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6.0/10
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"Onegai Twins" è il seguito, se così si può chiamare, dell'ormai famoso e celebrato "Onegai Teacher", anime del 2002 diretto da Yasunori Ide. Ho detto "se così si può chiamare" per il fatto che i protagonisti di questa serie non sono gli stessi della prima: troviamo infatti nuovi personaggi, nuova storia, nuovo tutto. I vecchi Mizuho e Kei fanno solo da contorno alla vicenda, con la prima che è più presente in veste di insegnante e a volte di consigliere, mentre il secondo si vede sì e no in due scene di sfuggita e per tutta la durata della serie non dice una parola: l'unica volta che lo si sente parlare è con due piccole frasi nel corso dell'episodio 13 (l'OAV).
La trama di "Onegai Twins" si svolge due anni dopo "Onegai Teacher" e racconta delle vicende di un ragazzo, Kamishiro Maiku, che da piccolo è stato abbandonato dalla madre e che, come unico ricordo, ha una foto scattata davanti alla casa della sua infanzia con una bambina che lui presume essere sua sorella. Dopo essere riuscito a rintracciare la casa della foto e averla presa in affitto, un giorno gli si presenta alla porta una ragazza, Miyafuji Miina, che gli svela di essere sua sorella gemella e come prova ha sia la stessa foto che ha anche il ragazzo, sia lo stesso colore degli occhi. Miina si stabilisce nella casa di Maiku convinta che sia la sua casa d'infanzia, ma la sera stessa ecco che fa la sua comparsa un'altra ragazza, Onodera Karen, anch'essa con la stessa identica foto dei due ragazzi e con il loro stesso colore di occhi. Chi sarà la vera sorella? Chi l'estranea? Scopritelo guardando questa divertente serie.

Dalle 12 puntate della serie (la 13 è un OAV) si riescono a cogliere bene i caratteri psicologici dei tre protagonisti: Maiku è un ragazzo solitario e chiuso in se stesso, ma nel corso della serie, e grazie anche al fatto di abitare con le due ragazze, si scoprirà il suo lato gentile e premuroso; Miina è una ragazza all'apparenza vivace e solare, ma dentro di lei nasconde una profonda insicurezza e una grandissima paura di rimanere sola; Karen, infine, è molto timida e insicura, ma i suoi sentimenti e la vita con Maiku e Miina la renderanno molto forte e decisa. Posso dire da quest'analisi che abbiamo davanti tre bei protagonisti, anche se, purtroppo, è tutto già visto e non c'è niente di innovativo. Per quanto riguarda i personaggi secondari, invece, riusciamo a capire il loro carattere ma in maniera superficiale, data la scarsità di informazioni che riusciamo a trarne. Uniche due eccezioni, ma questo solo grazie alla prima serie, sono MIzuho sensei, che dalla prima serie non cambia di una virgola, e Morino Ichigo, amica di Koishi Herikawa nella prima serie, che qui ritroviamo nelle vesti di Presidente del Consiglio Studentesco. La cosa che mi ha fatto pensare riguardo quest'ultima è il fatto che se nella prima serie si presenta come una ragazza sempre molto diretta ed esuberante, in "Onegai Twins" la ritroviamo abbastanza apatica.

Veniamo ora alla parte tecnica: buoni disegni e buona fluidità nei movimenti, anche se niente di speciale; regia ben curata e musiche nella media. Il doppiaggio, molto ben fatto, è capace di trasmettere emozioni, ma dato che è tutto scontato e già visto il pubblico non viene catturato più di tanto. Il finale è scontatissimo ma non del tutto: le ultime sei frasi dell'ultimo episodio mettono finalmente in chiaro tutta la vicenda e lasciano lo spettatore un po' sorpreso.
Alla luce di questo posso affermare che, anche se non è niente di nuovo e molte cose sono scontate, "Onegai Twins" si presenta come un prodotto piacevole da vedere e mai noioso, che non ha l'abilità di tenere lo spettatore incollato allo schermo, ma gli fa comunque passare delle ore tranquille e rilassanti. Se fossi stato il regista, io avrei riabilitato un po' le figure di MIzuho e Kei, certo non facendoli diventare i protagonisti, ma facendo avere loro un ruolo importante nella storia per dare un appiglio in più agli spettatori.
Concludo consigliando quest'anime a tutti coloro che hanno già visto la prima serie per passare qualche ora in tranquillità.