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9.0/10
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Girovagando nell’immenso marasma delle produzioni di animazione nipponiche, a volte incappo in serie brevi da vedere a cui non daresti un euro, ma che ti stupiscono riuscendo a strapparti un sorriso o un’emozione. Meno spesso mi imbatto in un piccolo capolavoro. Ed quello che è capitato con questo anime, per cui non potevo esimermi dal farvi una bella recensione.

REC è un manga del 2002 di Q-Tarou Hanamizawa che è stato in parte adattato nel 2006 in un brevissimo anime - 9 episodi da 12 minuti ciascuno - prodotto da Shaft.
Racconta la romantica storia tra Fumihiko Matsumaru, 26enne impiegato commerciale di un’azienda alimentare, e Aka Onda, 20enne aspirante doppiatrice, amante dei grandi classici cinematografici ed in particolare di Audrey Hepburn. Proprio in onore della famosa attrice, ad ognuno degli episodi è stato dato il titolo di uno dei suoi tanti film.
L’anime si apre con il nostro protagonista in attesa dell’arrivo di una sua collega con la quale ha un appuntamento al cinema per la visione, appunto, del film "Vacanze Romane". Attesa che col passare dei minuti sembra rivelarsi vana. Proprio mentre il povero Matsumaru-san si sta convincendo a voltare i tacchi e rinunciare alla serata "di conquista" che si aspettava, il biglietto sembra prendere vita e lo prega di non essere gettato via. Ovviamente il giovane si rende immediatamente conto che non è il biglietto a parlare, ma una ragazzina dai rossi capelli che gli appare davanti e con vocina stridula si impegna a cercare di dar vita al muto pezzo di carta. Alla fine la ragazza riesce a convincere il nostro eroe ad accompagnarla al cinema per non sprecare i preziosi biglietti acquistati. Al termine della proiezione, proprio davanti all’uscita del cinema, il giovane riconosce la figura della famosa collega che stava aspettando ed ha un moto di esultanza, subito bloccato dall’apparizione di un buzzurro che si rivela essere in realtà la persona attesa dalla donna tanto desiderata. La ragazza dai capelli rossi dunque, per consolare il giovane, propone quindi di andare a bere qualcosa in un locale.
Ritornando a casa i due si rendono conto di abitare nello stesso quartiere, a pochi metri di distanza. Durante la notte Matsumaru-san viene svegliato di soprassalto da incubi e dalle sirene di numerosi mezzi di soccorso; decide quindi di uscire per verificare cosa sia successo. L’incidente si rivela essere un incendio e, neanche a farlo apposta, l’appartamento che sta bruciando è proprio quello della ragazza dai rossi capelli, la quale, sconsolata e stravolta, ammutolisce seduta su un’altalena nel parchetto di fronte all’abitazione. Il giovane, preso in tenerezza dalla poveretta, si propone quindi di ospitarla per la notte a casa sua…

REC a mio parere è una di quelle rare perle che ti gonfiano il cuoricino quando le vedi, che ti restano nella memoria impresse come un caro ricordo tra le opere che più ti hanno emozionato. Dopo averlo visto, ho tentato di iniziare altri anime, ma è stata davvero ardua, nessuno reggeva il paragone. Forse la pecca maggiore è che dura veramente troppo poco, lo puoi gustare in meno di due ore e poi… poi ti lascia quella sensazione di vuoto in bocca che ti rimane dopo che hai mangiato qualcosa di delizioso, ma che non sai quando potrai assaggiare nuovamente; ma allo stesso tempo questo è anche il suo pregio, ovvero quello di non perdersi in giri inutili o in episodi di puro fan service che spesso guastano lo scorrere dell’opera e di darti appunto tutto quello che puoi aspettarti in un battito di ciglia.
La trama poi in un certo senso ribalta totalmente il flusso della classica storia sentimentale da anime: non posso dirvi come, ma avrete modo di scoprirlo subito terminata la prima puntata. Il resto è un rincorrersi di sentimenti contrastanti e una ricerca di quel qualcosa che è nato forse troppo improvvisamente e che quindi in parte è stato perso.
La protagonista poi è a dir poco deliziosa negli atteggiamenti e nelle espressioni. La classica ragazza (forse utopistica, commento acidello XD) che, trovandosela di fronte, ti fa venire voglia di abbracciarla e stringerla forte, senza lasciarla più.

L’animazione e il disegno sono delicati, come delicata è la natura dell’opera stessa. Formano un tutt’uno con lo scorrere degli eventi e non risultano mai fastidiosi o sgradevoli alla vista, con le giuste sfumature nei momenti giusti. La colonna sonora è minima, ma azzeccata e non invadente. La sigla di apertura, Makka na Kimochi cantata da Kanako Sakai, doppiatrice della stessa protagonista, la trovo adorabile e molto in tono con lo stile dell’anime.

Insomma, penso si sia capito chiaramente quanto abbia apprezzato quest’opera, per cui non voglio tormentarvi con ulteriori commenti melliflui che potrebbero risultare abbastanza fuori luogo per chi non ha ancora visto l’anime - ma che sono pressoché certo comprenderete post-visione - o per chi non è riuscito ad apprezzarlo.
Che altro dire? Io ve lo consiglio assolutamente poiché credo che sia imperdibile per l’appassionato di animazione nipponica; alla fine si tratta davvero di un piccolo sforzo data la sua brevità, sforzo che, ritengo, sarà ampiamente ripagato da quello che ne riceverete in cambio.