Burakku kigyō o Black company: quando il lavoro diventa sfruttamento
Condizioni ai limiti della schiavitù, bullismo e pressioni psicologiche insopportabili
di Hachi194
In Zombie 100 il protagonista è così al limite che preferisce un'apocalisse zombie piuttosto che lavorare nella sua ditta, in Cells at work: BLACK le cellule lavorano in un ambiente "Black", ossia nei corpi di persone che bevono e mangiano troppo, non fanno attività fisica e subiscono alti livelli di stress.
Il termine black non è scelto a caso: con "black company" o "burakku kigyō" si indicano proprio quelle aziende che sfruttano i loro dipendenti in maniera sistematica e al limite della sopportazione umana.
Il termine black company è stato coniato all'inizio degli anni 2000 da giovani lavoratori dipendenti di compagnie IT (il settore dell'Information Tecnology), ma da allora è stato applicato a vari settori, soprattutto nell'ambito dei salaryman o colletti bianchi.
Pur variando nei particolari, di base una black company assume un gran numero di giovani dipendenti e li costringe a fare grandi quantità di straordinari senza retribuirli.
Le condizioni generali sono pessime e i lavoratori sono soggetti ad abusi verbali e atti di bullismo da parte dei loro superiori. Spesso, per evitare licenziamenti o denunce i capi minacciano i giovani dipendenti di gettare discredito su di loro rendendo di fatto impossibile trovare un secondo lavoro altrove.
Sono ditte che ovviamente raramente riconoscono i sindacati e la maggior parte dei loro dipendenti sono giovani con poche possibilità di carriera alternative e una conoscenza limitata dei loro diritti.
Si potrebbero suddividere le black company in tre grandi categorie: il tipo “usa e getta” che sfrutta i dipendenti con orari di lavoro lunghi e bassi salari; quella che assume decine di dipendenti ma poi licenzia tutti tranne quei pochi che vuole tenere veramente; quella che consente a molestie sessuali e ad altri abusi di poter prosperare senza controllo. Nonostante il fenomeno esista da parecchi anni, è in tempi relativamente recenti che ha iniziato ad essere al centro dell'attenzione mediatica.
Nel 2009 è uscito un film intitolato "A man On The Verge At a Black Company" basato su un popolare thread del forum del sito Web giapponese 2chan, e che racconta di un impiegato che lavora appunto per una di queste ditte.
Nel 2012 giornalisti, attivisti e professori universitari ha formato un comitato speciale per creare il "Black Company Award" in cui le persone avrebbero potuto votare "le società più malvagie dell'anno". Detta così potrebbe sembrare una burla, ma in realtà lo scopo era quello di dare voce ai problemi nascosti e permettere ai dipendenti vessati di far sapere a tutti quali fossero le compagnie più a rischio.
L'iniziativa ha avuto successo, tanto che non è rimasto un caso isolato ma si è trasformato in un appuntamento annuale. Ai vincitori viene consegnata una copia del dizionario del diritto del lavoro, ma finora nessuno ha accettato il premio.
Le caratteristiche che sono state prese in considerazione per stilare la classifica sono state:
- Registri pubblici effettivi su problemi professionali come lunghi tempi di lavoro, molestie sessuali o abuso di potere.
- Ore di lavoro lunghe e intense.
- Paga bassa.
- Difetti del sistema, come la mancanza di congedo per l'assistenza all'infanzia o il congedo di maternità.
- Ostilità ai sindacati.
- Discriminazione nei confronti dei lavoratori temporanei.
- Straordinari non retribuiti (e bugie sugli straordinari retribuiti negli annunci di lavoro).
Un esempio di classifica? Il primo anno queste sono state ritenute le peggiori fra le peggiori:
Watami Foodservice Co. ha ottenuto 21.899 voti, cioè il 72% del totale, seguita dalla Tohoku University (3.475 voti), Benesse Corporation (1.258 voti), Cross Company Inc (1.220 voti), Seino Transportation Co., Ltd (1.000 voti), Ohsho Food Service Corporation (744 voti), Sun Challenge Corporation ( 649 voti) e Tokyu Hands Inc (346 voti).
Da quando è stato istituito il premio la Watami, assieme alla Mitsubishi Electric Co., si è classificata prima per due anni consecutivi. D'altronde questa catena di ristoranti è stata coinvolta anche in un famoso caso di karoshi.
