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Nel vasto panorama dei videogiochi picchiaduro "Art Of Fighting" è per quasi tutti, me compreso, una trilogia di culto mentre per altri fu solo un tentativo della SNK di dare una risposta concreta all'incontrastato "Street Fighter II". Questi lo bollarono come un mezzo clone, specie per quanto concerne l'aspetto di Ryo Sakazaki e per alcune tecniche da lui utilizzate, e non ebbero completamente torto. "Dan Hibilki" infatti venne creato dalla Capcom come parodia dei personaggi di "Art Of Fighting".
In realtà il primo capitolo fu rivoluzionario per l'epoca (1992) grazie a sprite più grossi, l'utilizzo di una barra di energia ricaricabile per le tecniche segrete, tre differenti bonus per il potenziamento del personaggio e lo zoom della telecamera per rendere il tutto più dinamico e cinematografico. Si potevano selezionare solo i due protagonisti nella modalità storia, mentre tutti gli altri (compresi gli ultimi due boss) erano selezionabili nella modalità Versus.

In questo OAV sono tantissime le differenze rispetto al gioco originale. Il primo AOF nacque come prequel di "Fatal Fury" ed era ambientato nei tardi anni '70 primi anni '80 per documentare l'ascesa criminale del boss della malavita Geese Howard che, a quel tempo, era un corrotto commissario di polizia che a poco a poco si stava impadronendo di South Town.
La trama era incentrata sul dramma dei fratelli Ryo e Yuri Sakazaki dovuto alla tragica morte della madre Ronnet in un incidente stradale che si pensa fu causato intenzionalmente dalla malavita locale e al susseguente abbandono del padre Takuma Sakazaki, che venne costretto su minaccia proprio da Geese Howard ad aiutarlo nelle sue losche trame. Dopo anni di duro lavoro e sacrifici Ryo divenne un temibile maestro di arti marziali e un invincibile combattente da strada e questo attirò le attenzioni del secondo di Geese ovvero Mr. Big che propose a Ryo di lavorare per lui, ma al suo rifiuto fece rapire sua sorella Yuri. Insieme all'amico Robert, Ryo setacciò la città di South Town per ritrovare la sorella rapita.

Questa era la vera trama, mentre in questo OAV non solo non viene citato il passato dei protagonisti ma tutta la storia del rapimento nasce da un banale equivoco e alcuni personaggi non compaiono oppure hanno un aspetto decisamente differente, vedere per esempio Ryo o Todoh per dirvene due a caso.
Ciò che rendeva particolare il primo gioco era una trama che ricordava quella dei più classici film di azione/arti marziali ambientati nelle grandi città americane in cui abili combattenti dovevano vedersela con il mafioso di turno. Qui più o meno è stato mantenuto lo stesso schema ma gioco e OAV differiscono davvero troppo l'uno dall'altro.
Per concludere, la versione animata di AOF, la si può apprezzare meglio se non si conosce il gioco altrimenti potrebbe essere alquanto deludente, ma comunque non è nemmeno completamente da buttare per chi non ha troppe pretese e vuole divertirsi.