Io imporrei la paternità: la mamma sta a casa per X mesi prima/dopo il parto? Finiti questi X mesi, tocca al padre stare a casa X mesi... mi sembra sia già così nei paesi scandinavi.
Questa intervista spiega molto bene perché c'è bisogno di diversificazione ai vertici di un progetto (dove sei in grado di esprimere decisioni che abbiano un peso e delle conseguenze).
Il problema di non riconoscermi (io, donna) in personaggi femminili scritti da uomini l'ho sempre sentito. Non per tutti i personaggi o per tutti gli scrittori uomini, ma è palese che talvolta entri in gioco un fattore di idealizzazione che rende il personaggio femminile alienato al pubblico femminile che non ci si riconosce e/o lo trova irrealistico. Stessa cosa succede in senso opposto ovviamente (personaggi maschili scritti da donne).
È sempre utile avere una sana condivisione di idee e di ascoltare le opinioni di persone che provengono da background diversi, specialmente se si vuol fare un prodotto rivolto a tutti e/o che abbia al suo interno personaggi di un certo tipo.
Per spiegarmi: non necessariamente un personaggio femminile deve essere scritto da una donna (questo creerebbe tutta un'altra serie di problemi e ghettizzazioni). Ma se vuoi fare ad esempio una storia su una donna che fa carriera dentro una multinazionale, è utile ascoltare l'opinione di chi viene da quel contesto e/o sa darti dettagli realistici sulla sua ipotetica vita privata. Si aggiunge realismo e credibilità.
Questo ovviamente se vuoi scrivere un personaggio credibile e non "la mia donna ideale" (anche perché poi le due cose se fatte bene non devono necessariamente escludersi a vicenda)
Già il fatto che ci sia più consapevolezza ha portato ad un notevole cambiamento sul come vengono scritti i personaggi femminili oggi rispetto a solo dieci anni fa anche quando il processo creativo è nelle mani di una singola persona/uomo. Per esempio nello shonen si sente tantissimo
Vero ma non lo capisco, nel senso: non dovrebbe essere così difficile per un uomo scrivere di una donna (e viceversa), anche per il caso che hai esposto si possono ipotizzare diversi scenari di vita reale anche senza intervistare quella donna (senza togliere nulla all'utilità di quello che hai detto, che è giustissimo sotto diversi aspetti)
Amen, per fortuna qualcuno che lo dice. Trovare pg femminili che mi piacciano sul serio negli anime è per questo come un ago nel pagliaio per me. Ma come dice Panssj per fortuna con l'ibridarsi dei target è più facile trovare storie/pg apprezzabili da più fasce di pubblico rispetto a un tempo.Fujiyoshi ha specificato che i personaggi femminili che le donne trovano interessanti sono diversi da quelli che gli uomini trovano interessanti. Nonostante non ci sia un modo “corretto” di vedere questi personaggi, bisogna sempre confrontarsi e capire i sentimenti, le idee e i gusti di tutti quando si è in fase di creazione.
Questa intervista spiega molto bene perché c'è bisogno di diversificazione ai vertici di un progetto (dove sei in grado di esprimere decisioni che abbiano un peso e delle conseguenze).
Il problema di non riconoscermi (io, donna) in personaggi femminili scritti da uomini l'ho sempre sentito. Non per tutti i personaggi o per tutti gli scrittori uomini, ma è palese che talvolta entri in gioco un fattore di idealizzazione che rende il personaggio femminile alienato al pubblico femminile che non ci si riconosce e/o lo trova irrealistico. Stessa cosa succede in senso opposto ovviamente (personaggi maschili scritti da donne).
È sempre utile avere una sana condivisione di idee e di ascoltare le opinioni di persone che provengono da background diversi, specialmente se si vuol fare un prodotto rivolto a tutti e/o che abbia al suo interno personaggi di un certo tipo.
Per spiegarmi: non necessariamente un personaggio femminile deve essere scritto da una donna (questo creerebbe tutta un'altra serie di problemi e ghettizzazioni). Ma se vuoi fare ad esempio una storia su una donna che fa carriera dentro una multinazionale, è utile ascoltare l'opinione di chi viene da quel contesto e/o sa darti dettagli realistici sulla sua ipotetica vita privata. Si aggiunge realismo e credibilità.
