s'era scoperto che si era permesso l'indecenza di avere una compagna ed una figlia e che lo tenesse privato. Sconvolgente che si è sentito addirittura in obbligo di scusarsi pubblicamente.
Il senso di "possedimento" che viene creato è il guaio peggiore coi fan.
Per quanto riguarda questa notizia, come si è già detto, andrebbero modificate alla radice le modalità lavorative. Il sostegno "consolatorio" ha i suoi limiti, che raggiunge molto presto.
Ma perché esiste un lavoro che non ti faccia venire voglia di scappare (in un modo o nell'altro)?
Pure il lavoro più bello del mondo alla lunga stanca... sarò cinico ma questa indagine a mio avviso lascia il tempo che trova...
Dipende dipende... Ci sono persone per cui il lavoro rappresenta la massima "comfort zone"
Utente133838
- 4 anni fa
104
Io non capisco i giapponesi, si lamentano (giustamente) delle condizioni di troppo lavoro ma poi eleggono un partito con a capo il classico vecchio giapponese che dice bisogna lavorare quasi h24 e che esalta la cosa come motivo di vanto Qualcosa non quadra
Un po come tutte le nazioni che si lamentano di una data situazione e poi eleggono chi rappresenta quella determinata situazione. Non è forse questo il motivo per cui l'essere umano è tanto affascinante?
Il Giappone non era quel magico paese in cui prendersi le ferie era visto di cattivo occhio in quanto avrebbe portato disonore all'azienda? ?
Amen!
Ma perché esiste un lavoro che non ti faccia venire voglia di scappare (in un modo o nell'altro)?
Pure il lavoro più bello del mondo alla lunga stanca... sarò cinico ma questa indagine a mio avviso lascia il tempo che trova...
Beh, dipende. Io lavoro circa 8 ore per 5 giorni a settimana...quindi riesco ad estraniarmi dal quel contesto...chi invece "vive per lavorare" ha un diverso tipo di emotività in merito.
Utente132343
- 4 anni fa
81
Se la situazione è questa i sindacati nn lavorano tanto bene allora, per definirli tali, allora dove sono i diritti dei lavoratori? Pazzesco.
Una vergogna. Io ancora non mi capacito della morte di Miura e questo "innescato istinti suicidi in tutti coloro che già avevano subito un forte stress psicologico nelle proprie vite e nel proprio lavoro a causa della pandemia, istigandoli di fatto a togliersi la vita." SCANDALOSO, OBBROBRIOSO E SENZA RITEGNO. Cioè Miura sarebbe la causa degli istinti suicidi dei suoi colleghi? Che rabbia
Spero che si alzi un polverone enorme su questa triste striscia di suidici. Io non mi capacito comunque cioè queste persone dovrebbero avere soldi a palate una vita di soddisfazioni e tempo libero, viaggi, una vita da sogno insomma, così come siamo abituati a vedere gli attori di tutto il mondo occidentale. E invece sono tristi depressi e senza voglia di vivere. Questo è vergognoso e mi fa venire il volta stomaco.
Mi dispiace molto apprendere di queste notizie,anche se,chi conisce almeno un po la cuktura nipponica,gli orari lavorativi,stress per esami e lavoro,bullismo scolastico..etc..non si meraviglia più di tanto. Amo il Giappone,ma i il loro modo di pensare cosi rigido che in un certo verso lo rende affascinante e attaccato alle readizioni,allo stesso tempo lo logora dall' interno...si danneggiano da soli...mi rammarica...spero piabo oiano si possano alleggerire le loro etichette....il modo di vedere la società...senza perdere il loro orgoglio a cui sono tanto legati
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Il problema cardine non è il troppo lavoro, ma la mentalità errata della società. Loro vivono per lavoro e azienda, quando dovrebbero essere mezzi per poter vivere la propria vita in maniera decente. Non tutti abbiamo il lavoro dei sogni, ma dovremmo usare il lavoro per realizzare ciò che ci piace. Cambiassero la mentalità!
Io non capisco i giapponesi, si lamentano (giustamente) delle condizioni di troppo lavoro ma poi eleggono un partito con a capo il classico vecchio giapponese che dice bisogna lavorare quasi h24 e che esalta la cosa come motivo di vanto Qualcosa non quadra
Bisogna sempre vedere quanti realmente si lamentano. Nei media compaiono ovviamente solo le voci critiche, non si da certo spazio a chi pensa "cavoli loro" o "anch'io sgobbo come un ossesso, cosa vogliono questi qua" o "bah ai miei tempi era peggio, tutti viziati questi giovani dello spettacolo" o "hanno voluto la biclicletta?" per finire con "io nemmeno ce l'ho un lavoro, faccio a cambio volentieri con loro".
