Recensione
Recensione di TheDemon8719
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"Le Bizzarre Avventure di JoJo" è un manga che l'autore, Hirohiko Araki, porta avanti dall'ormai lontanto 1987. La serie è strutturata per macrocapitoli, ognuno con un proprio nome, una propria storia e un proprio protagonista. Si parte dal 1889 con Phantom Blood e Jonathan Joestar, fino ad arrivare al 2011 con Jolyne Kujo, pro-pro-pronipote di Jonathan (non contiamo per ora le nuove serie). Ebbene sì, "Le Bizzarre Avventure di JoJo" non è altro che una serie generazionale, che si basa sulle vicende della famiglia Joestar alle prese con il più grande cattivo mai apparso al mondo, ovvero sia Dio Brando.
La David Production (responsabile dell'anime di "Inazuma Eleven") si propone di trasporre l'intero universo jojesco in salsa anime. La prima stagione, composta da 26 episodi, raccoglie le prime due (di 8, al momento) serie. Vediamole nel dettaglio.
Phantom Blood:
Prima di tutto, due parole sull'adattamento: personalmente ho sempre trovato Phantom Blood come una serie invecchiata maluccio, ingenua e molto didascalica. C'è quindi da essere soddisfatti per come è stata trattata in televisione: un bel ritmo serrato e alcuni tagli, che vanno a sopprimere alcuni sequenze più noiose del fumetto, danno a questa serie una certa freschezza, rimanendo però fedele all'atmosfera cruda e misteriosa del manga.
Graficamente questo prodotto era un gran dubbio. L'altra volta si diceva di come non fosse nulla di speciale, con l'atroce presentimento che una piccola casa come la David Production non fosse all'altezza di produrre un anime decente. Bè, il budget è scarso e si vede, mentre le animazioni sono spesso macchinose e la regia è statica, ma il character design è meno brutto di quanto ci si aspettasse (per quanto mi sarebbe piaciuto vedere uno stile più originale), la qualità dei disegni non è malvagia e le tonalità belle e vivaci, il tutto condito dalle pose assurde (marchio di fabbrica dell'autore) e dall'uso delle onomatopee su schermo che amplificando quel certo senso di bizzarro. E' tutto molto altalenante, sia chiaro, nulla di epocale, per quanto gli ultimi episodi dimostrino un bel miglioramento rispetto alle prime puntate.
Probabilmente l'aspetto migliore di questo prodotto è la colonna sonora dai toni rock, inaspettatamente carica e trascinante. Piacevole la sigla iniziale "JoJo - Sono Chi no Sadame" (The Destiny of His Blood), gustoso l'uso di "Roundabout" degli Yes come ending. Il doppiaggio dei protagonisti non è male, per quanto Jonathan alla lunga diventi inascoltabile, con tutta l'enfasi che ci mette (una voce così insopportabile è da un po' che non la sentivo).
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma visto il budget non mi sento di lapidare chi ci ha lavorato perché si tratta di un lavoro comunque onesto.
Battle Tendency:
La storia prende il via nel 1938, cinquant'anni dopo le vicende di Phantom Blood. Il protagonista di questa seconda serie è Joseph Joestar (ossia il nipote del primo JoJo), che possiamo tranquillamente indicare come il miglior protagonista dell'intero fumetto, per via del suo temperamento rozzo, violento ed impertinente. La serie si articola in diversi paesi, come gli Stati Uniti d'America, il Messico, la Svizzera e soprattutto l'Italia, in un viaggio volto alla distruzione degli Uomini del pilastro (capostipiti della razza vampiresca) e della protezione della misteriosa Pietra rossa dell'Asia.
Una cosa che mi ha fatto decisamente innervosire durante la visione settimanale delle diciassette puntate, è la mancanza di equilibrio: se la prima parte di questo Battle Tendency si lasciava ben guardare ma non esaltava pienamente, il secondo atto affossava un po' tutto il discorso, a causa di un annacquamento delle vicende e una realizzazione tecnica veramente approssimativa (l'animazione chiaramente è un capitolo a parte). Per fortuna il climax della serie (il terzo atto) è stato reso veramente bene: sette/otto puntate dal ritmo serrato, senza respiro, affiancato da un comparto visivo qualitativamente buono e costante, che uno non se lo aspetta dopo tutti gli alti e bassi a cui ci eravamo abituati.
Si diceva dell'animazione: ovviamente non cambia nulla dagli episodi di Phantom Blood, la stagione è la stessa quindi non mi aspettavo grossi sconvolgimenti, tutt'altro. In realtà sono rimasto sorpreso dalla scelta della David Production, che ha rischiato con il secondo atto, privilegiando le scene statiche, per passare ad un terzo atto animato bene (oddio, diciamo discretamente) e, anche qui, con regolarità (cosa che mancava in tutti i precedenti episodi). Diciamo che comunque sono stati veramente bravi, in quanto hanno saputo restituire la perfetta sensazione di bizzarria, ancora meglio rispetto a Phantom Blood.
Sul doppiaggio poco da dire, tutto a livelli buoni, a parte il doppiatore di Stroheim che è su un altro pianeta, essendo una cosa davvero troppo stupenda da ascoltare. Della serie Speedwagon non sei nessuno.
In questa seconda parte di stagione, cambia il compositore: fuori il bravo Hayato Matsuo, dentro Taku Iwasaki, il quale firma un accompagnamento musicale davvero notevole basandosi molto sull'elettronica (che sembra un accostamento balordo, ma devo dire che merita parecchio).
Insomma, per quanto mi riguarda, la prima stagione della trasposizione animata di JoJo soddisfa parecchio. Sappiamo che il budget era esiguo, quindi un occhio su certi orrori (non) animati lo si chiude, speriamo però che la vendita dei bluray* raggiunga buoni/ottimi livelli in modo da convincere i produttori a mettere qualche soldo in più (sempre se andrà avanti, dato che al momento una seconda stagione non è ancora stata confermata).
