Haikara-san ga Toru (Una Ragazza alla moda): recensione dei due film remake
Le vicende dell'esuberante Benio Hanamura ritornano con una coppia di film ottimamente curati da Nippon Animation
di zettaiLara
Conosciuto in Italia con il titolo di Mademoiselle Anne, dal nome attribuito all'anime di Nippon Animation del 1978 trasmesso anche in Italia dalla RAI, Haikarasan ga tooru - Una ragazza alla moda era un'opera che non soltanto non conoscevo, ma a cui nemmeno ero interessata. Sono bastati tuttavia pochissimi capitoli per ricredermi ed innamorarmi di una storia, di personaggi e di un modo di narrare che sulla carta sembravano appartenere ad un altro tempo, ma che in realtà sono davvero senza tempo; un vanto, questo, di cui solo i veri capolavori possono fregiarsi.
Haikarasan ga tooru è ritornato di recente d'attualità grazie ai due lungometraggi animati realizzati ancora una volta da Nippon Animation: il primo, Gekijōban Haikara-san ga Tōru Zenpen - Benio, Hana no 17-sai (Haikarasan ga tooru Film 1 - Benio, fiore di diciassette anni), è uscito l'11 novembre 2017 in Giappone, seguito dalla seconda parte Gekijōban Haikara-san ga Tōru Kōhen - Tokyo Dai Roman (Haikarasan ga tooru Film 2 - Una grande storia d'amore a Tokyo) giunta il 19 ottobre 2018.
Il design fresco e moderno è forse il primo elemento a colpire lo spettatore, ma accanto ad esso la coppia di film reca soprattutto un ottimo comparto tecnico alla base del progetto: si è lavorato dunque alacremente per offrire nuova luce ad un titolo amatissimo e a una storia accattivante che di "moda", per restare in tema, non passa mai.
La regia e la sceneggiatura recano infatti la firma di Kazuhiro Furuhashi, che dalla sua può vantare lavori di ambientazione storica quali Rurouni Kenshin e Kenshin, Memorie del Passato, e che non abbiamo mancato di apprezzare nel bell'adattamento animato di Dororo di Osamu Tezuka dell'inverno 2019.
Tokyo è nel bel mezzo del periodo Taisho (letteralmente: "di grande giustizia"): se guardiamo a tutte le ere giapponesi precedenti e successive, si tratta di un'epoca piuttosto breve, quella tra il 1912 e il 1926 in cui a regnare era l'Imperatore Yoshihito, ma durante la quale il cambiamento iniziato nel periodo Meiji si fa infine preponderante.
Occupazionismo militare estero, sviluppo dell'economia moderna e successiva recessione, rivoluzioni sociali interne, cambiamenti nella società, il grande terremoto del Kanto del 1923: tutto accade in questi pochissimi anni, e tutto fa parte del contesto in cui si muove Benio Hanamura, diciassette anni e grandi sogni per il futuro.
Il suo soprannome, "Haikara-san", significa proprio "ragazza col collo lungo", un modo di dire dell'epoca per identificare una ragazza alla moda.
Le ragazze di quest'epoca si sentono rivoluzionarie: vestono indifferentemente all'occidentale, in kimono o "alla moda" con eleganti scarponcini ai piedi e l'hakama, che da indumento prettamente maschile si fa lunga gonna pantalone stretta in vita.
Sono ragazze che vanno a lavorare, che hanno voglia di decidere da sé per quanto riguarda il matrimonio e la famiglia, sposandosi per amore e non per imposizione familiare o per obblighi sociali. Tra l'altro è proprio nel 1920 che entra in vigore l'obbligo della fedeltà coniugale, mentre in precedenza l'uomo aveva la libertà di mantenere legittimamente delle amanti al di fuori del matrimonio.
Per questo motivo Benio non ne vuol sapere di ritrovarsi promessa sposa ad un uomo, il sottotenente Shinobu Ijuin, che non conosce e non ama; ma ironia vuole che la ragazza, dopo aver fallito la fuga da casa con l'amico di sempre Ranmaru e fiaccato la pazienza dell'istitutrice tenuta ad educarla all'inserimento nella rispettabile famiglia degli Ijuin, s'indispettisca all'amicizia del sottotenente con una celebre geisha. Primo segnale che forse qualcosa sotto sotto ci cova...