Si fa presto a dire "il paese si indigna", è una generalizzazione superficiale che sfiora a malapena la vera situazione in essere.
Altrimenti alcuni problemi del mondo a quest'ora li avremo risolti, ad iniziare dalla forte mortalità infantile nei paesi sottosviluppati, che pure "indigna tutti".
Io non capisco i giapponesi, si lamentano (giustamente) delle condizioni di troppo lavoro ma poi eleggono un partito con a capo il classico vecchio giapponese che dice bisogna lavorare quasi h24 e che esalta la cosa come motivo di vanto Qualcosa non quadra
Bisogna sempre vedere quanti realmente si lamentano. Nei media compaiono ovviamente solo le voci critiche, non si da certo spazio a chi pensa "cavoli loro" o "anch'io sgobbo come un ossesso, cosa vogliono questi qua" o "bah ai miei tempi era peggio, tutti viziati questi giovani dello spettacolo" o "hanno voluto la biclicletta?" per finire con "io nemmeno ce l'ho un lavoro, faccio a cambio volentieri con loro".
Si fa presto a dire "il paese si indigna", è una generalizzazione superficiale che sfiora a malapena la vera situazione in essere.
Altrimenti alcuni problemi del mondo a quest'ora li avremo risolti, ad iniziare dalla forte mortalità infantile nei paesi sottosviluppati, che pure "indigna tutti".
Infatti, credo che il loro problema sia un'eccessivo corporativisimo, l'individualita' tende ad essere schiacciata dall'interesse della collettivita', la persona deve guardare sopratutto al bene collettivo(e fin qui si puo' essere anche d'accordo), fino ad annullare la propria persona e vita(e qua lo sono decisamente meno)
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone. In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia... A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone. In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia... A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Ho capito che sito è, mi sembra palese anche il perché mi sono iscritta, però il punto è un altro. Il Giappone non è solo anime, manga e kawaii come l'Italia non è pizza, mandolino, mare e vacanze, gli stranieri vedono così il nostro paese ormai allo sfascio. Quindi il punto è: non è solo la mentalità Giapponese ad essere sbagliata ma anche la nostra. Non siamo così liberi e dalla mentalità aperta come ci fanno credere, anche noi purtroppo siamo schiavi di una società schifosa e ipocrita. Lo dico da persona che ultimamente viene perseguitata dal pensiero di farla finita e la causa è proprio il maledetto lavoro e la società di cacca in cui viviamo.
Società votata all'apparenza dove conta solo il gruppo e se provi ad uscire dagli schemi vieni tagliato fuori Un paese che é il paradiso se sei turista ma a viverci é un altro paio di maniche
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone. In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia... A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Ho capito che sito è, mi sembra palese anche il perché mi sono iscritta, però il punto è un altro. Il Giappone non è solo anime, manga e kawaii come l'Italia non è pizza, mandolino, mare e vacanze, gli stranieri vedono così il nostro paese ormai allo sfascio. Quindi il punto è: non è solo la mentalità Giapponese ad essere sbagliata ma anche la nostra. Non siamo così liberi e dalla mentalità aperta come ci fanno credere, anche noi purtroppo siamo schiavi di una società schifosa e ipocrita. Lo dico da persona che ultimamente viene perseguitata dal pensiero di farla finita e la causa è proprio il maledetto lavoro e la società di cacca in cui viviamo.
Ok, pure io sono finito all' ospedale per mobbing, ma sono realtà differenti e con tutto quello che è successo anche a me non sogno cmq di andare a vivere in Giappone...è una mentalità e un modo di vivere il lavoro troppo diverso dal nostro ...il Giappone resta un bel posto per andare in vacanza
Io proprio non capisco questo modo di vivere. Vivere solo per il lavoro non ha senso e questi sono le conseguenze. Non riesco a capire come mai i Giapponesi continuano a non prendere provvedimenti seri per cercare di sistemare questi fenomeni.
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Oppure, altro esempio a caso, il problema sempre più frequente del crunch nelle aziende di videogiochi come per gli sviluppatori di Cyberpunk costretti a lavorare 14 ore al giorno 7 giorni su 7 e senza pause.
