Recensione
Reputo "Phantom - Requiem for the Phantom" un anime splendido, un'opera cinematografica strutturalmente tripartita. Per quanto i dubbi possano essere sollevati sulla terza parte in cui la copertura sembra un po' forzata, ma forse anche plausibile, non si possono non notare le infinite citazioni dell'opera.
<b>SPOILER:</b>
Qualcuno ha già citato Shakespeare e più in generale un senso di tragedia elisabettiana. Ma anche Scorsese di "Taxi Driver", Besson di "Leon", Leone di "Per qualche dollaro in più", tutti riferiti a Cal e, cosa che non è stata notata, lo splendido e durissimo finale che ricorda da una parte De Palma di "Carlisto's Way", dall'altra un senso di fatalità che trova la sua ragion d'essere nel senso proprio della tragedia teatrale, in cui l'attore principale deve morire nell'ultima scena dell'ultimo atto, qui organizzato attraverso piccoli indizi disseminati per tutti gli ultimi dolce-amari 10 minuti, e quel petalo mancante è un tocco di amara poesia che chiude definitivamente il sipario sulla storia di Reiji ed Elen, donandogli quella pace che sin dalla prima puntata stavano cercando così disperatamente da non potersi permettere di morire pur di raggiungerla.
<b>FINE SPOILER</b>
Insomma questa è un'opera corale sia nel numero di personaggi sia nelle prese a prestito, un po' meta-cinematografica, un po' meta-teatrale: una grandissima prova del regista Koichi Mashimo, che riesce forse per la prima volta nelle sue opere a orchestrare, coordinare e portare a termine una tale mole di personaggi, trame e sotto-trame.
<b>SPOILER:</b>
Qualcuno ha già citato Shakespeare e più in generale un senso di tragedia elisabettiana. Ma anche Scorsese di "Taxi Driver", Besson di "Leon", Leone di "Per qualche dollaro in più", tutti riferiti a Cal e, cosa che non è stata notata, lo splendido e durissimo finale che ricorda da una parte De Palma di "Carlisto's Way", dall'altra un senso di fatalità che trova la sua ragion d'essere nel senso proprio della tragedia teatrale, in cui l'attore principale deve morire nell'ultima scena dell'ultimo atto, qui organizzato attraverso piccoli indizi disseminati per tutti gli ultimi dolce-amari 10 minuti, e quel petalo mancante è un tocco di amara poesia che chiude definitivamente il sipario sulla storia di Reiji ed Elen, donandogli quella pace che sin dalla prima puntata stavano cercando così disperatamente da non potersi permettere di morire pur di raggiungerla.
<b>FINE SPOILER</b>
Insomma questa è un'opera corale sia nel numero di personaggi sia nelle prese a prestito, un po' meta-cinematografica, un po' meta-teatrale: una grandissima prova del regista Koichi Mashimo, che riesce forse per la prima volta nelle sue opere a orchestrare, coordinare e portare a termine una tale mole di personaggi, trame e sotto-trame.