* A proposito dei bluray: gli animatori hanno disegnato nuovamente molte scene, in modo da rendere ancora più gradevole la parte grafica.
La David Production (responsabile dell'anime di "Inazuma Eleven") si propone di trasporre l'intero universo jojesco in salsa anime. La prima stagione, composta da 26 episodi, raccoglie le prime due (di 8, al momento) serie. Vediamole nel dettaglio.
Phantom Blood:
Prima di tutto, due parole sull'adattamento: personalmente ho sempre trovato Phantom Blood come una serie invecchiata maluccio, ingenua e molto didascalica. C'è quindi da essere soddisfatti per come è stata trattata in televisione: un bel ritmo serrato e alcuni tagli, che vanno a sopprimere alcuni sequenze più noiose del fumetto, danno a questa serie una certa freschezza, rimanendo però fedele all'atmosfera cruda e misteriosa del manga.
Graficamente questo prodotto era un gran dubbio. L'altra volta si diceva di come non fosse nulla di speciale, con l'atroce presentimento che una piccola casa come la David Production non fosse all'altezza di produrre un anime decente. Bè, il budget è scarso e si vede, mentre le animazioni sono spesso macchinose e la regia è statica, ma il character design è meno brutto di quanto ci si aspettasse (per quanto mi sarebbe piaciuto vedere uno stile più originale), la qualità dei disegni non è malvagia e le tonalità belle e vivaci, il tutto condito dalle pose assurde (marchio di fabbrica dell'autore) e dall'uso delle onomatopee su schermo che amplificando quel certo senso di bizzarro. E' tutto molto altalenante, sia chiaro, nulla di epocale, per quanto gli ultimi episodi dimostrino un bel miglioramento rispetto alle prime puntate.
Probabilmente l'aspetto migliore di questo prodotto è la colonna sonora dai toni rock, inaspettatamente carica e trascinante. Piacevole la sigla iniziale "JoJo - Sono Chi no Sadame" (The Destiny of His Blood), gustoso l'uso di "Roundabout" degli Yes come ending. Il doppiaggio dei protagonisti non è male, per quanto Jonathan alla lunga diventi inascoltabile, con tutta l'enfasi che ci mette (una voce così insopportabile è da un po' che non la sentivo).
Non ci troviamo di fronte ad un capolavoro, ma visto il budget non mi sento di lapidare chi ci ha lavorato perché si tratta di un lavoro comunque onesto.
Battle Tendency:
La storia prende il via nel 1938, cinquant'anni dopo le vicende di Phantom Blood. Il protagonista di questa seconda serie è Joseph Joestar (ossia il nipote del primo JoJo), che possiamo tranquillamente indicare come il miglior protagonista dell'intero fumetto, per via del suo temperamento rozzo, violento ed impertinente. La serie si articola in diversi paesi, come gli Stati Uniti d'America, il Messico, la Svizzera e soprattutto l'Italia, in un viaggio volto alla distruzione degli Uomini del pilastro (capostipiti della razza vampiresca) e della protezione della misteriosa Pietra rossa dell'Asia.
Una cosa che mi ha fatto decisamente innervosire durante la visione settimanale delle diciassette puntate, è la mancanza di equilibrio: se la prima parte di questo Battle Tendency si lasciava ben guardare ma non esaltava pienamente, il secondo atto affossava un po' tutto il discorso, a causa di un annacquamento delle vicende e una realizzazione tecnica veramente approssimativa (l'animazione chiaramente è un capitolo a parte). Per fortuna il climax della serie (il terzo atto) è stato reso veramente bene: sette/otto puntate dal ritmo serrato, senza respiro, affiancato da un comparto visivo qualitativamente buono e costante, che uno non se lo aspetta dopo tutti gli alti e bassi a cui ci eravamo abituati.
Si diceva dell'animazione: ovviamente non cambia nulla dagli episodi di Phantom Blood, la stagione è la stessa quindi non mi aspettavo grossi sconvolgimenti, tutt'altro. In realtà sono rimasto sorpreso dalla scelta della David Production, che ha rischiato con il secondo atto, privilegiando le scene statiche, per passare ad un terzo atto animato bene (oddio, diciamo discretamente) e, anche qui, con regolarità (cosa che mancava in tutti i precedenti episodi). Diciamo che comunque sono stati veramente bravi, in quanto hanno saputo restituire la perfetta sensazione di bizzarria, ancora meglio rispetto a Phantom Blood.
Sul doppiaggio poco da dire, tutto a livelli buoni, a parte il doppiatore di Stroheim che è su un altro pianeta, essendo una cosa davvero troppo stupenda da ascoltare. Della serie Speedwagon non sei nessuno.
In questa seconda parte di stagione, cambia il compositore: fuori il bravo Hayato Matsuo, dentro Taku Iwasaki, il quale firma un accompagnamento musicale davvero notevole basandosi molto sull'elettronica (che sembra un accostamento balordo, ma devo dire che merita parecchio).
Insomma, per quanto mi riguarda, la prima stagione della trasposizione animata di JoJo soddisfa parecchio. Sappiamo che il budget era esiguo, quindi un occhio su certi orrori (non) animati lo si chiude, speriamo però che la vendita dei bluray* raggiunga buoni/ottimi livelli in modo da convincere i produttori a mettere qualche soldo in più (sempre se andrà avanti, dato che al momento una seconda stagione non è ancora stata confermata).
* A proposito dei bluray: gli animatori hanno disegnato nuovamente molte scene, in modo da rendere ancora più gradevole la parte grafica.