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Personalmente non sono un patito di questo genere, ma essendo ambientato a Roma, non potevo certo lasciarmelo scappare. Questo anime parla di Nicoletta, una ragazza di 21 anni che scopre che la madre divorziata e che l’aveva abbandonata dai nonni, frequenta il ristorante del marito che si trova in un vicolo di Roma (via degli Orsi). Qui tutto il personale è un po’ particolare, sono tutti uomini vecchi con occhiali da lettura e Nicoletta si va ad invaghire di uno di loro, e anche per questo motivo deciderà di lavorare nel ristorante, chiamato “Casetta dell’Orso”.

Ora che ho terminato la serie, che è un connubio di 2 manga della stessa autrice, Natsume Ono (“Ristorante Paradiso” appunto e “Gente”), devo dire che non ne sono rimasto colpito, ma piacevolmente intrattenuto, infatti al secondo episodio la narrazione si ferma per far largo alle storie dei vari camerieri, facendoceli conoscere con lo stile narrativo delle telenovelas, però senza lasciare nulla in sospeso. La regia è degna della mia stima, poiché si è destreggiata bene su una trama di cristallo, bastava un tassello fuori posto per far crollare il tutto (ad esempio, in Nana l’abbandono della madre segna molto nel profondo la protagonista, a Nicoletta sembra non fregargliene più di tanto; la regista, Mitsuko Kase è stata brava a focalizzare l’attenzione su altro), però mi scade su certe inquadrature per colpa della scenografia di cui parlerò tra poco.
In questo genere di lavori uno si aspetta degli stereotipi sul popolo italico (baffi, coppole, gente che gesticola e urla, goliardia inutile...) presi in genere dalla filmografia del passato. Non in questo caso: qui se ne inventano di nuovi XD .Sono tutti sorridenti e dall’aria bonaria, alti (non tutti) e strafighi pure a 50 anni, e nonostante tracannino quantità enormi di caffè e cappuccino sono tutti tranquilli e gentili (forse bilanciati dalle altrettante enormi quantità di vino ingerite), e poi i giapponesi che scimmiottano l’italiano sono di una tenerezza disarmante, vedere le scritte sballate sui muri o sui giornali, parole come “buongiorno” o “buonasera” stanno al posto delle forme di saluto che usano i giapponesi quando entrano in un negozio, se veramente gli italiani fossero così (con personaggi storici, come il ministro FASSONI, versione abbellita di un noto politico italiano vi fa capire che a 50 anni è difficile essere fighi... ).

La note più dolenti sono le scenografie e la CG, le quali hanno lo scopo di fare da contorno per focalizzare l’attenzione sulla storia e i pensieri dei personaggi, ma qui se ne fa un uso a mio parere scandaloso. Cercando di dare uno stile da libro delle favole hanno abbozzato la città e i palazzi (un po’ come in Ransie la Strega), ma l’effetto ottenuto ha il solo risultato di far sembrare quest’anime più vecchio e sciatto di quanto non lo sia in realtà, e il regista le usa pure male facendo a volte dei campi lunghi o panoramiche della città. A parte questo, abbozzare Roma? Come fanno proprio i giapponesi ad abbozzare Roma (ora uso io gli stereotipi!), armati di macchine fotografiche ultramoderne dovrebbero avere una idea perfetta della città eterna. Invece sparisce il traffico, le stradine si fanno buie e tutto è avvolto da una leggera nebbiolina, il che dimostra che gli autori non hanno visto proprio nulla dei film italiani, infatti al mercato più famoso di Roma, Campo dei Fiori, regna il silenzio, si vede che non hanno mai visto la famosa scena del mercato con Anna Magnani e Aldo Fabrizi, avrebbero visto che è tutt’altro che tranquillo.
Tutto questo comunque non svilisce quest’anime, che di essere lento è lento, ma ti intrattiene piacevolmente senza chiedere troppo (e senza dare troppo).