Stessa cosa per la gente di merda sui social, infatti anche i suddetti hanno ricevuto minacce di morte su twitter quando è stato rinviato un altra volta.
Per quanto riguarda lo stress provocato dai social, io consiglierei loro di starne proprio alla larga fin dall'inizio. Capisco che nel XXI secolo sia problematico e che per alcuni lavori sia addirittura obbligatorio avere un profilo social, ma ormai è chiaro che ciò va a discapito della salute personale stessa (e di certo non solo di attori o idol tra l'altro).
Le società di produzione per le quali queste persone lavorano dovrebbero quantomeno attrezzarsi assumendo magari dei gestori di questi profili per conto dei soggetti interessati, oppure dotarsi di trainer o psicologi che possano sostenere potenziali vittime. Il problema del resto al contrario di quanto si possa pensare non riguarda solo haters o leoni da tastiera, c'è una componente di stress provocata anche dal fan "benintenzionato", da quelli che adorano i loro beniamini fino all'idolatria, che in casi gravi può sconfinare nella maniacalità o nello stalking. Ne parlava per esempio giorni fa Samuel Spano in un intervento legato a Lucca Changes. Questo male riguarda il mondo dello spettacolo da sempre, ma le star una volta potevano assumere guardie del corpo o tentare fughe più o meno temporanee dal mondo dei riflettori. Ma con internet non ci sono filtri che tengano. Puoi anche andare sulla Luna, ma non ne puoi scappare. L'unico modo sarebbe sconnettersi. Ma questo molti non riescono o non possono farlo, e del resto una volta entrati nel mirino può anche non bastare.
Il lavoro dovrebbe essere un modo per garantirsi una vita dignitosa, ancora meglio se è la concretizzazione di un sogno quale il mondo dello spettacolo, ma in Giappone diventa solo un modo per sfruttare molti che quel sogno lo hanno coltivato. Pensare di far cambiare la loro mentalità è pura utopia, al momento, ma in futuro chissà... Tutti i lavoratori dovrebbero avere pari diritti e pari dignità ma, ad un miglioramento tecnologico e culturale, non ne è sempre corrisposto uno sociale (e questo discorso si può applicare praticamente a tutto il mondo).
Forse avrò avuto già modo di scriverlo in notizie precedenti, se è così mi scuso per la ripetizione. Un mondo in cui Haruma Miura ha ritenuto di non poter continuare a vivere un istante di più, è un mondo che ha pesantemente fallito, e chi ha delle responsabilità nei confronti della sua morte dovrebbe caricarsi questa croce e farne la propria ragione di vita da oggi in avanti, a mio avviso. Haruma Miura era la persona che chiunque di noi desidererebbe poter avere accanto in ogni momento della vita: l'amico che è lì esattamente quando ne hai bisogno e anche quando non ne hai bisogno, il ragazzo che ti sorride anche se ha avuto una pessima giornata perché ritiene che tu sia più importante di lui stesso, l'uomo che nello sguardo non ti giudica ma ti accoglie e altro ancora. Perdere una persona come lui per il mondo dello spettacolo (e non) è per me un macigno che non si sposterà, se la situazione persiste a non cambiare. Sapere che uno come lui ha deciso di scrivere l'ultima pagina da sé, troppo presto nella vita, è inevitabile che abbia segnato profondamente anche le esistenze di chi, come lui, vacilla e magari ritiene di essere 'da meno di lui'. Pertanto se lui ha ceduto alla pressione, perché altri non dovrebbero cedere? E potremmo fare discorsi simili per Hana, per Yuko, per Sei e per tutti gli altri che nemmeno hanno trovato nome, in questa notizia. Il dilemma per me è inquietante al massimo, come non mai. E mi rifiuto di pensare che queste morti vadano a finire nel dimenticatoio senza aprire squarci, squarci veri e pesanti e indelebili, sulla società nipponica. Mi rifiuto, mi rifiuto, mi rifiuto.
