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È una serie originale uscita nel 2008 e composta da 26 episodi, frutto della collaborazione tra Masamune Shirow (concept) e lo studio I.G., che aveva già curato anche la trasposizione animata del manga di Shirow Ghost in the Shell (film e serie).
Le tematiche affrontate sono in parte simili a quelle di GiTS, tratteggiando un mondo e una società pervasa dalla cibernetica, dalla rete di connessione globale all'implementazione e ibridazione fra uomo e macchina, agli androidi con A.I. evoluti. Eppure le due serie costituiscono un'esperienza di visione quasi agli antipodi per atmosfera, ambientazione, colori, chara design e generi impiegati.
Tanto Ghost in the Shell nel complesso è notturno, con personaggi non esattamente espansivi, metropolitano distopico e volto all'azione anche violenta, quanto Real Drive è luminoso e prevalentemente 'pacioso', popolato da un cast piuttosto vivace.

Il flusso di informazioni e memorie delle persone nell'universo di Real Drive è collocato in un ambiente virtuale chiamato 'Meta Real' (per gli amici 'Metal') ricalca la struttura dell'oceano, con tanto di onde, correnti, fondali, barriere coralline e creature marine. Gli occasionali incidenti nella fruizione e/o accesso a questa rete sono indagati da professionisti, i 'divers', con tecniche ed attrezzature che richiamano in tutto e per tutto quelle dei sommozzatori dell'oceano reale. Immersione nella realtà virtuale, dentro e fuor di metafora insomma.
La combinazione di casi da risolvere, design organico dell'ambiente virtuale ed enfasi sugli effetti minuti dell'integrazione alla rete nella vita quotidiana produce un singolare effetto: gli episodi di Real Drive a me sembrano durare la metà del normale, eppure non c'è senso di scrittura affrettata, anzi, il più delle volte mi son sentita interessata e soddisfatta, incuriosita ma rilassata, un po' come se stessi contemplando uno specchio d'acqua - frequenti sequenze subacquee dell'anime a parte. E non che manchino situazioni piene di suspance o sequenze d'azione, tutt'altro. In una parola: saziante.

Riassumendo alcuni dettagli e differenze rispetto a Ghost in the Shell, Real Drive è ambientata in una solare isoletta artificiale sull'oceano vs caliginosa città tentacolare&intrighi&azione ed è sorprendentemente
a) pucciosa
b) con poco fanservice al di là dell'omino nella sigla e delle donne che sono tutte papabili per la passerella di Elena Mirò: taglie comode et formose, seppur vestitissime. Evviva le taglie 48 e oltre, evviva le donne polpose con un sedere che fa capanna e due cosce da rosolare (la donna rotonda, la donna formosa! Coi rotolini! E fiQua! Datemene ancora, abbasso gli ossi di seppia con le tette a siluro antigravità e gli occhi a palla) e gli omini tonici;
c) la rete informatica è modellata sui fondali oceanici e marini e la si esplora stile sommozzatore, in pratica molto spesso vedi coralli e pescetti, o grappoli di connessioni stile colonie di coralli/alghe
d) è al 90% uno slice-of-life con un paio di storie d'amore non convenzionali (è più character-driven che plot-driven e i personaggi son piuttosto simpatici)
e) invece che distopico metropolitano come Ghost in the Shell è decisamente utopico ecologista.
f) Ghost in the Shell tra film e serie ha un difettuccio a parer mio: tende al verboso e ti molla certe botte di esposizione che son dei mattoni, Real Drive ci casca molto di rado. È una serie molto più accessibile di GiTS SAC anche da questo punto di vista (l'altro sono i personaggi, che qui comunicano di più e sono più chiari nelle loro motivazioni, li vedi crescere e si conosce il loro passato).

E francamente, con RD almeno mi sono genuinamente divertita dal lato umano (e romantico), anche se a livello di technobabble GiTS ha un'impalcatura più solida. Real Drive ha tutta l'analogia tra flusso di memoria e acqua/oceano/vita/Natura con relativa memoria del pianeta che per come è esposta resta forse più suggestiva che convincente: come traduci e colleghi le meccaniche del virtuale al punto di influenzare fenomeni naturali e viceversa? Idem negli effetti in una certa conseguenza del finale, visibile dopo i titoli di coda (scena per altri aspetti molto soddisfacente del resto).

