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Il live action tratto da una serie famosa anime/manga risulta essere il più delle volte una delusione totale per tutti,scontentando sia i fan accaniti a causa di un adattamento il più delle volte incapace di ricreare atmosfere e ambientazioni dell'originale, sia coloro che sono digiuni dell'argomento, visto che viene dato troppo per scontato che questo sia conosciuto. Se ciò avviene con i film ad alto budget americani, figuriamoci con i più modesti prodotti nipponici, a cui va aggiunta la fama non certo positiva delle qualità recitative degli attori con gli occhi a mandorla. Che c'era da aspettarsi quindi dalla trasposizione cinematografica di un titolo tanto famoso in patria come da noi,quanto amato come Yattaman? Alzi la mano chi,bambino negli anni ottanta, alla notizia dell'uscita del film anche in Italia non ha pensato tra se e se con un sorrisetto: "Ecco che mi distruggono un altro mito della mia infanzia!";questo senza sapere che il regista a cui era stato affidato il progetto era Takashi Miike, famoso nel mondo del cinema (a torto o a ragione sinceramente non so) per essere un misogino con la fissazione del sesso e della violenza. Il buon Miike invece tira fuori dal cilindro, tra la sorpresa generale, un prodotto eccellente sbancando i botteghini e regalando agli spettatori più di quello che osavano sperare trascinandoli quasi con prepotenza nelle atmosfere strapalate e demenziali che tanta fortuna avevano apportato a tutte le serie"Time Bokan". Ritroviamo così da subito, già alle prime battute,il duo Yattaman, formato dal giovane Ganchan e dalla sua ragazza Janet, in lotta con gli eterni nemici del trio Drombo, la splendida Miss Dronjo (una conturbante Kyoko Fukada) e due lestofanti Boyakki (il genio dei robot) e Tonzula (il grosso ma scemo). Il robbottino Robbie robbie, le esilaranti truffe del trio per rimediare soldi fino alle divertentissime punizioni del "Dottor" Dokrobei: il più accanito dei fan non avrà di che lamentarsi dato che nulla viene mancare dell'universo narrativo creato dalla Tatsunoko alla fine degli anni settanta; tutto questo senza che lo spettatore di nuova generazione, che magari non ha mai sentito parlare di Yattacane e della pietra Dokrostone, sia penalizzato, dato che la trama riprende fedelmente tutta la storia pur tra mille citazioni e omaggi anche ad altre serie famose dell'epoca. La regia sembra far trasparire un grande affetto verso questi personaggi rimarcando la giocosità della narrazione a dispetto delle usuali pellicole grondanti di violenza di Miike, il quale rimarcherà solo l'aspetto della morbosità sessuale(d'altronde era insito anche nella serie originale), aspetto che comunque troviamo edulcorato nella versione italiana.
Un film quindi che va oltre l'impianto scenografico di prim'ordine e gli effetti speciali, ma che colpisce dritto al cuore di coloro che come me sono orgogliosamente nostalgici di un tipo di animazione che non c'è più, prova ne è la percezione di apoteosi tutta personale al risentire dopo tanto tempo il mitico inno del trio "SUTTAMONDA KOTTAMONDA YATTAMONDA"! Da non perdere.