Recensione
Death Note
9.0/10
Standing ovation per una delle migliori serie animate degli ultimi anni, e forse di sempre.
Tratta dall'omonimo manga di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, la storia prende spunto da una situazione intrigante e provocatoria insieme: cosa fareste se aveste il potere di uccidere le persone a vostro piacimento conoscendone solo il nome e il volto? Light Yagami ha effettuato la sua scelta, e ha deciso di liberare il mondo dai criminali e dai malvagi giustiziandoli attraverso il suo "Death Note". Smisurato senso di giustizia? O psicopatia da assassino seriale, come sembra pensare la polizia? Grandi contenuti e profonde possibilità di riflessione, quindi, per questo anime. Tutto qui? No di certo: nel corso degli episodi prende forma forse la più avvincente sfida tra due personaggi mai apparsa sullo schermo. Chi la vincerà? Riuscirà Elle ("L"), a capo della squadra investigativa, a incastrare e dimostrare che Light Yagami è l'assassino conosciuto come "Kira"? O non sarà piuttosto Kira a scoprire il vero nome di L ed eliminarlo? Dopo pochi episodi, è inevitabile, si finirà per parteggiare per l'uno o per l'altro. Ma ancora i punti di forza della serie non sono finiti: i personaggi sono caratterizzati brillantemente, e la trama, a metà strada tra il mystery e il thriller, è avvincente e tesissima dalla prima all'ultima puntata.
Unico punto debole, peraltro non grave: dall'episodio 26, ovvero quando il focus viene spostato su Kira e Near, la trama perde un po' di smalto e la figura di Light diventa a tratti irritante.
Il lato tecnico è privo di difetti, e anzi lo studio Mad House è stato in grado di creare forse una delle serie più riuscite dal punto di vista realizzativo che sia mai stata trasmessa. Regia dinamica e incalzante, che incolla lo spettatore davanti allo schermo: un'impresa titanica, visto il carattere meditativo della maggior parte delle scene. Animazioni naturalissime e movimenti di camera innovativi supportati da un eccellente comparto di computer grafica ed effetti speciali completano il tutto, riuscendo ad eliminare quasi completamente il difetto principale del manga, ovvero la staticità dovuta ad una certa verbosità. Da Oscar la fotografia, con i migliori effetti di luce e di colore mai inseriti in una serie televisiva d'animazione.
E anche la colonna sonora si dimostra all'altezza: musiche di grande spessore, composte da Yoshihisa Hirano e Hideki Taniuchi, separabili in due gruppi di carattere contrastante. Da una parte i brani più tipicamente "thrilling", che accompagnano spesso le indagini e le congetture dei protagonisti, tra i quali spicca l'arguto "L's Theme". Dall'altra brani d'impatto in gran parte corali, che sottolineano le scene cruciali, tra i quali si fanno notare "Death note Theme" e "Low of solipsism".
Anime che merita fama e successo, perché in grado di condensare in un'unica opera una trama superba, contenuti non banali e uno standard tecnico d'eccellenza. Coinvolgente.
Tratta dall'omonimo manga di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata, la storia prende spunto da una situazione intrigante e provocatoria insieme: cosa fareste se aveste il potere di uccidere le persone a vostro piacimento conoscendone solo il nome e il volto? Light Yagami ha effettuato la sua scelta, e ha deciso di liberare il mondo dai criminali e dai malvagi giustiziandoli attraverso il suo "Death Note". Smisurato senso di giustizia? O psicopatia da assassino seriale, come sembra pensare la polizia? Grandi contenuti e profonde possibilità di riflessione, quindi, per questo anime. Tutto qui? No di certo: nel corso degli episodi prende forma forse la più avvincente sfida tra due personaggi mai apparsa sullo schermo. Chi la vincerà? Riuscirà Elle ("L"), a capo della squadra investigativa, a incastrare e dimostrare che Light Yagami è l'assassino conosciuto come "Kira"? O non sarà piuttosto Kira a scoprire il vero nome di L ed eliminarlo? Dopo pochi episodi, è inevitabile, si finirà per parteggiare per l'uno o per l'altro. Ma ancora i punti di forza della serie non sono finiti: i personaggi sono caratterizzati brillantemente, e la trama, a metà strada tra il mystery e il thriller, è avvincente e tesissima dalla prima all'ultima puntata.
Unico punto debole, peraltro non grave: dall'episodio 26, ovvero quando il focus viene spostato su Kira e Near, la trama perde un po' di smalto e la figura di Light diventa a tratti irritante.
Il lato tecnico è privo di difetti, e anzi lo studio Mad House è stato in grado di creare forse una delle serie più riuscite dal punto di vista realizzativo che sia mai stata trasmessa. Regia dinamica e incalzante, che incolla lo spettatore davanti allo schermo: un'impresa titanica, visto il carattere meditativo della maggior parte delle scene. Animazioni naturalissime e movimenti di camera innovativi supportati da un eccellente comparto di computer grafica ed effetti speciali completano il tutto, riuscendo ad eliminare quasi completamente il difetto principale del manga, ovvero la staticità dovuta ad una certa verbosità. Da Oscar la fotografia, con i migliori effetti di luce e di colore mai inseriti in una serie televisiva d'animazione.
E anche la colonna sonora si dimostra all'altezza: musiche di grande spessore, composte da Yoshihisa Hirano e Hideki Taniuchi, separabili in due gruppi di carattere contrastante. Da una parte i brani più tipicamente "thrilling", che accompagnano spesso le indagini e le congetture dei protagonisti, tra i quali spicca l'arguto "L's Theme". Dall'altra brani d'impatto in gran parte corali, che sottolineano le scene cruciali, tra i quali si fanno notare "Death note Theme" e "Low of solipsism".
Anime che merita fama e successo, perché in grado di condensare in un'unica opera una trama superba, contenuti non banali e uno standard tecnico d'eccellenza. Coinvolgente.