Lato umano: Il diver protagonista è un vecchietto paralizzato dalla vita in giù, risvegliatosi da 50 anni di coma in seguito ad un incidente mentre esplorava l'oceano reale nel contesto dei progetti di ricerca agli albori dello sviluppi del Meta Real (progettato proprio dal suo migliore amico).
Haru, giovanotto di belle speranze ed eccellenti addominali - ben apprezzabili nella sigla -, si ritrova così mentalmente ancora 28enne ma nel corpo di un ottuagenario. L'uomo sembra però prenderla piuttosto con filosofia e cerca piuttosto vivere e dare il meglio di sé pur con tutti i suoi limiti. La sua esperienza pregressa di sommozzatore degli abissi gli permette di immergersi nel Meta Real come nessun altro e di rendersi ancora utile alla società e al suo vecchio amico, ora supervisore del Meta Real network globale.
Ad assisterlo nelle sue esplorazioni/investigazioni virtuali è una fresca pulzella, Minamo Aoi, giunta sull'isola assieme al fratello maggiore Sota. Quest'ultimo è un collaboratore/ricercatore ed investigatore per conto della medesima organizzazione che gestisce il Meta Real, ma opera nel mondo reale per via di intelligence, spionaggio e lotte a botte di arti marziali alla bisogna. Quando non lavora o non si allena questo giovane alfiere di virilità è un ottimo cuoco e donnino di casa, come la sorellina gli ricorda spesso, ed un romantico idealista.

Minamo, inizialmente offertasi come volontaria per sostituire l'androide donna (Holon) che solitamente assiste Haru come segretaria/badante/dama di compagnia/sommozzatrice nell'oceano reale raccogliendo dati al posto di lui, entra subito in armonia con l'anziano gentiluomo e finisce per diventare la sua 'ancora' al mondo reale quando Haru si immerge nel Metal e rischia di perdersi in esso scendendo troppo in profondità per recuperare gli utenti dispersi/comatosi/variamente danneggiati da abuso della realtà virtuale (il tema della scissione e depersonalizzazione e perdita dell'identità nel mare della rete, toccato anche da GiTS, Denno Coil, Lain.)
Minamo peraltro è l'unico membro del cast ad essere completamente naturale, senza implementazioni o impianti cibernetici in corpo. Pur dovendo ricorrere ad espedienti tecnologici vari per comunicare con tutti gli altri in ambiente virtuale, la sua capacità di entrare in contatto con le persone è un dono innato e la rende la fonte di allegria e amore che illumina l'intero cast. È il cuore delle serie, a volte fin troppo allegra e altruista e iperattiva, ma col suo calore ed entusiasmo bilancia il lato tecnologico e le emozioni più sommesse degli altri personaggi. Inoltre è una ragazza dal sano e robusto appetito. Nota: la sua sensibilità sembra al limite del sensitivo, e quando Haru è confortato dal suo sostegno il suo alter ego virtuale torna all'aspetto di quando aveva 28 anni.
Holon, l'androide che assiste Haru, nella serie rappresenta l'evoluzione dell'intelligenza artificiale. Se l'uomo si ibrida con la macchina e può trasferire in rete le esperienze e i ricordi che ne costituiscono l'identità, anche la macchina diventa sempre più simile all'uomo, acquisendo individualità e sentimenti autonomi. Verso chi e come? Chi vedrà lo scoprirà.

Morale: animazione di qualità, bellissime ambientazioni oceaniche virtuali e non, sole e mare, certi piattini da sbavo inclusi i colossali gelati adorati da Minamo e dalle sue due amiche, buone sequenze di combattimento, slice-of-life quasi sempre gradevole e non noioso, la parte seria e di speculazione uomo-macchina c'è pure, una pennellata ecologista, un po' di romance e amicizia... a me è piaciuta molto.
Fanservice becero non ce n'è: se piacciono le donne formosissime e/o adorabilmente paffute e carine in senso realistico qua fate festa, mentre i personaggi maschili sono tutti atletici.
Voto 'obiettivo': 7. Alzato ad 8 per la mia personalissima simpatia per i personaggi e per una certa love story.