Per quanto riguarda lo stress provocato dai social, io consiglierei loro di starne proprio alla larga fin dall'inizio. Capisco che nel XXI secolo sia problematico e che per alcuni lavori sia addirittura obbligatorio avere un profilo social, ma ormai è chiaro che ciò va a discapito della salute personale stessa (e di certo non solo di attori o idol tra l'altro). Le società di produzione per le quali queste persone lavorano dovrebbero quantomeno attrezzarsi assumendo magari dei gestori di questi profili per conto dei soggetti interessati
Già procedono in questo modo, infatti, nei casi in cui 'consentono' ai loro pupilli di avere un profilo (personale o di lavoro); in moltissimi altri casi invece sono le agenzie di talenti o di spettacolo a vietarlo a prescindere, ma non avere un profilo non significa non sapere (o non venire a sapere) ciò che accade sui social, che peraltro poi confluisce anche sulla carta stampata, e così via. Avere il paraocchi e fingere quindi che il mondo social non esista, per una persona che fa proprio quel tipo di lavoro (ovvero deve 'arrivare alla gente') è impossibile e sarebbe anche deleterio. Non è chiudendosi a riccio che si può risolvere il problema del veleno online, purtroppo.
dotarsi di trainer o psicologi che possano sostenere potenziali vittime.
Questo è il punto, infatti. Ma in un Paese come il Giappone in cui la malattia psicologica o mentale è una specie di maleficio da non pronunciare nemmeno manco fosse il vero nome di Voldemort, figurarsi "attivarsi per curarla", arrivare a questo implica cambiare radicalmente le impostazioni della società, il modo di pensare, di agire e di reagire. Pertanto non è semplice, non è banale, non è scontato.
Io non voglio fare la sapientona, maleducata, rompiballe però sembra che solo in Giappone ci sia questa situazione. Rendiamoci conto anche della schiavitù che c'è qui in Italia per esempio, con orari di lavoro assurdi senza neanche essere pagati la maggior parte delle volte. Non parlo così tanto per, conosco persone che lavorano 13-14 ore al giorno e stanno male, sono distrutte anche perché, se tutto va bene, gli danno forse un giorno di riposo a settimana. Ovviamente tutto per uno stipendio da fame.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone. In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia... A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Ho capito che sito è, mi sembra palese anche il perché mi sono iscritta, però il punto è un altro. Il Giappone non è solo anime, manga e kawaii come l'Italia non è pizza, mandolino, mare e vacanze, gli stranieri vedono così il nostro paese ormai allo sfascio. Quindi il punto è: non è solo la mentalità Giapponese ad essere sbagliata ma anche la nostra. Non siamo così liberi e dalla mentalità aperta come ci fanno credere, anche noi purtroppo siamo schiavi di una società schifosa e ipocrita. Lo dico da persona che ultimamente viene perseguitata dal pensiero di farla finita e la causa è proprio il maledetto lavoro e la società di cacca in cui viviamo.
Il tuo commento mi ha colpito, se ho capito bene... Io ti dico di resistere, sempre e comunque. Certi pensieri li devi allontanare, perché altrimenti sei complice di questo sistema. Ecco perché non sopporto più la società giapponese. Tutti quei suicidi sono il risultato, il "prodotto", di qualcosa di marcio. Non potrei mai dare la mia vita a quel sistema. Quindi forza, e tira per la tua strada. In Giappone sono succubi, non si ribellano. In TV nessuno mai parla di suicidi. Solo quando tocca le star. Ad Osaka nell'ultimo anno decine e decine di ragazzi si sono buttati sotto i treni. Eppure nessuno parla di nulla. Anzi, a vedere la gente ammassata dentro i treni, che guardano l'orologio spazientiti, perché bisogna attendere ore per ripulire i binari e fare ripartire la macchina della produzione, ti fa riflettere di quanto siano assuefatti a quella realtà, tanto da avere la sensibilità a zero! E mi trovo da solo con lo stomaco sottosopra e la voglia di prenderli tutti a pugni...
@zettaiLara Sì, infatti ho premesso che per alcuni lavori capisco che sia praticamente obbligatorio. Ma per casi gravi "chiudersi a riccio" può fare la differenza fra la vita e la morte. L'ho visto accadere di persona. Ho visto delle persone che sono state obbligate a chiudere tutti i loro contatti online perché l'alternativa era letteralmente morire. Ci sono persone che semplicemente non sono in grado in nessun caso di gestire le loro interazioni online, anche quelle "sane", anche con dei supporti psichiatrici importanti (allievi di Andreoli perfino).
Standone fuori non si evitano gli effetti indiretti dei social sulla vita offline. Ma per i soggetti a rischio posso testimoniare che a livello psicologico stare o meno sui social non è la stessa cosa. Per alcuni "avere il paraocchi" può significare letteralmente sopravvivere.
