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Seconda serie del fortunato anime legato al brand Sengoku Basara della Capcom. Ritroviamo i nostri “fichissimi” eroi esattamente dove li avevamo lasciati alla fine della prima serie: a darsi battaglia – rispettivamente Shingen e Kenshin e Date e Yukimura. Ma la guerra pura e semplice non può durare molto nel mondo immaginario (ma fondato su personaggi tutti realmente esistiti) inventato da Yasuyuki Muto, e quindi eccoci davanti un nuovo super-nemico che sostituisce il “vecchio” Oda Nobunaga. Sto parlando di Toyotomi Hideoshi, rappresentato come una sottospecie di gigante, fanatico del potere e della forza individuale (anche se a differenza di Nobunaga lui vuole davvero un Giappone unito e più forte).
In questo caso non si viene a formare un’alleanza nel corso della narrazione, bensì le fazioni in campo si schierano da sole e cercano in tutti i modi di approfittare del caos generato dallo strapotere di Hideoshi. La storia si sviluppa su tre piani diversi: il primo è rappresentato dalla crescita interiore del generale di Takeda, Sanada Yukimura, il secondo dalla guerra che dilaga nel paese del Sol Levante e il terzo dalla battaglia ideologica fra Keiji e lo stesso Hideoshi.

A mio parere il livello di questa seconda serie è notevolmente inferiore rispetto al suo prequel e i motivi sono molteplici. Sengoku Basara non è un anime storico, piuttosto è un prodotto che “reinventa” la storia inserendoci elementi di pura fantasia e alquanto stravaganti, ed è proprio qui il problema: manca il nemico che rappresenta il male (come Nobunaga nella prima serie), in quanto Hideoshi ha un background che lo rende umano; per molti episodi si tratta il tema della fedeltà tralasciando gli scontri, vi è l’esclusione di personaggi carismatici e importanti per gran parte della visione… ma scusate, la “tamarrata” della prima serie esiste ancora?!
Vi sono punte altissime di “coolness” e di trovate estreme (pugni che fanno scomparire una baia intera, navi con cannoni immensi, strumenti da guerra che rimandano agli specchi archimedei), ma, d’altro canto, si perde quella pazzia al di là di ogni limite del prequel.

Non vi è più la sorpresa nel vedere auree degne di Dragonball intorno ai samurai o nell’assistere a duelli in volo. Il tutto è appassito a causa della stessa arma che si era usata per rendere “grande” questo titolo: la sfrontatezza. Essa colpisce e lascia esterrefatti per un breve periodo di tempo, ma alla lunga l’insieme risulta inevitabilmente normale.

Passando all’aspetto tecnico delle serie, parto analizzando i doppiaggi originali. Essi sono a dir poco perfetti, voci profonde e completamente fuse all’interno del personaggio in questione (per chi conosce Bleach, vengono riutilizzati gli stessi seyu).
Dal punto di vista artistico ritorno al discorso precedentemente disquisito: calando di numero le trovate “tamarre” della precedente serie, la grafica non può che peggiorare (sia ben chiaro che è comunque di altissimo livello).

Considero questo anime un vero “must” per coloro che hanno assistito alle gesta dei nostri eroi nella prima serie; d’altra parte, per chi non si è ancora immerso nella visione, vi è la possibilità che vi lasci un po’ delusi.