E tuttavia, proprio a causa delle intemperanze della fidanzata, poco incline ai rapporti ossequiosi da tenere nei confronti degli ufficiali dell'esercito, Shinobu è costretto a partire dapprima per Kokura, nel Kyushu, e quindi per la Manciuria, da cui non farà ritorno.
L'amore di Benio, mai dichiarato, impone alla ragazza di non farsi distruggere dal dolore, ed è così che si rimbocca le maniche e cerca di iniziare una nuova vita.
E tuttavia, proprio a causa delle intemperanze della fidanzata, poco incline ai rapporti ossequiosi da tenere nei confronti degli ufficiali dell'esercito, Shinobu è costretto a partire dapprima per Kokura, nel Kyushu, e quindi per la Manciuria, da cui non farà ritorno.
L'amore di Benio, mai dichiarato, impone alla ragazza di non farsi distruggere dal dolore, ed è così che si rimbocca le maniche e cerca di iniziare una nuova vita.
La storia raccontata da Waki Yamato è riprodotta nei film, seppur concisa per motivi di minutaggio, in maniera piuttosto fedele; potremmo dire addirittura maniacale in certi passaggi, vista la riproposizione degli esatti dialoghi del manga nella stragrande maggioranza delle scene che li compongono.
Ci si è concessi invero qualche sottile libertà narrativa qua e là ed alcune re-interpretazioni degli eventi per i quali non si avvertiva l'esigenza; nel complesso, tuttavia, essi non modificano lo svolgimento dei punti essenziali della storia, la quale rimane costantemente scorrevole, divertente e romantica.
Anche i personaggi li ritroviamo esattamente così come li avevamo amati, con una caratterizzazione a tutto tondo, un comparto di doppiaggio di ottimo livello e un character design che mutua il bel tratto della Yamato adeguandolo nello stesso tempo ai canoni estetici moderni.
Il risultato è spettacolare, con colori vivaci e sfondi di una Tokyo anni '20 ritratti con minuzia di particolari e colori a dir poco magnifici.
Fa piuttosto piacere notare inoltre come lo sguardo di Furuhashi e dello staff sia stato in grado di restituire l'immagine di una capitale ritratta davvero con il cuore: dalla vivacità del quartiere di Asakusa, che potremmo definire la Ginza di allora, ai primi edifici e dimore in stile occidentali, tra cui la residenza degli Ijuin e la stazione di Tokyo, dai mattoni rossi con dettagli di pietra bianca e le cupole di vetro, inaugurata nel 1914. E poi, dalla ripresa aerea del ponte di Nihombashi riprodotto in maniera fedelissima, precisa e del tutto identica all'immagine di una serie di cartoline dell'epoca, sino alla celebre torre Ryōunkaku ("torre che oltrepassa le nuvole", conosciuta anche come "torre a 12 piani") di Asakusa: quest'ultima risaliva al 1890, costituiva di fatto il primo grattacielo nipponico in stile occidentale e comprendeva persino un ascensore, ma è stata gravemente danneggiata proprio durante il grande terremoto del 1923 e poi demolita, senza più essere ricostruita.
L'eccezione più vistosa di un quadro che parrebbe quasi perfetto è rappresentato forse proprio dalla protagonista Benio: nel manga originale la ragazza non è proprio bellissima e nemmeno si preoccupa di esserlo, vista la sua esuberanza, il carattere volitivo da maschiaccio e le espressioni facciali da attrazione da circo. Tutti elementi, questi, che l'hanno resa il personaggio amato ed apprezzato che è, tanto nella storia quanto nei lettori di quest'ultima.
Se l'anime del 1978 ne rispettava rigorosamente i tratti, nei due recenti lungometraggi il character design di Terumi Nishii si è dimostrato forse un po' troppo generoso, disegnando la ragazza più carina che ordinaria, ed attribuendole la voce di Saori Hayami che purtroppo a mio parere non riesce a rendere adeguatamente giustizia al suo temperamento. La vivacità invece, quella sì, fortunatamente è rimasta sempre la stessa.
