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8.0/10
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Guilty Crown… si tratta di un'opera molto discussa che io stesso ho faticato, e tuttora fatico, a valutare. Ho guardato questa serie ben tre volte, e a ogni visione il mio giudizio su di essa è cambiato un po'. Di primo impatto, "Guilty Crown" mi aveva pienamente convinto e non avrei certo mancato di elargirgli un voto elevatissimo tessendogli ogni tipo di lode. A una seconda visione, si sono presentati ai miei occhi quelli che considero i maggiori difetti della serie, ma forse mi rendo conto di averli inconsciamente accentuati. Infine, ora sento di poter dare un mio giudizio definitivo sull'anime, rifacendomi al sano principio della medietà aristotelica.

Giappone, 2039. In seguito a un tentativo di ribellione alla GHQ - un'organizzazione internazionale senza scrupoli che ha instaurato una feroce dittatura nel Giappone post-apocalittico in cui la serie è ambientata - da parte di un gruppo di rivoltosi chiamati Undertaker, il diciassettenne Ouma Shu, per puro caso, ottiene una capacità alquanto singolare, denominata "Il potere del Re". Quest'abilità gli consente di estrarre i "Void" - armi e oggetti contenuti all'interno delle persone, diversi tra loro in base alla indole del relativo proprietario - e fare di essi un suo personale utilizzo. Shu userà questa potenzialità per cercare di combattere l'organizzazione GHQ, con il fine iniziale di tornare a vivere una vita pacifica come quella che faceva un tempo.

L'ambientazione post-apocalittica di certo non è tra le meno utilizzate nel panorama dell'animazione giapponese, però bisogna ammettere che in "Guilty Crown" è resa in modo davvero peculiare. Il clima di dispotismo portato dalla GHQ è infatti diretta conseguenza di Lost Christmas, una feroce epidemia avvenuta nel 2029, causata da un virus detto Apocalypse, il cui effetto è quello di cristallizzare gli individui, togliendo loro la vita. Proprio in un contesto socio-economico così precario, in cui il Giappone è decisamente allo sbando, l'organizzazione GHQ riesce a seminare i germogli del suo potere.

Ouma Shu ci viene presentato come il classico studente diciassettenne svogliato, senza particolari aspirazioni e con pochi amici. Se in effetti in un primo momento può assomigliare a un certo Shinji Hikari, e anche le sue riflessioni spesso avranno la caratura di quelle del famoso pilota dell'unità 01, bisogna ammettere che successivamente Shu si distacca dal modello iniziale di riferimento, maturando, acquistando una propria personalità e riuscendo a prendere, seppur con non poche difficoltà, il controllo della situazione. Sarà infatti lo stesso Shu che, a compimento del suo percorso di maturazione, si sacrificherà per tentare di salvare i suoi compagni.

Mi devo anche ricredere sulla caratterizzazione dei personaggi, che avevo valutato in modo approssimativo. Perché effettivamente, ad una attenta analisi, ognuno di loro segue un ben preciso percorso di crescita e si mantiene coerente nelle sue azioni, senza mai tradirsi e, se si dimostra quello che in realtà non è - mi viene da pensare a Gai - possiamo notare come la cosa sia assolutamente voluta, e abbia il fine di accentuare una nota caratteriale dell'individuo in questione. Un personaggio che ho molto apprezzato è Ayase, ferma e determinata ma dolce allo stesso tempo. La somiglianza con Asuka Sōryū Langley di Evangelion (personaggio assai più complesso, ma non meno interessante) è però solo nel nome e, forse, nell'aspetto estetico.

Passando invece alla realizzazione tecnica, qui "Guilty Crown" eccelle in senso assoluto. Opening ed ending sono stupende, OST da brivido in ogni situazione: permettetemi di citare la bellissima "Bios", che merita davvero tanta attenzione. Inoltre, c'è da dire che la musica in quest'opera non è solo un mero contorno, perché la comprotagonista Inori è la cantante del gruppo "egoist", le cui penetranti canzoni saranno di fondamentale importanza per lo sviluppo della storia, nonché ci accompagneranno nelle scene più concitate e ricche di pathos.
Le animazioni sono anch'esse di altissimo livello, e garantiscono scenari suggestivi - che perfettamente s'adattano alla narrazione - e combattimenti avvincenti.
Ho infine apprezzato molto il Chara-Design, pulito ed elegante, anche se ho avuto la sensazione strizzasse un po' troppo l'occhio a quello di Evangelion.

Il difetto che maggiormente attribuisco a Guilty Crown, e che mi impedisce di accostarlo a voti più alti, è da riscontrarsi nella eccessiva velocità con cui si sono svolte le vicende finali.
Penso che uno o due episodi in più non avrebbero guastato, anzi, sarebbero stati importanti per chiarire in modo preciso e ben definito la vicenda.
In conclusione, "Guilty Crown", a dispetto di quanto avevo scritto nella versione precedente di questa recensione, gode sì di una luce propria, ma la acquista col susseguirsi degli avvenimenti. E dopo mille indecisioni e ripensamenti, voto 8.