Recensione
Digimon Frontier
7.0/10
"Digimon Frontier" è la quarta serie marchiata "Digimon", nonché la seconda a presentare personaggi e ambientazioni completamente nuovi rispetto ai primi due capitoli.
Cinque ragazzi (Takuya Kanbara, Koji Minamoto, Zoe Orimoto, JP Shibayama e Tommy Hiyomi) ricevono degli strani SMS che li invitano a intraprendere un viaggio e a iniziare "un gioco". Sebbene molto poco chiaro, il messaggio incuriosisce i ragazzi e li spinge a salire su un treno che si trova nei sotterranei della stazione di Sibuya e che li porterà a Digiworld, un mondo digitale che sta passando un periodo di rovina. Sarà proprio intraprendendo il viaggio che, dopo avere appreso la capacità di digevolvere attraverso degli strumenti chiamati digispirit, che evocano gli spiriti dei leggendari guerrieri, eroi della mitologia di Digiwolrd, il gruppo di ragazzi lotterà per riportare l'ordine e la pace in questo nuovo mondo.
Il cambiamento più radicale è sicuramente l'assenza del rapporto digimon-umano che aveva distinto tutte le seri precedenti; sicuramente in molti storceranno il naso per tale cambiamento, ma per quanto mi riguarda non ho trovato la cosa un punto negativo: questa serie va benissimo così visto che i personaggi si possono definire senza problemi un vero e proprio punto di forza.
Un altro cambiamento netto è sicuramente Digiworld che qui viene presentata come un luogo civilizzato dove i digimon sono ben organizzati in cittadine che dispongono di case, mercati, ristoranti e quant'altro: una componente che si differenzia completamente dal mondo digitale in perenne stato di natura che avevamo trovato nella precedente "Tamers" e anche nella prima serie (nella seconda invece gli elementi erano molto simili a quelli di "Frontier"). Digiworld è anche composta da una fittissima rete ferroviaria, elemento che a mio parere rende la serie molto affascinante.
"Frontier" secondo me non raggiunge lontanamente i livelli del gioiello "Tamers" e nemmeno quelli del primo capitolo, ma si rivela comunque un prodotto piacevole con una storia avvincente e ben fatta caratterizzata da una componente mitologica molto suggestiva che terrà con il fiato sospeso gli spettatori.
I personaggi sono un elemento molto ben riuscito. Abbiamo sempre i soliti protagonisti come Takuya, il leader testardo del gruppo - in questa serie un po' stereotipato -, Koji un ragazzo malinconico con un passato tormentato, Tommy il più piccolo del gruppo, e poi abbiamo JP e Zoe, due personaggi in qualche modo "nuovi": quest'ultima non è la solita ragazza del gruppo, visto che dispone di una personalità nuova che spesso ci regalerà momenti davvero divertenti e tipicamente femminili. Mentre JP è un personaggio che diverte con il suo modo impacciato, ma che si dimostra anche responsabile e intelligente. Ciò senza dimenticare i digimon Bokomon e Neemon, che seguono il gruppo di ragazzi, che rappresentano il lato comico della serie.
Anche i cattivi non sono da meno, il quintetto di guerrieri è ben riuscito e i digimon sono tutti caratterizzati da diversi modi di pensare e agire. Punto di merito va certamente anche al malvagio e tormentato Kerpymon e a Lucemon, figura chiaramente ispirata al Lucifero/Satana della demonologia cristiana visto che si tratta di un angelo caduto nel vuoto, nonché incarnazione del male assoluto.
La storia scorre molto bene e fra i racconti mitologici che rappresentano gli albori di Digiworld, che mi hanno ricordato in parte Tolkien, e le avventure dei ragazzi non ci sono particolari cadute di stile se non per la presenza di alcune situazioni pseudo-comiche e improbabili che a volte cadono un po' nel ridicolo. La figura dei Tocanmon ne è un chiaro esempio.
I paesaggi sono molto intriganti anche in questa serie e d'altra parte sono più volte stati definiti come il punto di forza del marchio "Digimon", davvero suggestivi a mio parere il continente oscuro e il castello di Ophanimon, senza tralasciare altri luoghi e ambienti davvero molto belli.
Il tema della morte è un altro elemento che si differenzia completamente dalla brutale "Tamers" visto che qui non vi è la morte vera e propria, ma una sorta di reincarnazione continua dei digimon, che una volta rinati dimenticano del tutto la vita precedente e vengono completamente purificati, una visione molto influenzata dalla filosofia orientale.
La versione italiana non presenta censure e cambiamenti e la cosa è fortunatamente molto positiva. Il doppiaggio è inoltre molto buono e fra i vari nomi spiccano Lorenzo Graziano nel ruolo di JP e Maura Cienciarelli nel ruolo di Koji, senza dimenticare altri nomi di spicco del doppiaggio italiano. Gli unici cambiamenti vengono fatti al personaggio di Zoe che, avendo vissuto in Italia, molto spesso dice frasi o parole in italiano durante la serie (merita tra l'altro dare un occhiata alla versione originale, per il pessimo italiano!), e qui per cercare di dare senso alla cosa l'Italia viene cambiata con l'Inghilterra.
La serie è dunque una visione molto piacevole che consiglio a chiunque volesse vedere qualcosa di disimpegnato, ma con una storia molto articolata e coinvolgente. Non raggiunge il gioiello precedente, ma resta comunque un prodotto valido. Voto 7.