Nulla di nuovo dato che in Giappone per qualsiasi lavoro devi faticare come un mulo e se lavori meno di 12 ore al giorno o ti azzardi a prenderti delle ferie vieni visto come uno sfaticato fannullone, assurdo. Fino a quando non cambierà questa mentalità stacanovista assurda le cose andranno sempre peggio in Giappone, bisogna sperare nelle nuove generazioni che un domani guideranno il paese
"gli artisti sono costantemente posti sotto l'occhio giudicante e talora crudele dei social media, devono sottostare a rigorose diete e frequenti privazioni di sonno" Questa è un'altra grande piaga che idol e doppiatori devono sottostare alle richieste malate dei fan, essere single e addirittura vergini perchè per loro le idol devono essere ragazze pure, se si azzardano a dire che hanno un fidanzato la loro carriera può essere subito stroncata, assurdo!
Esagerati chi? L'articolo? I dati? I commenti? Quando si contesta generalmente, per aver credito, si riportano dati e notizie. Il tuo esagerati è basato sui quello che vedi dalla finestra di casa tua?
Poi leggi il nick, colleghi ai vari post, e sorridi ??
Comunque "ha mai pensato di voler morire per lavoro?" non significa che lo stia pensando tutt'ora, ma che l'ha pensato almeno una volta in passato. Questo sondaggio non vuol dire nulla, anche tanti di noi hanno pensato di voler morire durante la scuola elementare a causa dei troppi compiti, per dire. Basta che ci sia stata una singola giornata no nella propria vita e si entra a fare parte di quel 30%
@zettaiLara Ci sono persone che semplicemente non sono in grado in nessun caso di gestire le loro interazioni online, anche quelle "sane", anche con dei supporti psichiatrici importanti (allievi di Andreoli perfino). Ma per i soggetti a rischio posso testimoniare che a livello psicologico stare o meno sui social non è la stessa cosa. Per alcuni "avere il paraocchi" può significare letteralmente sopravvivere.
Certo, capisco quel che intendi dire, non preoccuparti. E d'altronde c'è anche chi, pur senza problemi di interazione sociale, conduce un'esistenza felice scegliendo di vivere in montagna di agricoltura o tra le pecore, relegando i social a un'importanza marginale se non nulla. Quindi non significa che una vita senza social sia una non-vita, anzi ^^
Davvero sconfortante. Spero che il governo Giapponese possa prendere dei provvedimenti a riguardo, prima che la situazione degeneri del tutto...
Non credo succedera' gli stessi politici hanno quella mentalita', anzi pensano che sia del tutto normale, devono vedere il costrutto, quando la disparita' demografica fra le vecchie e nuove generazioni saranno ( a dispetto delle seconde) insormontabili, (perche' questo sistema sacrifica in concerto di famiglia, riducendo il numero dei figli),allora potranno lavorare anche di notte ma non potranno mantenere il sistema pensionistico, almeno che non aprino ad una forte immigrazioni, ma la vedo difficile per un popolo fortemente xenofobo quale e' quello nipponico.
Questo per quanto riguarda chi lavora nello spettacolo/settore artistico. Mi sa che se fanno la stessa cosa per gli altri settori la percentuale sale di molto
Uno dei grandissimi problemi della società contemporanea, problema fin troppo presente in Giappone.. che roba..
Un problema che temo arriverà sempre di più anche da noi con lo smart working o tele-lavoro. Il lavoro entrerà dentro la nostra casa e a seconda delle situazioni sarà sempre più invadente... per chi avrà ancora un lavoro ovviamente.
Qualcosa non quadra
Non voglio entrare nel fattore politico, ma spero soltanto che prima o poi prendano in considerazione queste iniziative e che riorganizzino per bene le ore di lavoro per tutti, nessun impiegato escluso.
La cosa assurda e tragica è che questo comportamento non solo è deleterio per il tessuto della società, ma alla fine si ritorce anche contro l’economia
I fan (o meglio, l'accumulazione di fan) è ciò che ti porta appunto fama ed un tornaconto in tasca, ma sono anche i primi a rovinarti appena possono (tanto più Giappone e Corea...). Ricordo ancora quanto rimasi disgustata dal fatto che i fan se la presero con Hiroshi Kamiya perché s'era scoperto che si era permesso l'indecenza di avere una compagna ed una figlia e che lo tenesse privato. Sconvolgente che si è sentito addirittura in obbligo di scusarsi pubblicamente.
Il senso di "possedimento" che viene creato è il guaio peggiore coi fan.
