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"Astarotte No Omocha!" è probabilmente nato come un anime destinato a essere guardato nei lunghi pomeriggi piovosi, con lo scopo di rallegrare un po' lo spettatore con scene ecchi e qualche battutina maliziosa. "Astarotte No Omocha! - Il Giocattolo di Astarotte" è un anime del 2011 dello studio Diomedea. I dodici episodi sono tratti dall'omonimo manga di Yui Haga.
La protagonista della nostra storia è la principessa di Ygvarland, Astarotte Ygvar, una succube di dieci anni. Come consuetudine, a quell'età le succubi dovrebbero crearsi un harem per succhiare il seme della vita, con cui mantenersi in vita, per l'appunto. A causa di un "incidente" avuto da bambina, Rotte non vuole crearsi un harem. Un giorno, consapevole che il portale per collegare il regno degli Youma a quello degli umani non funziona, Rotte chiede che il primo uomo del suo harem sia proprio un umano. Caso strano, il portale inizia a funzionare e il signor Naoya e sua figlia Asuha vengono trasportati a Ygvarland, dove inizieranno le loro (dis)avventure. Nel corso della storia verranno fuori anche curiose coincidenze su Naoya e la madre di Rotte e il caso Asuha.

A prima vista quest'anime sembra una classica commediola ecchi, ma penso che a un certo punto della storia si passi più che altro a una classica storia d'amore in stile shoujo. All'inizio la serie mi ha dato anche l'impressione di guardare uno "Zero No Tsukaima" in versione mostri. Molte sono le coincidenze: entrambi gli uomini (Saito e Naoya) sono umani e capitano ai piedi di due ragazze magiche, entrambi faranno i servetti delle loro padrone e finiranno per innamorarsi perdutamente di loro. Anche i personaggi sono un classico: Rotte è la classica tsunderona piatta (perché se le tsundere non sono piatte non siamo contenti), Naoya è il classico gentiluomo di cui tutti s'innamorano, e così via per la maggior parte dei personaggi.
"Astarotte No Omocha!" viene presentato con una grafica semplice e brillante, che tralascia i particolari, ma allo stesso tempo è piacevole. Lo stile chibi viene usato in quantità, specialmente nelle scene comiche, e dà un tocco di vivacità nelle animazioni, che sono ottime. Le OST, così come le sigle, non sono esattamente il top, ma qualcosina è apprezzabile e ben azzeccato nel contesto. La trama in sé non suggerisce nulla di nuovo: è la classica storia di due sconosciuti che pian piano si conoscono e si innamorano; lo sviluppo è abbastanza banale e si prevede il seguito abbastanza facilmente, così come il finale. Il doppiaggio invece mi è piaciuto molto. Il cast si è rivelato perfetto per i propri ruoli (basti pensare la regina delle tsundere Rie Kugimiya come seiyu di Rotte) e forse salva un po' l'anime.

Ho recentemente letto che l'autrice del manga Yui Haga si è rattristata dell'insuccesso dell'anime. Le potenzialità per creare un buon anime potevano esserci, se sfruttate in maniera adeguata. L'anime è simpatico e allegro, le battute sono divertenti, ma lo sviluppo in sé è abbastanza scontato e probabilmente la maggior parte di quelli che hanno droppato l'anime aveva già previsto il finale, indipendentemente dall'aver letto o meno il manga. Ergo, lo ritengo un anime tra il sei e il sette. Ripeto, le potenzialità c'erano, ma non sfruttate abbastanza. Sei e mezzo, arrotondato a sei.