Cinque ragazzi (Takuya Kanbara, Koji Minamoto, Zoe Orimoto, JP Shibayama e Tommy Hiyomi) ricevono degli strani SMS che li invitano a intraprendere un viaggio e a iniziare "un gioco". Sebbene molto poco chiaro, il messaggio incuriosisce i ragazzi e li spinge a salire su un treno che si trova nei sotterranei della stazione di Sibuya e che li porterà a Digiworld, un mondo digitale che sta passando un periodo di rovina. Sarà proprio intraprendendo il viaggio che, dopo avere appreso la capacità di digevolvere attraverso degli strumenti chiamati digispirit, che evocano gli spiriti dei leggendari guerrieri, eroi della mitologia di Digiwolrd, il gruppo di ragazzi lotterà per riportare l'ordine e la pace in questo nuovo mondo.
Il cambiamento più radicale è sicuramente l'assenza del rapporto digimon-umano che aveva distinto tutte le seri precedenti; sicuramente in molti storceranno il naso per tale cambiamento, ma per quanto mi riguarda non ho trovato la cosa un punto negativo: questa serie va benissimo così visto che i personaggi si possono definire senza problemi un vero e proprio punto di forza.
Un altro cambiamento netto è sicuramente Digiworld che qui viene presentata come un luogo civilizzato dove i digimon sono ben organizzati in cittadine che dispongono di case, mercati, ristoranti e quant'altro: una componente che si differenzia completamente dal mondo digitale in perenne stato di natura che avevamo trovato nella precedente "Tamers" e anche nella prima serie (nella seconda invece gli elementi erano molto simili a quelli di "Frontier"). Digiworld è anche composta da una fittissima rete ferroviaria, elemento che a mio parere rende la serie molto affascinante.
"Frontier" secondo me non raggiunge lontanamente i livelli del gioiello "Tamers" e nemmeno quelli del primo capitolo, ma si rivela comunque un prodotto piacevole con una storia avvincente e ben fatta caratterizzata da una componente mitologica molto suggestiva che terrà con il fiato sospeso gli spettatori.
I personaggi sono un elemento molto ben riuscito. Abbiamo sempre i soliti protagonisti come Takuya, il leader testardo del gruppo - in questa serie un po' stereotipato -, Koji un ragazzo malinconico con un passato tormentato, Tommy il più piccolo del gruppo, e poi abbiamo JP e Zoe, due personaggi in qualche modo "nuovi": quest'ultima non è la solita ragazza del gruppo, visto che dispone di una personalità nuova che spesso ci regalerà momenti davvero divertenti e tipicamente femminili. Mentre JP è un personaggio che diverte con il suo modo impacciato, ma che si dimostra anche responsabile e intelligente. Ciò senza dimenticare i digimon Bokomon e Neemon, che seguono il gruppo di ragazzi, che rappresentano il lato comico della serie.
Anche i cattivi non sono da meno, il quintetto di guerrieri è ben riuscito e i digimon sono tutti caratterizzati da diversi modi di pensare e agire. Punto di merito va certamente anche al malvagio e tormentato Kerpymon e a Lucemon, figura chiaramente ispirata al Lucifero/Satana della demonologia cristiana visto che si tratta di un angelo caduto nel vuoto, nonché incarnazione del male assoluto.
La storia scorre molto bene e fra i racconti mitologici che rappresentano gli albori di Digiworld, che mi hanno ricordato in parte Tolkien, e le avventure dei ragazzi non ci sono particolari cadute di stile se non per la presenza di alcune situazioni pseudo-comiche e improbabili che a volte cadono un po' nel ridicolo. La figura dei Tocanmon ne è un chiaro esempio.
I paesaggi sono molto intriganti anche in questa serie e d'altra parte sono più volte stati definiti come il punto di forza del marchio "Digimon", davvero suggestivi a mio parere il continente oscuro e il castello di Ophanimon, senza tralasciare altri luoghi e ambienti davvero molto belli.
Il tema della morte è un altro elemento che si differenzia completamente dalla brutale "Tamers" visto che qui non vi è la morte vera e propria, ma una sorta di reincarnazione continua dei digimon, che una volta rinati dimenticano del tutto la vita precedente e vengono completamente purificati, una visione molto influenzata dalla filosofia orientale.
La versione italiana non presenta censure e cambiamenti e la cosa è fortunatamente molto positiva. Il doppiaggio è inoltre molto buono e fra i vari nomi spiccano Lorenzo Graziano nel ruolo di JP e Maura Cienciarelli nel ruolo di Koji, senza dimenticare altri nomi di spicco del doppiaggio italiano. Gli unici cambiamenti vengono fatti al personaggio di Zoe che, avendo vissuto in Italia, molto spesso dice frasi o parole in italiano durante la serie (merita tra l'altro dare un occhiata alla versione originale, per il pessimo italiano!), e qui per cercare di dare senso alla cosa l'Italia viene cambiata con l'Inghilterra.
La serie è dunque una visione molto piacevole che consiglio a chiunque volesse vedere qualcosa di disimpegnato, ma con una storia molto articolata e coinvolgente. Non raggiunge il gioiello precedente, ma resta comunque un prodotto valido. Voto 7.