Nel 2008, Mina Mori, una dipendente di Watami, si è suicidata all'età di 26 anni, due mesi dopo essere entrata in azienda, dopo aver svolto 141 ore di straordinario in un mese. La donna lavorava regolarmente dalle 7:00 alle 24:00 quasi senza interruzioni. La sua famiglia ha presentato una denuncia allo Yokosuka Labor Standards Office per chiedere il riconoscimento del suicidio come correlato al lavoro.
Quando la loro richiesta è stata negata, hanno fatto appello all'Ufficio del lavoro della prefettura di Kanagawa, che ha invece riconosciuto lo stress correlato al lavoro come la causa del gesto della giovane. Solo nel dicembre 2015 Watami ha raggiunto un accordo extragiudiziale di 130 milioni di yen con la famiglia che ha anche ottenuto delle scuse ufficiali, fino ad allora negate da Miki Watanabe, fondatore della ditta.
La Watami è stata anche al centro di un'intervista fatta nel settembre 2013 dalla rivista Takarajima a un ex direttore di uno dei suoi ristoranti in cui veniva detto che Miki Watanabe avrebbe l'abitudine di inviare messaggi estremi ai lavoratori assieme alla busta paga, del tipo "Dovresti riflettere sulle tue vendite questo mese uccidendoti".
Inoltre quando Watanabe ha pubblicato il suo libro, il prezzo del volume è stato automaticamente detratto dallo stipendio, di fatto costringendo i dipendenti ad acquistarlo.
Quindi come difendersi da queste ditte? Il web può venire in aiuto, grazie anche alle iniziative dei singoli: Yoshiyuki Iwasa è un avvocato che ha creato una sorta di lista di controllo per scoprire se una società può essere definita black oppure no. La lista è composta da molte voci: leggendole, ci si può fare un'idea ben definita di quello che può succedere se ci si ritrova a lavorare al loro interno.
- Faccio gli straordinari,ma non vengono mai pagati.
- È normale fare più di 80 ore di straordinario al mese.
- Non ho pausa, o al massimo è di 10 minuti al giorno.
- Lavoro nei miei giorni liberi. In realtà, non sono nemmeno sicuro di quando siano i miei giorni liberi.
- Non esiste un sistema di permessi retribuiti o, se esiste, non mi è permesso usarlo.
- Non vengo mai rimborsato per le spese e devo sempre pagare di tasca mia.
- Non ci sono assicurazioni sociali, benefici o pensioni. Se le chiedessi, sarei vittima di bullismo.
- Se convertissi la mia paga mensile in una tariffa oraria equivalente, sarebbe inferiore al salario minimo.
- Indipendentemente da quante ore di straordinario io faccia, l'importo è fisso.
- L'azienda assume costantemente nuovi dipendenti.
- Il salario dichiarato è diverso dall'importo effettivamente pagato.
- Ci sono uno o più lavoratori che non possono venire in ufficio a causa di depressione psicotica o esaurimento nervoso.
- Sono così impegnato che spesso non riesco a dormire a sufficienza.
- Non ci sono regolamenti sindacali o aziendali.
- Alcuni dipendenti vengono promossi a una posizione amministrativa subito dopo essere entrati in azienda, ma per questo non è prevista alcuna remunerazione aggiuntiva.
- I dipendenti devono svolgere commissioni private per i loro datori di lavoro.
- C'è uno slogan che dice "lavora fino alla morte" sul muro dell'azienda.
- L'abuso di potere e le molestie sessuali sono molto comuni.
- Ogni volta che si verifica un incidente, la società cambia nome.
- Ci sono sessioni di formazione, che utilizzano ciò che può essere considerato il lavaggio del cervello o il nonnismo.
- Minacce come "Ti ucciderò" possono essere sentite comunemente in ufficio.
- La violenza è dilagante.
- Tutti i supervisori sono parenti dell'Amministratore Delegato.
- Non posso lasciare il lavoro perché altrimenti sarò minacciato di dover pagare i danni per aver smesso.
- L'età media dei dipendenti è veramente giovane.
- Il tasso di persone che lasciano il lavoro entro 3 anni è davvero alto.
Fonti consultate:
Tofugu
Tsunagu