Goshuinchō: il quaderno giapponese per raccogliere le tappe del vostro viaggio
Per portare a casa un ricordo davvero unico
di Hachi194
La sua origine risale al periodo Edo (1603-1868): in quegli anni c'erano severe restrizioni sui viaggi e per per dimostrare che si era in cammino per un pellegrinaggio di natura religiosa si poteva esibire lo nōkyōchō (nōkyō sono le offerte al tempio, sotto forma di denaro o di sutra). Infatti quando i fedeli offrivano al tempio un sutra copiato a loro cura oppure una donazione in moneta ricevevano un foglio con un timbro rosso che attestava l'avvenuta visita. Oggi questo libretto è conosciuto più comunemente come goshuinchō (dove go- è il prefisso onorifico e shuin significa letteralmente sigillo rosso)
Si presenta come un orihon, cioè un libro pieghevole, fatto appunto a fisarmonica, composto da una ventina di pagine di carta piuttosto spessa, in modo che l'inchiostro non possa macchiare. Una volta aperto per esteso, è letto come una pergamena, quindi da destra a sinistra. Su ogni foglio il sacerdote del tempio apporrà un timbro rosso e scriverà qualcosa: poiché ognuno ha il proprio stile e il proprio timbro, non potranno mai esistere due goshuinchō uguali e questo lo rende davvero un oggetto da collezione.
Non è previsto un ordine di visita dei templi, quindi sarete voi a decidere il quando e il dove, contribuendo anche così a renderlo unico. Inoltre si può comprare direttamente nei santuari oppure nelle cartolerie, quindi anche la copertina potrà variare molto: potrebbe esserci una foto dell'edificio o una divinità e sfoggiare bellissimi colori con motivi intricati oppure se acquistato da Loft o Tokyu Hands potrà essere estremamente kawaii.
Ma che cosa significano esattamente tutti questi segni e timbri? Ponendo davanti a voi una pagina di un goshuinchō troverete in alto a destra la scritta "hōhai" che significa "prega con rispetto" e in basso sullo stesso lato la data (che seguirà il calendario giapponese, ad esempio quest'anno sarà il 1° anno dell'era Reiwa). In basso a sinistra invece sarà apposto un timbro rosso che rappresenta il tempio e sopra ad esso verrà scritto il nome del tempio stesso (o il modo in cui è conosciuto più comunemente).
Al centro del foglio vi sarà la calligrafia principale che può essere la divinità venerata in quel luogo oppure il nome della sala in cui è custodita la statua buddista (se il luogo che stiamo visitando appartiene a questo culto) oppure una frase che colga l'insegnamento che tale kami vuole darci. In alcuni casi sul retro del foglio potrebbe essere presente un timbro che indica la lettera sanscrita con cui in origine si chiamava la divinità di quei luoghi. Una cosa molto importante è usare il goshuinchō solo per raccogliere timbri e calligrafie religiosi: alcuni monaci potrebbero rifiutarsi di firmarli se vi fossero timbri di stazioni ferroviarie o giardini (anche in questi posti è prevista a volte questa possibilità).
Per farsi apporre timbro e calligrafia, di solito è sufficiente recarsi dove vendono ema e omamori e le miko vi indirizzeranno dal monaco. Se non c'è troppa gente, vi verrà fatto subito aggiungendo un pezzo di carta assorbente prima di riconsegnarlo per evitare che l'inchiostro possa macchiare le pagine. Se invece il tempio è molto frequentato, vi verrà consegnato un numero e vi verrà chiesto di tornare in un secondo momento (di solito una decina di minuti dopo). Poichè in alcuni santuari sono custodite più divinità, vi potrebbero chiedere di scegliere quale preferite (ma potete chiedere anche di averle tutte). Il costo può variare da luogo a luogo.
Qualcuno di voi lo ha fatto? Se no, vi piacerebbe? Ditelo nei commenti!
Fonte consultata:
JapanCheapo