Questo ovviamente se vuoi scrivere un personaggio credibile e non "la mia donna ideale" (anche perché poi le due cose se fatte bene non devono necessariamente escludersi a vicenda)
Già il fatto che ci sia più consapevolezza ha portato ad un notevole cambiamento sul come vengono scritti i personaggi femminili oggi rispetto a solo dieci anni fa anche quando il processo creativo è nelle mani di una singola persona/uomo. Per esempio nello shonen si sente tantissimo
Vero ma non lo capisco, nel senso: non dovrebbe essere così difficile per un uomo scrivere di una donna (e viceversa), anche per il caso che hai esposto si possono ipotizzare diversi scenari di vita reale anche senza intervistare quella donna (senza togliere nulla all'utilità di quello che hai detto, che è giustissimo sotto diversi aspetti)
Questa intervista spiega molto bene perché c'è bisogno di diversificazione ai vertici di un progetto (dove sei in grado di esprimere decisioni che abbiano un peso e delle conseguenze).
Il problema di non riconoscermi (io, donna) in personaggi femminili scritti da uomini l'ho sempre sentito. Non per tutti i personaggi o per tutti gli scrittori uomini, ma è palese che talvolta entri in gioco un fattore di idealizzazione che rende il personaggio femminile alienato al pubblico femminile che non ci si riconosce e/o lo trova irrealistico. Stessa cosa succede in senso opposto ovviamente (personaggi maschili scritti da donne).
È sempre utile avere una sana condivisione di idee e di ascoltare le opinioni di persone che provengono da background diversi, specialmente se si vuol fare un prodotto rivolto a tutti e/o che abbia al suo interno personaggi di un certo tipo.
Per spiegarmi: non necessariamente un personaggio femminile deve essere scritto da una donna (questo creerebbe tutta un'altra serie di problemi e ghettizzazioni). Ma se vuoi fare ad esempio una storia su una donna che fa carriera dentro una multinazionale, è utile ascoltare l'opinione di chi viene da quel contesto e/o sa darti dettagli realistici sulla sua ipotetica vita privata. Si aggiunge realismo e credibilità.
Questo ovviamente se vuoi scrivere un personaggio credibile e non "la mia donna ideale" (anche perché poi le due cose se fatte bene non devono necessariamente escludersi a vicenda)
Già il fatto che ci sia più consapevolezza ha portato ad un notevole cambiamento sul come vengono scritti i personaggi femminili oggi rispetto a solo dieci anni fa anche quando il processo creativo è nelle mani di una singola persona/uomo. Per esempio nello shonen si sente tantissimo
Vero ma non lo capisco, nel senso: non dovrebbe essere così difficile per un uomo scrivere di una donna (e viceversa), anche per il caso che hai esposto si possono ipotizzare diversi scenari di vita reale anche senza intervistare quella donna (senza togliere nulla all'utilità di quello che hai detto, che è giustissimo sotto diversi aspetti)
A me spesso capita di sentirmi proprio a disagio quando vedo donne scritte da uomini. Molti, consciamente o meno che sia, non riescono proprio a vedere le femmine come persone vere e proprie ma sempre come decorazioni. Non vivono molte esperienze esclusivamente femminili, e non parlo di gravidanza e parto, ma di tutto quello che vivere in una cultura sessista comporta. Ovviamente non è il non viverlo il problema, ma il non voler ascoltare punti di vista diversi dal proprio o il vedere sempre i personaggi femminili in funzione di quelli maschili.
Due esempi a caso che mi vengono subito in mente parlando di questo discorso: i personaggi femminili di Naruto che, eccetto forse Tsunade, soprattutto da un certo punto in poi, non esistono in funzione di se stesse, vedi in particolare Sakura e Hinata; oppure in The Queen's gambit quando Beth tocca il fondo e il tutto è ritratto come uno spot di Intimissimi
Vedasi Reborn che non si direbbe affatto scritto da una donna se si pensa a quanto siano ""sviluppati"" i personaggi femminili rispetto a quelli maschili.e, viceversa, autentiche porcherie con personaggi femminili asserviti e monodimensionali da parte di "scrittrici".
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