Per quanto riguarda questa notizia, come si è già detto, andrebbero modificate alla radice le modalità lavorative. Il sostegno "consolatorio" ha i suoi limiti, che raggiunge molto presto.
Pure il lavoro più bello del mondo alla lunga stanca... sarò cinico ma questa indagine a mio avviso lascia il tempo che trova...
Dipende dipende...
Ci sono persone per cui il lavoro rappresenta la massima "comfort zone"
Un po come tutte le nazioni che si lamentano di una data situazione e poi eleggono chi rappresenta quella determinata situazione. Non è forse questo il motivo per cui l'essere umano è tanto affascinante?
Amen!
Beh, dipende. Io lavoro circa 8 ore per 5 giorni a settimana...quindi riesco ad estraniarmi dal quel contesto...chi invece "vive per lavorare" ha un diverso tipo di emotività in merito.
Spero che si alzi un polverone enorme su questa triste striscia di suidici. Io non mi capacito comunque cioè queste persone dovrebbero avere soldi a palate una vita di soddisfazioni e tempo libero, viaggi, una vita da sogno insomma, così come siamo abituati a vedere gli attori di tutto il mondo occidentale. E invece sono tristi depressi e senza voglia di vivere. Questo è vergognoso e mi fa venire il volta stomaco.
Scusa e' una cosa antipatica sopratutto perche' anch'io faccio errori grammaticali, ma potresti rivedere il testo?
E' davvero faticoso leggerlo.
Loro vivono per lavoro e azienda, quando dovrebbero essere mezzi per poter vivere la propria vita in maniera decente.
Non tutti abbiamo il lavoro dei sogni, ma dovremmo usare il lavoro per realizzare ciò che ci piace.
Cambiassero la mentalità!
Bisogna sempre vedere quanti realmente si lamentano.
Nei media compaiono ovviamente solo le voci critiche, non si da certo spazio a chi pensa "cavoli loro" o "anch'io sgobbo come un ossesso, cosa vogliono questi qua" o "bah ai miei tempi era peggio, tutti viziati questi giovani dello spettacolo" o "hanno voluto la biclicletta?" per finire con "io nemmeno ce l'ho un lavoro, faccio a cambio volentieri con loro".
Si fa presto a dire "il paese si indigna", è una generalizzazione superficiale che sfiora a malapena la vera situazione in essere.
Altrimenti alcuni problemi del mondo a quest'ora li avremo risolti, ad iniziare dalla forte mortalità infantile nei paesi sottosviluppati, che pure "indigna tutti".
Infatti, credo che il loro problema sia un'eccessivo corporativisimo, l'individualita' tende ad essere schiacciata dall'interesse della collettivita', la persona deve guardare sopratutto al bene collettivo(e fin qui si puo' essere anche d'accordo), fino ad annullare la propria persona e vita(e qua lo sono decisamente meno)
Il lavoro è importante per carità, ma lo è anche il riposo.
Certo...ma questo è un sito che parla di anime, manga e giappone e non possiamo chiudere un occhio su questa situazione che ho visto io stesso andando più volte in Giappone.
In Italia tante situazioni non sono buone ma francamente il livello di disagio che ho visto in Giappone supera davvero anche la più fervida fantasia...
A volte siamo stati tacciati di far vedere solo il lato kawaii del Sol Levante ma non è vero...dei suoi lati negativi ne parliamo ..a partire dal lavoro che intacca pure il settore anime e manga ovviamente
Ho capito che sito è, mi sembra palese anche il perché mi sono iscritta, però il punto è un altro. Il Giappone non è solo anime, manga e kawaii come l'Italia non è pizza, mandolino, mare e vacanze, gli stranieri vedono così il nostro paese ormai allo sfascio. Quindi il punto è: non è solo la mentalità Giapponese ad essere sbagliata ma anche la nostra. Non siamo così liberi e dalla mentalità aperta come ci fanno credere, anche noi purtroppo siamo schiavi di una società schifosa e ipocrita. Lo dico da persona che ultimamente viene perseguitata dal pensiero di farla finita e la causa è proprio il maledetto lavoro e la società di cacca in cui viviamo.
Un paese che é il paradiso se sei turista ma a viverci é un altro paio di maniche
Ok, pure io sono finito all' ospedale per mobbing, ma sono realtà differenti e con tutto quello che è successo anche a me non sogno cmq di andare a vivere in Giappone...è una mentalità e un modo di vivere il lavoro troppo diverso dal nostro ...il Giappone resta un bel posto per andare in vacanza
Vivere solo per il lavoro non ha senso e questi sono le conseguenze. Non riesco a capire come mai i Giapponesi continuano a non prendere provvedimenti seri per cercare di sistemare questi fenomeni.