Sul fronte del doppiaggio il lavoro svolto rimane tuttavia nel complesso pregevole: dal buon Yūki Kaji su Ranmaru, femminile ma non troppo ed adorabile esattamente come lo ha dipinto la Yamato, alla brava Asami Seto su Tamaki, da Kazuya Nakai sul ruvido Onijima e Takahiro Sakurai su Tosei Aoe, all'Ushigoro di Kenta Miyake, la Larissa di Maaya Sakamoto e l'impeccabile Mamoru Miyano su Shinobu. Se già il biondo rampollo di casa Ijuin non rappresentasse un ottimo partito grazie al suo aspetto, al morbido sorriso e ai modi di un vero gentiluomo d'altri tempi, ci pensa Miyano a fornire il colpo di grazia alle spettatrici, attribuendo al giovane una voce così dolce e sensuale da togliere ogni possibile dubbio sul fascino indiscusso di questo personaggio.
Rimangono poi facilmente impressi anche i vivaci motivi sonori di Michiru Oshima (Little Witch Academia) e i due temi portanti "Yume no hate made" ("fino alla fine del sogno") e "Atarashii Ashita" ("un nuovo domani"), entrambi interpretati da Saori Hayami ma composti dalla celebre Mariya Takeuchi (Plastic Love).
C'è forse qualcosa che manca in un allestimento così minuzioso ed accorto, dunque?
In verità sì, purtroppo qualcosa si è smarrito, e non di poco conto: si tratta della vena più ironica della Yamato, fatta di un certo umorismo sottile, acuto e dilagante anche nei momenti più critici, grazie anche alla presenza di tutta una serie di personaggi macchiettistici "di fondo", piuttosto tipici negli shojo manga degli anni '70, che fornivano un'atmosfera talora cabarettistica che ben teneva il passo con il carattere esuberante di Benio.
Inevitabile doverli sacrificare nell'ottica della riduzione della storia in due lungometraggi, ma di conseguenza anche la comicità nel suo complesso è stata diversamente livellata e appare di molto smorzata; in alcuni momenti, quindi, alcune scene paiono un po' troppo ordinarie, quasi l'ombra del "delirio comico" che erano state in origine.
Il secondo film, inoltre, forse anche a seguito del cambio di passo con Toshiaki Kidokoro alla regia, su sceneggiatura sempre di Furuhashi, sembra perdere una parte della brillantezza visiva e della spigliatezza narrativa con cui si era aperto il primo anche se, di nuovo, fa dell'aderenza e del rispetto dell'opera il proprio obiettivo principale. Addirittura nei credits finali della seconda parte notiamo qualche chicca che i fan di Haikarasan ga tooru - Una ragazza alla moda riconosceranno dalla lettura del volume extra Una ragazza alla moda - Quel che accadde dopo, oppure dall'ottavo volume della ri-edizione italiana del manga, mentre nei credits del primo film rinveniamo un omaggio proprio a quel pazzo universo della Yamato sopra citato.
Film promossi o meno, dunque? Decisamente sì, il "progetto revival" non raggiunge il massimo dei voti, tuttavia può fregiarsi di un giudizio ben più che positivo; data la popolarità della vecchia serie animata e l'affetto che i fan italiani custodiscono ancora nel cuore per il manga originale, la coppia di film meriterebbe davvero una visibilità in streaming o piattaforma similare anche nel nostro Paese.
I lungometraggi sfoggiavano ottime premesse sin dai primi trailer diffusi, e riconfermano la bellezza di una storia moderna ed accattivante e di personaggi senza tempo con i quali vorremmo anche noi, perché no, trascorrere del tempo in allegra compagnia. "Sotto i ciliegi in fiore di Koishikawa~", come canterebbe allegramente Benio.
I lungometraggi sfoggiavano ottime premesse sin dai primi trailer diffusi, e riconfermano la bellezza di una storia moderna ed accattivante e di personaggi senza tempo con i quali vorremmo anche noi, perché no, trascorrere del tempo in allegra compagnia. "Sotto i ciliegi in fiore di Koishikawa~", come canterebbe allegramente Benio.