Oppure, altro esempio a caso, il problema sempre più frequente del crunch nelle aziende di videogiochi come per gli sviluppatori di Cyberpunk costretti a lavorare 14 ore al giorno 7 giorni su 7 e senza pause.
Stessa cosa per la gente di merda sui social, infatti anche i suddetti hanno ricevuto minacce di morte su twitter quando è stato rinviato un altra volta.
Capisco che nel XXI secolo sia problematico e che per alcuni lavori sia addirittura obbligatorio avere un profilo social, ma ormai è chiaro che ciò va a discapito della salute personale stessa (e di certo non solo di attori o idol tra l'altro).
Le società di produzione per le quali queste persone lavorano dovrebbero quantomeno attrezzarsi assumendo magari dei gestori di questi profili per conto dei soggetti interessati, oppure dotarsi di trainer o psicologi che possano sostenere potenziali vittime.
Il problema del resto al contrario di quanto si possa pensare non riguarda solo haters o leoni da tastiera, c'è una componente di stress provocata anche dal fan "benintenzionato", da quelli che adorano i loro beniamini fino all'idolatria, che in casi gravi può sconfinare nella maniacalità o nello stalking.
Ne parlava per esempio giorni fa Samuel Spano in un intervento legato a Lucca Changes.
Questo male riguarda il mondo dello spettacolo da sempre, ma le star una volta potevano assumere guardie del corpo o tentare fughe più o meno temporanee dal mondo dei riflettori. Ma con internet non ci sono filtri che tengano.
Puoi anche andare sulla Luna, ma non ne puoi scappare.
L'unico modo sarebbe sconnettersi.
Ma questo molti non riescono o non possono farlo, e del resto una volta entrati nel mirino può anche non bastare.
Tutti i lavoratori dovrebbero avere pari diritti e pari dignità ma, ad un miglioramento tecnologico e culturale, non ne è sempre corrisposto uno sociale (e questo discorso si può applicare praticamente a tutto il mondo).
Haruma Miura era la persona che chiunque di noi desidererebbe poter avere accanto in ogni momento della vita: l'amico che è lì esattamente quando ne hai bisogno e anche quando non ne hai bisogno, il ragazzo che ti sorride anche se ha avuto una pessima giornata perché ritiene che tu sia più importante di lui stesso, l'uomo che nello sguardo non ti giudica ma ti accoglie e altro ancora. Perdere una persona come lui per il mondo dello spettacolo (e non) è per me un macigno che non si sposterà, se la situazione persiste a non cambiare.
Sapere che uno come lui ha deciso di scrivere l'ultima pagina da sé, troppo presto nella vita, è inevitabile che abbia segnato profondamente anche le esistenze di chi, come lui, vacilla e magari ritiene di essere 'da meno di lui'. Pertanto se lui ha ceduto alla pressione, perché altri non dovrebbero cedere? E potremmo fare discorsi simili per Hana, per Yuko, per Sei e per tutti gli altri che nemmeno hanno trovato nome, in questa notizia.
Il dilemma per me è inquietante al massimo, come non mai. E mi rifiuto di pensare che queste morti vadano a finire nel dimenticatoio senza aprire squarci, squarci veri e pesanti e indelebili, sulla società nipponica. Mi rifiuto, mi rifiuto, mi rifiuto.
Già procedono in questo modo, infatti, nei casi in cui 'consentono' ai loro pupilli di avere un profilo (personale o di lavoro); in moltissimi altri casi invece sono le agenzie di talenti o di spettacolo a vietarlo a prescindere, ma non avere un profilo non significa non sapere (o non venire a sapere) ciò che accade sui social, che peraltro poi confluisce anche sulla carta stampata, e così via. Avere il paraocchi e fingere quindi che il mondo social non esista, per una persona che fa proprio quel tipo di lavoro (ovvero deve 'arrivare alla gente') è impossibile e sarebbe anche deleterio. Non è chiudendosi a riccio che si può risolvere il problema del veleno online, purtroppo.
Questo è il punto, infatti. Ma in un Paese come il Giappone in cui la malattia psicologica o mentale è una specie di maleficio da non pronunciare nemmeno manco fosse il vero nome di Voldemort, figurarsi "attivarsi per curarla", arrivare a questo implica cambiare radicalmente le impostazioni della società, il modo di pensare, di agire e di reagire. Pertanto non è semplice, non è banale, non è scontato.
Il tuo commento mi ha colpito, se ho capito bene...
Io ti dico di resistere, sempre e comunque. Certi pensieri li devi allontanare, perché altrimenti sei complice di questo sistema. Ecco perché non sopporto più la società giapponese. Tutti quei suicidi sono il risultato, il "prodotto", di qualcosa di marcio. Non potrei mai dare la mia vita a quel sistema. Quindi forza, e tira per la tua strada.
In Giappone sono succubi, non si ribellano. In TV nessuno mai parla di suicidi. Solo quando tocca le star. Ad Osaka nell'ultimo anno decine e decine di ragazzi si sono buttati sotto i treni. Eppure nessuno parla di nulla. Anzi, a vedere la gente ammassata dentro i treni, che guardano l'orologio spazientiti, perché bisogna attendere ore per ripulire i binari e fare ripartire la macchina della produzione, ti fa riflettere di quanto siano assuefatti a quella realtà, tanto da avere la sensibilità a zero!
E mi trovo da solo con lo stomaco sottosopra e la voglia di prenderli tutti a pugni...
Ma per casi gravi "chiudersi a riccio" può fare la differenza fra la vita e la morte.
L'ho visto accadere di persona. Ho visto delle persone che sono state obbligate a chiudere tutti i loro contatti online perché l'alternativa era letteralmente morire.
Ci sono persone che semplicemente non sono in grado in nessun caso di gestire le loro interazioni online, anche quelle "sane", anche con dei supporti psichiatrici importanti (allievi di Andreoli perfino).
Standone fuori non si evitano gli effetti indiretti dei social sulla vita offline. Ma per i soggetti a rischio posso testimoniare che a livello psicologico stare o meno sui social non è la stessa cosa.
Per alcuni "avere il paraocchi" può significare letteralmente sopravvivere.
Esagerati direi di no, se calcoliamo tutti i casi di hikikomori e johatsu che ci sono in Giappone direi che un problema di fondo c'è
"gli artisti sono costantemente posti sotto l'occhio giudicante e talora crudele dei social media, devono sottostare a rigorose diete e frequenti privazioni di sonno"
Questa è un'altra grande piaga che idol e doppiatori devono sottostare alle richieste malate dei fan, essere single e addirittura vergini perchè per loro le idol devono essere ragazze pure, se si azzardano a dire che hanno un fidanzato la loro carriera può essere subito stroncata, assurdo!
Esagerati chi? L'articolo? I dati? I commenti?
Quando si contesta generalmente, per aver credito, si riportano dati e notizie.
Il tuo esagerati è basato sui quello che vedi dalla finestra di casa tua?
Poi leggi il nick, colleghi ai vari post, e sorridi ??
Questo sondaggio non vuol dire nulla, anche tanti di noi hanno pensato di voler morire durante la scuola elementare a causa dei troppi compiti, per dire.
Basta che ci sia stata una singola giornata no nella propria vita e si entra a fare parte di quel 30%
Certo, capisco quel che intendi dire, non preoccuparti. E d'altronde c'è anche chi, pur senza problemi di interazione sociale, conduce un'esistenza felice scegliendo di vivere in montagna di agricoltura o tra le pecore, relegando i social a un'importanza marginale se non nulla. Quindi non significa che una vita senza social sia una non-vita, anzi ^^
Non credo succedera' gli stessi politici hanno quella mentalita', anzi pensano che sia del tutto normale, devono vedere il costrutto, quando la disparita' demografica fra le vecchie e nuove generazioni saranno ( a dispetto delle seconde) insormontabili, (perche' questo sistema sacrifica in concerto di famiglia, riducendo il numero dei figli),allora potranno lavorare anche di notte ma non potranno mantenere il sistema pensionistico, almeno che non aprino ad una forte immigrazioni, ma la vedo difficile per un popolo fortemente xenofobo quale e' quello nipponico.
Mi sa che se fanno la stessa cosa per gli altri settori la percentuale sale di molto
Un problema che temo arriverà sempre di più anche da noi con lo smart working o tele-lavoro. Il lavoro entrerà dentro la nostra casa e a seconda delle situazioni sarà sempre più invadente... per chi avrà ancora un lavoro ovviamente.
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